ATTENZIONE, SEGUONO IMMAGINI E TESTO
NON ADATTO A PERSONE SENSIBILI ++++++++
Impiccato, sventrato e squartato
Indicava una modalità di pena capitale
alla quale erano condannati i colpevoli di alto tradimento
nell'Inghilterra medievale.
In Ungheria, da dove si diffuse anche
verso altre parti d'Europa, cominciò a essere utilizzato verso la
metà del XIII secolo. Usato per punire i reati ritenuti più gravi,
venne eseguito con alcune varianti, a seconda del Paese in cui veniva
applicato e, quando veniva eseguito nella sua variante più piena,
poteva essere considerato uno dei più inimmaginabili e crudeli
supplizi che si potessero infliggere a un essere umano, che veniva in
pratica macellato vivo e con ciò degradato a un livello inferiore a
quello di un animale da macello, il cui corpo veniva invece sezionato
dopo essere stato ucciso.
La pratica dello squartamento in
un'antica rappresentazione. Metodo inglese
Visione frontale
Per la prassi britannica, la piena
punizione prevedeva che il colpevole venisse:
- condotto al luogo dell'esecuzione, in pubblica piazza;
- spogliato nudo e legate le mani dietro la schiena;
- impiccato, ma non fino alla morte;
- castrato vivo, con il taglio del pene e dei testicoli;
- eviscerato senza ledere gli organi vitali;
- le parti virili e le interiora bruciati davanti ai suoi occhi;
- decapitato;
- squartato: il suo corpo diviso in quattro parti;
- i quarti del suo corpo appesi in diversi angoli della città;
- la testa conservata nella Torre di Londra.
Il condannato veniva condotto su un
carretto al luogo dell'esecuzione, sulla pubblica piazza, in cui era
posta una piattaforma di legno, su cui l'attendevano il carnefice e i
suoi assistenti. Sulla piattaforma si ergeva il patibolo per
l'impiccagione, un tavolaccio di legno per lo squartamento e una pira
per bruciare gli organi strappati alla vittima. Il suppliziato era
costretto a salire sulla piattaforma, dove veniva spogliato nudo e
legate le mani dietro la schiena. Poi, condotto sotto il patibolo,
veniva impiccato con il metodo del nodo corto, in modo che il collo
non si rompesse. Prima che sopraggiungesse la morte, veniva
prontamente slegato e condotto vivo al tavolo di squartamento. Le
mutilazioni venivano praticate in un ordine che rendesse più atroci,
per il loro significato e la sofferenza inflitta, quelle eseguite
quando il suppliziato era ancora completamente vivo e cosciente.
L'esecuzione del supplizio si iniziava
con la castrazione totale del condannato. Mentre gli assistenti gli
tenevano ferme gambe e braccia, il carnefice legava una corda ben
stretta intorno alla base del pene e dei testicoli del suppliziato,
tirandoli in avanti e, con una lama molto affilata, li recideva di
netto, alla radice nel corpo. Strappare la virilità a un uomo
suppliziato, oltre all'inimmaginabile sofferenza inflitta alla
vittima, aveva prima di tutto l'evidente significato di voler privare
il suppliziato oltre che della sua dignità di essere umano, che
veniva castrato vivo come un animale, anche della sua identità di
uomo. Dopo avergli strappato i genitali, il carnefice praticava un
taglio nel ventre, aprendolo e estraendone gli intestini, che poneva
in una cassetta dalla forma circolare. Il carnefice stava attento a
non ledere organi vitali, in modo che il condannato restasse vivo
sino al termine del supplizio.
Vicino al tavolaccio di squartamento,
veniva accesa una pira e su di essa veniva posto ogni pezzo di
organo, cominciando dai genitali, per essere bruciato davanti agli
occhi del suppliziato, ancora vivo. Quando il suppliziato era
completamente eviscerato ma ancora vivo, il carnefice lo liberava
dalle atroci sofferenze del supplizio, tagliandogli la testa.
Eseguita la decapitazione, procedeva infine allo squartamento del
corpo. Gli assistenti afferravano le gambe del suppliziato,
divaricandole e sollevandone il corpo un po' in alto, come si vede
nella visione frontale dell'esecuzione, riportata nell'immagine,
quindi il carnefice con un'ascia lo divideva in quattro parti. Prima
tagliandolo verticalmente dal centro dell'inguine, tra le due cosce,
fino al collo, lo divideva in due metà. Poi queste due parti le
divideva orizzontalmente, all'altezza del ventre, in altre due metà.
I quattro pezzi del suo corpo in ognuno dei quali era presente una
delle quattro membra, gambe o braccia, venivano esposti, legati per
una delle membra, in diversi punti della città, scelti dal re.