martedì 18 gennaio 2022

Chi fu il notaio dell’Apocalisse?

Nessuno godrà di pace, ad uno ad uno tutti saranno colpiti d’avvelenata saetta, le febbri abbatteranno i superbi e la pestilenza incurabile li fulminerà”.



Nell’alto Medioevo il notaio diventò un professionista, nominato dall’imperatore o suo sottoposto; in questo modo i documenti da lui stilati risultavano inoppugnabili.

Nel basso Medioevo il notaio acquisì uno status giuridico, garante della fiducia pubblica ed autorevole. Il suo ruolo era diventato anche quello di moralizzatore dei costumi e cronista della vita cittadina.

Il notaio Gabriele Mussi (1280-1361) visse quando l’Europa era sotto il flagello della peste e scrisse la sua testimonianza in una sorta di diario in presa diretta che intitolò Ystoria de morbo sive mortalitate quae fuit Anno Domini MCCCXLVIII.

Per evidenziare lo scopo moralizzatore della sua opera, Mussi utilizza metafore apocalittiche, evidenziando la collera divina verso la Terra che accetta ogni genere di vizio e peccato.

Al colmo dell’angoscia Mussi invoca Dio perché il massacro finisca ma la risposta è implacabile: “Peccatore è finito il tempo della misericordia, debbo far pagare i peccati e le scelleratezze, cercate di provvedere alla salute delle anime”.

Fonti dal saggio: “Gabriele Musso e l’Angelo della morte” di Corrado Occhipinti Confalonieri.