Nella Cina del XIII secolo, sotto il regno del gran khan Kublai, chiunque avesse la “fortuna” di trovarsi il raccolto colpito da un fulmine era esentato dalle tasse per i successivi tre anni.
Un benevolo gesto di carità? Niente affatto. Lo racconta Marco Polo nel suo celebre “Il Milione”.
I cinesi ritenevano, come altre culture antiche, che i fulmini fossero un segno tangibile della disapprovazione divina.
Se l’imperatore avesse accettato denaro da una persona punita dall’ira di Dio, avrebbe attirato anche su di sé la sfortuna.
Il tempo necessario per riconciliarsi con la divinità erano tre anni. Trascorsi i quali l’ostilità poteva ritenersi conclusa.