giovedì 31 marzo 2022

Come reagirebbe un contadino medievale se mangiasse del cibo di oggi?

Un contadino medievale sarebbe sospettoso di qualsiasi cosa abbia a che fare con le patate (patate fritte, con ketchup etc). Molte cose sarebbero probabilmente troppo piccanti per loro, perché il pepe era conosciuto, solo in ambienti molto benestanti. D'altra parte, probabilmente li sconvolgerebbe il fatto che molti "beni di lusso" oggi sono in gran parte accessibili. Se un essere umano medievale vedesse che chiunque può facilmente ordinare un caffè con latte da qualsiasi parte oggi, probabilmente scoppierebbe in una risata isterica.

Oggi, le persone del Medioevo probabilmente non sarebbero scioccate del kebab perché riconoscono tutto ciò che vi è dentro: Carne, cipolle, cavolo, pane - fondamentalmente tutto quello che si mangiava in quel momento decorato nella moda odierna: un po' di carne, più verdure e molto pane come contorno saziante.



mercoledì 30 marzo 2022

Alcuni fatti storici interessanti sulla guerra

Nell'America centrale intorno al 1500, gli Aztechi parteciparono a una serie di particolare guerre conosciute come Guerre dei fiori. Mentre le guerre normali avrebbero visto il territorio cambiare, i civili morire e gli eserciti fare tutto il possibile per vincere, le guerre dei fiori erano molto diverse.



Queste guerre non prevedevano vittime civili, cambiamenti territoriali, assedi e nessun'azione militare decisiva.

Una guerra floreale inizia con i leader militari di entrambe le parti riuniti a discutere della guerra. Avrebbero determinato le regole per la guerra, il quando e il dove le battaglie sarebbero state combattute, il numero di soldati da far scendere in campo.

Nel giorno della battaglia, ciascuna parte si sarebbe presentata con un numero uguale di truppe. Ognuno eseguiva le proprie cerimonie religiose e si preparava all'inizio della battaglia.

Gli Aztechi erano conosciuti come alcuni dei guerrieri più feroci dell'America Centrale. Durante una normale battaglia avrebbero usato una vasta gamma di armi, tra cui dardi, fionde, lance, clave e archi per sottomettere il nemico. Di solito un esercito azteco era composto da nobili ben addestrati e da contadini armati che costituivano l'ossatura dell'esercito.



Durante le Flower Wars però, le cose erano diverse. Gli Aztechi non costringevano i contadini a partecipare alla guerra, e invece facevano affidamento quasi esclusivamente sui nobili. Le armi coinvolte in ogni battaglia erano quasi interamente limitate alle armi da mischia. Nessuna delle due parti era autorizzata a portare armi a distanza.

La battaglia iniziava con una carica da entrambe le parti. A differenza di una guerra normale, di solito non c'era un generale che comandava le sue truppe in una complessa serie di formazioni. L'obiettivo non era vincere la battaglia con tattiche, strategia o armi avanzate.

L'obiettivo era sconfiggere il nemico attraverso abilità e forza individuale.



Dato che entrambe le parti arrivarono con un numero uguale, e tutte le condizioni iniziali erano le stesse, il vincitore, almeno in teoria, era quello che possedeva i soldati di migliore qualità.

In molti modi potresti paragonare questa guerra a una competizione sportiva moderna, sebbene molto più pericolosa e mortale.

Le battaglie dei fiori di solito vedevano meno morti di una normale battaglia: era più comune che qualcuno venisse catturato. Se catturato, il destino della persona dipendeva molto dalla sua posizione sociale. Se era di sangue nobile, c'erano più possibilità di essere rilasciato. Se invece era di basso livello sociale, poteva essere ridotto in schiavitù o sacrificato al dio del sole.



Chi vinceva una guerra dei Fiori otteneva diritti di prestigio, prigionieri e esperienza nel combattimento che avrebbero usato durante la battaglia successiva.

Quando gli spagnoli arrivarono, trovarono un alleato in coloro che erano stati nemici storici degli Aztechi durante le Guerre dei Fiori: lo Stato di Tlaxcala. Alleanza che avrebbe portato alla sconfitta degli Aztechi.


martedì 29 marzo 2022

Cosa accadeva ai soldati feriti dell'esercito sconfitto nelle battaglie medievali o in tempi antichi?


Posso parlare per tempi più recenti come le guerre napoleoniche.
Quello che segue non è un racconto per deboli di stomaco, vi avverto:

Svegliarsi dopo la battaglia
L’8 gennaio 1807, al termine della sanguinosa battaglia di Eylau, nell’attuale regione russa di Kaliningrad, il soldato francese Jean Baptiste de Marbot si risveglia, dopo aver trascorso alcune ore in stato di incoscienza: è coperto di sangue e si trova su un carro, circondato da cadaveri. È completamente nudo, indossa solo il cappello perché, dandolo per morto, gli hanno portato via tutti i vestiti e gli oggetti personali.
Abbandonato nella neve in mezzo a cumuli di morti e moribondi, incapace di muovermi in alcun modo, persi conoscenza pian piano, senza soffrire [...] Credo che il mio deliquio sia durato quattro ore. Quando ripresi i sensi mi ritrovai in una situazione orrenda. Ero completamente nudo, con addosso null’altro che il mio cappello e lo stivale destro. Uno dei barellieri, credendomi morto, mi aveva spogliato e, nel tentativo di portarsi via lo stivale rimasto, mi stava tirando per una gamba tenendomi un piede sul corpo. Senza dubbio era stato il suo strattone a farmi riprendere i sensi. Riuscii a mettermi seduto e a sputare i grumi di sangue che avevo in gola. L’impatto del proiettile da cui ero stato colpito aveva causato un’emorragia tale che avevo il volto, le spalle e il torace completamente neri, mentre il resto del corpo era chiazzato dal rosso del sangue che sgorgava dalla ferita. Cappello e capelli erano incrostati di neve sporca di sangue, avevo gli occhi scavati, dovevo essere orribile a vedersi. Ad ogni modo, il barelliere guardò dall’altra parte e se ne andò con le mie cose, ed io, per lo sfinimento totale, non riuscii nemmeno ad aprire bocca.
Jean Baptiste de Marbot, The Memoirs of Baron de Marbot

Chi ripuliva, dopo la battaglia?
Questa è una delle questioni che i libri di storia non sono soliti raccontare perché normalmente si soffermano sulla vittoria o la sconfitta degli eserciti e sulle conseguenze politiche di tali avvenimenti. Pochi si chiedono: dopo una battaglia, che ne è delle migliaia di corpi, abbandonati per i campi?
Ecco, ad esempio, come il generale inglese Robert Wilson descrive la scena dopo la battaglia di Heilsberg del 1807, che i francesi combatterono contro i russi:
Il terreno tra il bosco e le batterie russe, circa un quarto di miglio, era una distesa di corpi umani nudi, che amici e nemici avevano spogliato nottetempo, per quanto il numero dei cadaveri ricordasse loro costantemente la tragedia nella quale si trovavano. Una scena orribile a vedersi, ma da cui non si poteva distogliere lo sguardo.
Robert Wilson, Brief Remarks on the Caracter and Composition of the Russian Army and Sketch of the Campaigns in Poland in the Years 1806 and 1807

Si calcola che tra il 1803 e il 1815 le guerre napoleoniche si portarono via tra i 3,5 e i 6 milioni di persone, alcune a causa di azioni belliche (da 500.000 a 2 milioni) e il resto a causa di malattie.


Che cosa ne fu di questi corpi? Chi si incaricò di ripulire quegli scenari raccapriccianti?
Erano diversi i soggetti che, uno dopo l’altro, sgombravano il terreno di battaglia.
I primi erano proprio i soldati vincitori che raccoglievano armi e attrezzature del nemico, come scarpe, indumenti, oggetti personali di valore (orologi, bottigliette per liquori, medaglie, portasigari ecc.) in modo da integrare la loro esigua paga.
In un secondo momento, giungevano le donne e dopo, se lo scontro era avvenuto nelle vicinanze di un villaggio, si univano a loro anche gli abitanti delle località vicine in cerca di qualcosa da portar via.
Successivamente arrivavano i saccheggiatori, i quali, poiché non trovavano quasi più nulla da rubare, si accanivano sui corpi: armati di pinze, si affannavano a estrarre i denti dei morti. Non soltanto i denti d’oro (naturalmente più rari e appartenenti solo agli ufficiali per il loro costo elevato), ma anche i denti normali, molto ricercati per fabbricare le dentiere.
Nel 1814, in Spagna, il nipote del chirurgo inglese Astley Cooper ricevette la visita di un cacciatore di denti inviato dallo zio.
Dopo aver chiesto a questo Butler, che si presentava in condizione di grande povertà, quale fosse lo scopo della sua visita, egli rispose che si trattava dei denti [...] ma quando lo interrogai sui mezzi che avrebbe impiegato per ottenerli, disse: “Oh, signore, lasci solo che scoppi una bella battaglia e non ci sarà più penuria di denti. Li strapperò al volo, non appena cominceranno a cadere i soldati” [...]
Bransby Blake Cooper, The Life of Sir Astley Cooper (Londra, 1843)

Si sa che, dopo la battaglia di Waterloo, il mercato delle dentiere conobbe un momento prospero poiché il numero di vittime procurò materiale in abbondanza e anche di notevole qualità data la giovane età dei soldati che persero la vita in quell’occasione. Questo era un dettaglio che si specificava negli annunci pubblicitari, tanto che le protesi di quell’epoca iniziarono ad essere chiamate “I denti di Waterloo”, sottolineandone appunto la garanzia di ottima qualità.
Cremazioni, sepolture. E animali carnivori.
Normalmente il vincitore destinava una quota del bottino, ricavato dalle spoliazioni dei cadaveri, per pagare la loro sepoltura, spesso in una fossa comune, con poche badilate di terra. Oppure si procedeva all’incinerazione dei cadaveri, per prevenire epidemie.
La scelta dipendeva dall’urgenza, dato che, spesso, la guerra richiedeva di riprendere la marcia senza arrestarsi ulteriormente. In questo caso, era la natura a occuparsi della faccenda: avvoltoi, corvi, lupi, volpi. Tutti questi carnivori trovavano molto materiale a propria disposizione.

Il colpo di grazia
La sanità militare era piuttosto rudimentale. Si limitava all’amputazione per prevenire la cancrena. In più c’era il problema di reperire carri per il trasporto di coloro che non potevano camminare. Per tale ragione, si dovettero adottare misure estreme come quella di dare il colpo di grazia ai feriti gravi. Altri, invece, morirono lentamente e furono ritrovati in seguito, fermi nell’atto di mordere la carne dei loro cavalli.
Il processo di sgombero dei campi era qualcosa la cui durata dipendeva da molte variabili: il fattore climatico, la gravità delle perdite e la disponibilità di soldati e gente del luogo. A Waterloo si ingaggiarono i contadini locali per ripulire il campo di battaglia. Sotto la supervisione del personale medico, procedevano coprendosi il viso con un panno per sopportare il fetore dei cadaveri. I defunti alleati venivano inumati e i francesi arsi. Le pire bruciarono per più di una settimana, alimentate negli ultimi giorni solo dallo stesso grasso umano.

Ossa come fertilizzanti
Così, ancora dopo un anno, si potevano vedere le ossa dei combattenti. Fu questo il motivo per il quale venne affidato a un’impresa l’incarico di raccoglierle: gli scheletri erano destinati ad essere macinati per essere usati come fertilizzanti (a quanto pare di ottima qualità). Non è un mito, come è stato ben dimostrato da Joe Turne, che riporta, fra l’altro, la testimonianza di giornali del tempo. Un periodico britannico calcolava, nel 1822, che l’anno precedente erano stati importati da quei luoghi un milione di bushel (recipiente da 35 litri) di ossa umane ed equine, che, sbarcate nel porto di Hull in Inghilterra, venivano inviate alle trituratrici a vapore dello Yorkshire. Da lì si mandavano a Doncaster, dove c’era il principale mercato agricolo nazionale, e le si vendevano ai contadini.
L’articolo si concludeva spiegando al lettore che le perdite al fronte, tutto sommato, avevano un loro risvolto utile.

Cacciatori di souvenir
L’ultimo agente di pulizia è il “cacciatore di souvenir”. Dopo la sconfitta finale di Napoleone, in Inghilterra divenne di moda recarsi a visitare Waterloo, Parigi e gli altri luoghi legati all’Imperatore, come in una sorta di turismo organizzato.
Passeggiare per i campi di battaglia in cerca di oggetti, senza badare troppo all’odore di morte e carne bruciata che ancora aleggiava nell’ambiente, divenne un autentico hobby: cappelli, lettere, munizioni, libri, corazze (ancor meglio se erano perforate dai proiettili), elmetti, bottoni e a volte qualche osso dimenticato sul campo. Ben presto la richiesta di reliquie alimentò una nuova attività commerciale: il collezionismo.


lunedì 28 marzo 2022

Le cause legali più assurde della storia?

Il processo al cadavere di Papa Formoso chiamato anche il Sinodo del cadavere o Processo cadaverico.



Si trattò di uno dei processi piú ridicoli della storia se non fosse che era fu fatto tutto secondo le regole e l'accusato furono le spoglie mortali di un Papa.

L'antefatto: alla fine del IX secolo l'ex impero carolingio é diviso tra i franchi orientali (i francesi) e quelli occidentali (i germanici). Entrambi vogliono mettere le mani sui territori italiani dell'impero ora governati dal filo-germanico Berengario, marchese del Friuli che a sua volta deve vedersela con Guido II di Spoleto che vuole il titolo di re d'Italia. In tutto questo bailamme i Papi di allora che rimangono in scena molto poco a causa di complotti, avvelenamenti ed altro devono impedire che questi contendenti si approprino dei territori della Chiesa, sostenendo l'una o l'altra parte in un gioco di alleanze. Tutto cambia quando entra in scena Papa Formoso che anche se filo-germanico sostiene la candidatura di Guido II e del figlio Lamberto. Nell'894 Guido II muore lasciando sua moglie Ageltrude e il figlio in una posizione difficile. Lei vuole che Formoso consacri il figlio imperatore ma il Papa dice no e per tutta risposta lei gli aizza contro la fazione anti germanica della città costringendo Formoso a rinchiudersi a Castel Sant'Angelo. Morto Papa Formoso (forse avvelenato) viene eletto Stefano VI appoggiato dalla fazione spoletina.

Il processo: Papa Stefano VI sotto le pressioni di Ageltrude fa riesumare il corpo di Formoso e istruisce un processo per sacrilegio. Il cadavere, morto da nove mesi e in decomposizione, viene tenuto insieme da corde e chiodi, vestito con i parametri sacri e viene fatto sedere sul trono a San Giovanni in Laterano. Qui gli accusatori rinfacciano alla salma di non poter essere Papa perché giá vescovo di un'altra diocesi mentre il difensore viene puntualmente zittito. Alla fine della farsa Papa Formoso viene giudicato colpevole; gli vengono tolti i titoli, cancellati i suoi decreti, amputato le dita della mano e gettato nel Tevere dove verrà poi trovato da un monaco tre giorni dopo. Papa Stefano VI non durerà molto, morirà strangolato dopo pochi mesi e il suo successore, Papa Romano, durerà solo tre mesi e verrà destituito. Sarà il suo successore Papa Teodoro II a riabilitare Papa Formoso e a organizzargli un gran funerale, nei venti giorni in cui durò il suo pontificato prima di morire a sua volta.


I processi agli animali nel medioevo.



Può sembrare un'idiozia ma dal medioevo e fino al XVIII secolo venivano celebrati processi contro gli animali, da quelli selvatici ai domestici fino ad arrivare agli insetti imputati a vario titolo di crimini. Erano giudicati da tribunali religiosi o laici ed avevano avvocati d'accusa e di difesa mentre gli uomini erano chiamati come testimoni. Le accuse variavano dal furto, ai danni fino all'omicidio e le pene erano in genere l'esilio o la morte, ma potevano anche essere giudicati innocenti e essere assolti. Famoso fu un processo contro un gallo accusato di aver deposto un uovo (proprio cosí!) contenente "sicuramente" un basilisco; l'accusa sosteneva che era contro natura e che il gallo era stato traviato da un demone. Altro processo famoso fu contro dei maggiolini colpevoli di cibarsi delle ciliege di un contadino, rovinando il suo raccolto. Numerosi furono poi i processi contro gli uomini accusati di essere licantropi, poiché significava essere simili ad una bestia e quindi giudicati come tali.



domenica 27 marzo 2022

Perché le porte di un castello medievale non si aprivano mai verso l'esterno?

Un buon castello medievale non si basava sulle porte.

In primo luogo, un fossato, un lago o il mare impedivano agli assedianti di avvicinarsi abbastanza per colpire le mura o per scavare tunnel sotto.

Secondo, un tale specchio d'acqua era attraversato da un ponte con pannelli di legno, in modo che potessero essere rimossi rapidamente.

L'inizio del ponte era protetto da una fortezza.

L'ingresso del castello era protetto da un corpo di guardia, a sua volta una fortezza.

La porta di quella fortezza era protetta da una saracinesca, di ferro.

Quando un invasore entrava si potevano chiudere tutte le porte, intrappolandolo all'interno, dove sarebbe stato massacrato dall'alto.

Questo perché c'erano persone brillanti in giro, anche in quei giorni, e hanno studiato a lungo la questione, imparando dai castelli di tutta Europa.

Eccone uno, e ha fermato l'esercito inglese per un anno, finché gli inglesi non hanno desistito:



sabato 26 marzo 2022

Tutti i soldati medievali combattevano con uno scudo?

 



Assolutamente no. Mentre le orde barbariche dall’est e dal nord, che percossero l’Europa a cavallo con la fine dell’impero romano d’occidente e il basso medioevo, erano dotati di rudimentali scudi (se confrontati con quelli romani) già intorno all'anno mille (dopo) si incominciarono a differenziare schieramenti di forze distinti per uso ed armamento, per motivi diversi sia tattici che di opportunità:

  1. le armi erano costose, molti combattevano con arnesi agricoli, coltellacci o con bastoni armati con spuntoni metallici

  2. gli eserciti regolari, sul tipo di quello imperiale, era ormai scomparso (a parte Bisanzio), si trattava per lo più di bande mercenarie di contadini che per far fronte alla crisi agricola di quegli anni si converte a prestarsi come soldataglia di questo o quello (molte famiglie nobili del rinascimento nascono così)

  3. chi poteva armare un esercito , aveva diverse opzioni tra le quali una sorte di falange (famose erano quelle composte da mercenari scozzesi), molto economica da armare (una picca) e molto efficace.

  4. le cavallerie leggere non erano dotate di scudi


venerdì 25 marzo 2022

Cosa prevedeva l'etichetta "dell'andare in bagno" nel Medioevo?

 



Se ad una persona "scappava", ed era a casa di un amico, prendeva un secchio e se ne andava in un angolo della stanza?

Se nel medioevo a qualcuno scappava… la faceva e basta.

Sono giunti fino a noi gli annali della reggia di Versailles. Ti interesserà sapere che, alla morte del Re Sole (1715) la quantità di nobili che assistette all'incoronazione del successore mise alla prova l'intendenza del palazzo: si legge che fu necessario assumere ulteriori servi per rimuovere le deiezioni dei nobili da sale e corridoi, onde evitare l'olezzo. Sì, insomma, la facevano lì dove stavano, senza tanti complimenti!

Anche molto più di recente, in campagna dopo il 1945 le contadine meno educate si limitavano a farla stando in piedi, in mezzo alla strada, come se niente fosse. Tanto c'erano le gonne a coprire tutto.



giovedì 24 marzo 2022

Nel Medioevo perché gli arcieri non facevano una pioggia di frecce contro il nemico?

L'hanno fatto. Almeno gli eserciti che avevano arcieri davvero bravi con archi e frecce davvero buoni, e tattiche abbastanza buone da fargli avere un valore in battaglia: gli inglesi e i loro arcieri.



Non sono riusciti a far piovere frecce per ore, però. Come altri hanno sottolineato, per motivi logistici sarebbe stato impraticabile. In un solo minuto 5000 arcieri potrebbero sparare qualcosa come 40.000 frecce. A quel ritmo, avrebbero scagliato un milione di frecce in meno di mezz'ora. È una quantità assurda di frecce da portarsi in giro, in quanto ostacolerebbe seriamente la mobilità dell' esercito.

Questo è a parte il fatto che possano mantenere fisicamente quella velocità di fuoco per oltre 10 minuti, dal momento che tirare con un arco a lungo è una cosa davvero faticosa.

Ma hanno fatto piovere frecce abbastanza a lungo per garantire alcune vittorie mozzafiato alle battaglie di Crécy, Poitiers e Agincourt, durante la guerra dei cent'anni.

In breve, far piovere frecce è stata, per lungo tempo, una tattica altamente efficace. Solo gli inglesi (in Europa) potevano farlo in modo efficace, però. E anche allora, non per molte ore consecutive.

Anche i cavalieri della steppa come i mongoli erano in grado di far piovere frecce, ma a differenza degli inglesi lo facevano da una piattaforma mobile.


mercoledì 23 marzo 2022

Durante il medioevo la gente aveva una diversa concezione del tempo

Il tempo era più sfumato, meno meccanicamente scandito. L'orologio verrà inventato solo nel 1200; prima v'erano altri metodi per misurare lo scorrere delle giornate: lo squagliarsi di una candela, l'esaurirsi di una clessidra, il tempo di preghiera, i rintocchi delle campane.



Per i mesi gli indicatori erano più dilatati: l'alternarsi delle stagioni era calcolato mediante la semina e l'aratura.



martedì 22 marzo 2022

Qual è stata una cosa socialmente accettabile in epoca medievale ma che oggi sarebbe terrificante?



Medioevo. Epoca buia e piena d’ignoranza e malattie. É una domanda un po’ generale visto che quasi tutte le usanze di mille anni fa ci farebbero accapponare la pelle. Non si lavavano perché pensavano che le malattie passassero piú facilmente dai pori aperti e dalla pelle pulita. C’erano torture, schiavitú. Il sistema feudale, il re con un potere assoluto e giustificato dalla discendenza divina (le incoronazione venivano fatte dai papi), le crociate e le guerre religiose. C’era un po’ quello che c’é adesso nei paesi del terzo mondo e non solo. Tanta ignoranza, schiavitú e guerre.


lunedì 21 marzo 2022

La battaglia storica più terrificante per un soldato


Essere un soldato dell'Impero Ottomano mandato a combattere contro Vlad l'impalatore


Ci possono essere molte buone risposte. Logiche, ben argomentate. Psicosi traumatica nella seconda guerra mondiale, attacchi chimici nelle trincee della prima. Essere intrappolati in un bombardiere in fiamme o come un antico guerriero che si trovava a fare i conti col nemico faccia a faccia. Affrontare la minaccia della morte é senza dubbio un'esperienza che stravolge la vita di qualsiasi umano sano a prescindere dal suo schieramento.
Ma affrontare questo. Vlad l'Impalatore ha creato una foresta di morti e moribondi tutti impalati che gli ottomani hanno dovuto attraversare. Alcuni corpi gemevano, altri si contorcevano provando a protendersi verso di te, semplice soldato ottomano. Non puoi dormire ne accamparti vicino a loro. Il fetore é insopportabile. Tu sei lí a guardare corpi putrefatti e morenti ricoprirsi d'insetti dalla testa ai piedi, con feci che come bava colano sul palo sul quale ti sei sfortunatamente appena appogiato. Lo stesso palo dal quale una mano che tu credevi morta inizia a strusciarsi sul tuo volto. Sei costretto a rompere la sicura camminata della formazione per camminare attraverso questo paesaggio disgustoso.
Capisci che se ti arrenderai o sarai ferito e catturato in battaglia questo é ciò che ti aspetta. Vlad ti ha fatto capire chiaramente che qui non sei il benvenuto.
Ci sono trappole per animali e triboli sparsi ovunque. Mentre stai camminando all'improvviso il soldato al tuo fianco ha il piede tranciato in una tagliola o finisce impalato su di una picca nascosta. Devi fermarti ed aiutarlo. Nel farlo alzi lo sguardo e vedi un gruppo di poveri disperati infettati dalla peste bubbonica insieme a lebbrosi dalla pelle cadente, li vedi gemere e chiedere aiuto provando a farsi largo fra voi.
Nonostante questo riesci a raggiungere un corso d'acqua, dove tutti nella compagnia vomitate per ciò che avete appena visto e vi pulite da secrezioni e resti putrefatti. Ma assaggiando l'acqua del ruscello, vi accorgete che ha un sapore strano e che quindi vi sono stati rovesciati liquami, fango e probabilmente anche veleno. Riuscite a trovare una fattoria, che però é stata quasi del tutto bruciata, vi trovate pochissimo cibo.
Vi sistemate e tu stai per addormentarti, quando un tuo compagno cade su dei triboli che si piantano nelle sue braccia, nelle sue gambe e nella sua schiena. Ha bisogno del tuo aiuto per tirarli fuori. Un altro tuo compagno si alza per dare una mano al ferito, ma così facendo calpesta qualcosa che impala il suo piede.
Più tardi riesci comunque ad addormentarti. Ma poco dopo ti svegli nel cuore della notte trovando il tuo campo che và a fuoco. State subendo un raid notturno da parte di esploratori nemici condotti direttamente da Vlad. Non hai ordini e quindi neanche una formazione in cui disporti, ed é difficile capire da dove provengano esattamente i nemici.
Dopo tutto questo, il vostro comandante raccoglie i supersiti e annuncia che l'esercito deve ritirarsi. Dovete fare retromarcia e attraversare lo stesso incubo dei giorni passati senza alcun obiettivo fruttuoso e nessuna ricompensa. Hai resistito a tutte queste prove e superato tutti questi problemi nel nome del Sultano e del tuo dio Allah per nulla, e ora dovrai farlo di nuovo.


domenica 20 marzo 2022

Lo "ius primae noctis" era un diritto o una credenza senza fondamento?


Il diritto della prima notte, o Ius Primae Noctis in latino, era il diritto del nobile di fare sesso con una ragazza appena sposata nella prima notte di nozze, prima del marito. Ci sono dati di questa pratica di 4000 anni fa e il suo periodo più famoso è stato nel Medioevo, ma molti dubitano che sia realmente accaduto.


Esisteva davvero?
Gli storici non sono stati in grado di trovare fatti concreti al riguardo, nemmeno documenti dettagliati. È raro che essendo una pratica così diffusa non ci siano storie scritte a riguardo o una legge scritta che la supporti, come tante altre leggi che sono state scritte.
Esistevano molti rischi se un nobile dormiva con così tante donne: sebbene fossero vergini, egli stesso poteva trasmettere malattie a tutto il regno. D'altra parte, è possibile che alcuni monarchi e nobili abbiano eseguito questa pratica, ma ciò non significa che tutti lo abbiano fatto.
Tuttavia, ci sono forti prove che una donna dovrebbe chiedere al suo signore il permesso di sposarsi. Questa pratica prevedeva anche il pagamento di una tassa al proprietario del feudo e alla Chiesa in cambio di autorizzazione. Ciò ha avuto a che fare in particolare con le ragazze che sposano uomini nella terra di un altro signore. In questo modo si assicurarono di non perdere la cameriera in cambio di nulla.

Le prove e i fatti
Indipendentemente dal fatto che ci fosse o meno il diritto alla prima notte, la verità è che i proprietari terrieri potevano fare quello che volevano con i loro servi, e ciò includeva lo stupro di tutte le donne. Tuttavia, ciò non implica che esistesse una legge al riguardo, ma significava che erano state commesse brutalità.
Lo Ius Primae Noctis implica anche che molti matrimoni sono stati tenuti in segreto per evitare questo problema, nel caso in cui fosse davvero un'usanza costituita. Uno degli esempi di come questa risorsa è stata usata nel cinema è il film Braveheart (Brave Heart), in cui i nobili portano gli sposi per passare la notte con loro.
Le storie sulla prima notte provengono quindi dal pagamento della tassa e dall'autorizzazione che il signore doveva dare alle donne, sebbene non vi siano prove concrete dell'abuso sessuale. Tuttavia, è chiaro che il nobile poteva avere rapporti con queste donne indipendentemente dal fatto che fossero sposate o meno, e al momento desideravano.


sabato 19 marzo 2022

Un fatto storico che sembra vero ma in realtà è falso

 

La vergine di Norimberga, chiamata anche vergine di ferro, è una macchina di tortura inventata nel XVIII secolo ed erroneamente ritenuta medioevale. La macchina è un sarcofago antropomorfo di legno dotato all'interno di punte metalliche o lame che avrebbero la funzione di ferire il condannato postovi all'interno, teoricamente senza lederne gli organi vitali per prolungarne l'agonia fino alla morte.

Storicamente non si hanno prove dell'esistenza e dell'impiego della vergine di ferro. Il termine deriva da un esemplare risalente al XIX secolo proveniente dalla città di Norimberga. Così come altri oggetti del periodo, è ritenuto un falso storico creato ad arte per impressionare i visitatori dei musei. Infatti oltre a non esistere originali medievali del dispositivo, non si trovano fonti storiche che parlino di un suo impiego prima del XIX secolo. È quindi confermato che sia un mito risalente al XVIII secolo nel quale si percepiva il Medioevo come un'epoca oscura.


venerdì 18 marzo 2022

Lizza

Risultati immagini per Lizza medioevale



La lizza era un tipo di recinto di confine di grandi o piccole proprietà terriere o di castelli dove, in caso di assedio, i soldati facevano la guardia giorno e notte in epoca merovingia, cioè in epoca medievale.
Rappresentava un rifugio per i combattenti dei tornei di quell'epoca. Le lizze erano ufficialmente inserite nelle regole dei tornei come luogo dove era possibile ripararsi, riprendere fiato, bere e riposarsi. Proprio davanti a queste, prima dell'inizio dei tornei, era consueto il raduno delle squadre o formazioni partecipanti.


giovedì 17 marzo 2022

La più grande battaglia della storia

La Battaglia di Ujbardha nel 2 Settembre 1457, combattuta tra gli albanesi sotto la guida di Skanderbeg e l'esercito turco, da 80,000 uomini ben armati, mentre gli albanesi erano non piu' di 15,000 uomini. Tutto è avvenuto in sole 3,5 ore. Io ho visto il luogo in cui si è svolta la battaglia. Secondo le fonti, tutto si è combattuto a distanze molto ravvicinate diciamo con le mani. Sono stati uccisi con coltelli e spade corte più di 50,000 turchi e solo 258 albanesi.


mercoledì 16 marzo 2022

Quali sono le truppe mercenarie più famose di sempre?

I Lanzichenecchi, dal tedesco "Landsknechte", ovvero grossomodo “servitori del paese”, erano delle temibili truppe mercenarie germaniche che fecero il bello ed il cattivo tempo sui campi di battaglia europei a partire dalla seconda metà del XV secolo, per poi lentamente finire in declino – come un po’ tutte le truppe mercenarie rinascimentali – a partire dalla seconda metà del XVI secolo, quando gli eserciti nazionali iniziarono ad assumere una loro identità.



Essi sono noti in Italia soprattutto per la loro rappresentazione ne I promessi sposi, in cui Manzoni ci lascia intendere qual era la reputazione di cui godevano questi mercenari. Ed infatti, nel descrivere la loro discesa in Italia, egli così scrisse:

«Oltre tutti i danni che si potevan temere da un tal passaggio, eran venuti espressi avvisi al tribunale della sanità, che in quell`esercito covasse la peste, della quale allora nelle truppe alemanne c`era sempre qualche sprazzo»

Non deve stupire la cattiva nomea che i Lanzichenecchi si fecero durante la loro lunga attività bellica. Essi lasciarono il segno sui campi di battaglia rinascimentali non solo esclusivamente per il loro valore militare, seppur questi subirono dolorose batoste in più di una occasione, ma anche per le efferatezze di cui si macchiarono nel corso delle varie campagne che li videro partecipi, come ad esempio il celebre sacco di Roma del 1527, quando i Lanzichenecchi, rimasti scontenti dal magro compenso fino a quel momento accumulato (e fomentati dal loro odio per la chiesa cattolica), misero a ferro e fuoco l’antica capitale dell’impero romano, già di per se ridotta in uno stato decadente. Spezziamo però una lancia – anzi, un’alabarda – a loro favore: al sacco parteciparono con la stessa efferatezza anche truppe italiane e spagnole. Così lo storico del tempo Francesco Guicciardini descrisse lo scempio:

«Tutte le cose sacre, i sacramenti e le reliquie de' santi, delle quali erano piene tutte le chiese, spogliate de' loro ornamenti, erano gittate per terra; aggiugnendovi la barbarie tedesca infiniti vilipendi. E quello che avanzò alla preda de' soldati (che furono le cose più vili) tolseno poi i villani de' Colonnesi, che venneno dentro. Pure il cardinale Colonna, che arrivò (credo) il dí seguente, salvò molte donne fuggite in casa sua. Ed era fama che, tra denari, oro, argento e gioie, fusse asceso il sacco a più di uno milione di ducati, ma che di taglie avessino cavata ancora quantità molto maggiore.»



Certo il saccheggio e le violenze in guerra non erano prerogativa esclusiva dei mercenari tedeschi, ci mancherebbe, ma questi erano particolarmente feroci. Spesso, un po’ come tutte le truppe mercenarie, questi erano tanto più inclini al saccheggio quanto meno venivano pagati. Anzi erano gli stessi comandati che quando non riuscivano ad onorare la retribuzione promessa (la famosa “cinquina”, ovvero il compenso corrisposto ogni cinque giorni), permettevano ben volentieri ai sottoposti di darsi alla razzia, per rifarsi del mancato pagamento. D’altronde era il denaro quasi l’unico strumento per assicurarsi la fedeltà di questi uomini, come ovvio che sia, quindi era essenziale che questi fossero soddisfatti della retribuzione. Ne è testimone la diffidenza nutrita dagli spagnoli alla vigilia della battaglia di Pavia del 1525, quando il marchese di Pescara, Ferdinando Francesco D’Avalos, mise in guardia i propri uomini sugli alleati germanici sostenendo che questi fossero “non avvezzi a combattere per la gloria, per i trionfi e per la reputazione” ma che “vanno alla guerra come fossero operai

Per completare il quadro di cattiva fama che si portavano dietro i Lanzichenecchi, non possiamo non citare le condizioni igieniche e sanitarie in cui versavano queste truppe. Di certo la durezza della vita militare contribuiva al dilagare delle malattie, cosa piuttosto ovvia quando l’igiene non era al primo posto e tanti uomini si accalcavano in piccoli accampamenti. Difatti è acclarato che i Lanzichenecchi, ad esempio, fecero scoppiare una vera e propria emergenza sanitaria a Roma dopo il famoso sacco, poiché un tale ammasso di uomini in una città già di per se insalubre (qual era Roma al tempo) aveva quale ovvia conseguenza il dilagare di malattie contagiose. Ma questa non era una prerogativa dei mercenari tedeschi, ma una sgradevole conseguenza della guerra.

Un tocco di gioco d’azzardo ed il quadro è completo: essi erano grandi amatori di dadi e carte, portando in Italia un particolare gioco d’azzardo chiamato “zecchinetta” nella penisola. Insomma come diremmo oggi con un meme, erano violenti, sporchi e giocatori d’azzardo… ma avevano anche dei difetti. Però questi cattivi ragazzoni germani erano anche dediti alla religione. Era loro uso pregare e baciare il terreno prima di ogni battaglia.

Scherzi a parte, i Lanzichenecchi da un punto di vista puramente militari erano degli ottimi soldati, protagonisti di quella rivoluzione bellica rinascimentale che vide il ritorno della fanteria quale protagonista indiscussa dei campi di battaglia a scapito della cavalleria pesante e del diffondersi delle armi da fuoco, prima tra tutte l’archibugio. Certo, almeno inizialmente la loro valenza era adombrata dai loro mentori/nemici, la fanteria svizzera mercenaria armata di picca dalla quale Lanzichenecchi e Tercios spagnoli trassero in qualche modo ispirazione.

Anche se già dal medioevo era in uso in Germania per gli uomini delle fasce sociali più basse riunirsi in una sorta di associazione per offrirsi ai nobili dell’epoca quali milizie di facile impiego, la vera genesi dei Lanzichenecchi viene identificata nella volontà di Massimiliano D’Asburgo di usufruire di truppe armate di picca, sul modello svizzero, per avere ragione sulla Francia di Luigi XI. Già nella battaglia di Guinegatte del 1479, Massimiliano sconfisse i francesi grazie a questa nuova tipologia di fanteria.

Nei decenni a seguire i Lanzichenecchi assunsero sempre più una loro identità. Il reclutamento aveva inizio quando, in tempi immediatamente precedenti alla guerra o in costanza di questa, vi era bisogno di truppe per portare avanti la campagna. Il “mandante” per il reclutamento poteva essere chiunque, da una città libera all’imperatore, passando per un Duca facoltoso. Questi dava mandato ad un’altra figura, un impresario, sostanzialmente un militare d’esperienza con una certa fama ed influenza, il quale procedeva in prima persona al reclutamento.

Il “bacino” di reclutamento dei Lanzichenecchi era quello dell’alto corso del Reno e della Germania meridionale. Qui l’impresario emetteva un bando, il quale circolava tra città e villaggi. La maggior parte dei futuri Lanzichenecchi erano coloro che appartenevano ai ceti più bassi, figli di contadini ed artigiani, i quali accecati dalla possibilità di sfuggire ad una vita misera rispondevano numerosi al bando. Non era però improbabile che accorressero anche uomini di estrazione più elevata, comunque benestanti, i quali cercavano avventura e gloria.

Il giorno prestabilito chi volesse si recava presso la località stabilita nel bando in un giorno ben preciso, dove veniva passato in rassegna ai fini della idoneità fisica e del proprio armamento. Difatti quest’ultimo doveva essere portato autonomamente da ogni aspirante fante o comunque questi doveva portare i soldi necessari ad acquistare l’equipaggiamento. Durante l’ispezione inoltre l’impresario, detto Oberst, leggeva gli articoli del futuro contratto, avente ad oggetto i vari termini dell’ingaggio, la durata ed il soldo mensile. Se inizialmente le condizioni contrattuali venivano trattate dalle parti, in un secondo momento si ricorse a formule più o meno standardizzate che gli aspiranti Lanzichenecchi dovevano semplicemente accettare. Dopo la stipula del contratto, ognuno veniva registrato con nome ed arma in possesso, il grado assegnato e poi veniva corrisposta la prima mensilità. Vi era poi una sorta di cerimonia d’iniziazione: ogni fante passava sotto un giogo di alabarde incrociate.

Per quanto riguarda il soldo, vi erano delle differenze. Infatti, accanto al soldo normale, elargito ai fanti armati di picca, vi erano coloro che percepivano il Doppelsöldner, in italiano “doppio saldo”, ovvero per l’appunto una paga doppia. I beneficiari di questo trattamento privilegiato erano coloro i quali portavano con se un particolare equipaggiamento o svolgevano ruoli di rilievo.

Infatti il doppio saldo veniva elargito in primis a coloro i quali avevano un’alabarda o una spada a due mani, la celebre Zweihänder e comunque un’armatura a copertura del busto. Questi uomini venivano posti in prima linea o ai lati dello schieramento a quadrato e guidavano la carica. Proprio per questo “rischio extra” venivano pagati di più. Avevano accesso al doppio soldo anche i balestrieri e gli archibugieri. In totale gli armati che percepivano il doppio soldo erano ¼ del totale degli uomini. Percepivano il Doppelsöldner anche coloro che svolgevano particolari funzioni, come lo scrivano, il furiere, l’addetto all’assegnazione degli alloggi, il tesoriere, medico da campo, ma anche i pifferai e i portatori di stendardo, i quali in battaglia venivano posti al centro dello schieramento.


(notare l'armamento più particolare dei fanti di prima linea, in primis lo spadone a due mani)


Vi erano inoltre tutta una serie di altre figure addette ai compiti più disparati. Giudici, commissari che vigilavano sul rispetto delle regole disciplinari dei soldati. Una figura interessante era quella del Trossweibel, una sorta di commissario che vigilava su tutta quella folta carovana che seguiva i Lanzichenecchi durante le loro campagne. Molte persone, attratte dall’opportunità di profitto concessa dalla guerra si mettevano al seguito delle truppe. Si trattava di famiglie, commercianti, prostitute, lavandaie e chi più ne ha più ne metta. Figura essenziale era poi quella del rappresentante di truppa, una sorta di sindacalista rinascimentale, il quale si faceva voce dei diritti dei soldati dinnanzi ai superiori.

Unʼorganizzazione non indifferente era quella relativa allʼamministrazione della giustizia. La sua particolarità era che questa non era gestita da giuristi di professione, ma dagli stessi uomini della truppa. Solo nei casi più importanti il colonnello interveniva nelle vesti di Capo Supremo del Tribunale. Potremmo parlare di un vero “diritto lanzichenecchio”. Il giorno prestabilito per il processo venivano adunate le truppe e disposte delle panche in quadrato, dove sedevano un numero prestabilito di giurati scelti tra fanti, sergenti, alfieri e capitani. Veniva dunque dichiarata la materia della causa, civile o penale ed in seguito il processo aveva inizio con la lettura della lettera di impiego.

Passiamo ora all’equipaggiamento ed alle formazioni da battaglia dei Lanzichenecchi. Il grosso della truppa era armato con una picca lunga più di cinque metri ed estremamente pesante. La formazione standard infatti prevedeva che i picchieri si schierassero in quadrato o ad istrice molto densa e compatta, puntando le picche in avanti per formare una folta selva di punte ferrate contro il nemico. Questa formazione ricordava lo “schiltron” scozzese, o, vagamente, una falange macedone da cui differiva per una maggiore velocità di manovra ed una migliore flessibilità, cosa che non rendeva la formazione particolarmente vulnerabile agli attacchi laterali, a differenza delle antiche falangi macedoni. Una particolarità stava nell’utilizzo della picca da parte dei soldati. Infatti, se gli svizzeri impugnavano le loro picche a metà della loro lunghezza, i tedeschi preferivano impugnarla più infondo possibile, cosa che richiedeva un notevole sforzo fisico. Proprio a causa di questa scelta, la fatica doveva essere enorme, ragion per cui i picchieri abbassavano le picche solo pochi attimi prima di entrare in contatto col nemico. Oltre alla picca il fante era armato di Katzbalger, una spada a doppia taglio di circa 80 cm.

Come già detto in prima linea vi erano i beneficiari del doppio soldo armati di alabarda o di spadone a due mani Zweihänder, i quali avevano il preciso compito di menare fendenti a più non posso per spezzare le picche nemiche ed aprire un varco ai picchieri. Essendo protetti almeno di armatura pettorale, dovevano essere in qualche misura meno vulnerabili agli attacchi nemici.

Vi erano infine i tiratori, anch’essi beneficiari del doppio saldo, armati di balestra o di archibugio. Questi agivano con ampia libertà di manovra, salvo riparare dietro le picche in caso di pericoloso avvicinamento del nemico. Con il perfezionarsi delle armi da fuoco e l’introduzione del moschetto, i tiratori aumentarono di numero e iniziarono ad essere posti agli angoli delle formazioni quadrate. Essi sparavano a file alternate per garantire continuità di fuoco.

Quanto al vestiario, i Lanzichenecchi si distinguevano per il loro abbigliamento piuttosto stravagante e variopinto, con calzamaglie larghe e grossi berretti piumati. Pare che la particolare scelta di colori piuttosto disomogenea, fosse dovuta al fatto che il vestiario veniva ricavato dalla cucitura di più tessuti ricavati dai saccheggi. Pare che il loro vestiario fu tanto oggetto di scherno, quanto parte di una nuova moda per i ceti più alti.



Insomma, i Lanzichenecchi furono un “prodotto” di successo che prese parte a molti dei conflitti più importanti e non del rinascimento. Dalle guerre d’Italia alle fiandre, fino a seguire Massimiliano I nelle sue guerre contro i turchi ai confini dell’impero. Molte volse vinsero, altre volte furono duramente sconfitti. Una curiosa rivalità era quella con i picchieri svizzeri, i veri pionieri della fanteria rinascimentale, contro i quali i Lanzichenecchi presero belle batoste, come durante la guerra Sveva del 1499. Altre volte invece i Lanzichenecchi superarono i loro maestri, infliggendo loro gravi sconfitte, come nella battaglia della Bicocca del 1522, quando gli svizzeri si dimostrarono totalmente vulnerabili ad un uso più massiccio di armi da fuoco da parte dei Lanzichenecchi, perdendo tra i 3000 ed i 7000 uomini e 22 capitani. L’avventura dei Lanzichenecchi, come gran parte delle truppe mercenarie rinascimentali, andò tramontando attorno alla seconda metà del XVI secolo, quando iniziarono ad affermarsi gli eserciti nazionali.