Baugé, 1553.
Il sessantacinquenne francese Michel Morin viene accusato di un crimine a dir poco singolare: aver comprato una pecora per goderne sessualmente.
L’accusa fu mossa dalla giovane moglie Catherine Aulard, che accusava il compagno di aver giaciuto per tre volte con la pecora.
Un vicino di casa della coppia confermò la versione della donna, ed un garzone aggiunse addirittura che Morin gli aveva confessato che preferiva “il calore della pecora alla moglie”.
Avere rapporti intimi con un’animale era severamente vietato e Morin venne arrestato; ma al cospetto del giudice dichiarò che era tutto un complotto orchestrato dalla moglie, dal vicino e dal garzone. Secondo Morin, sua moglie aveva una relazione con il vicino e le loro testimonianze non avevano alcun valore.
Ma il giudice non gli credette e ordinò di farlo torturare per estorcergli una confessione che evidenziasse il misfatto.
Morin, quindi, dichiarò che aveva effettivamente comprato la pecora per desiderio sessuale, ma ci aveva giaciuto solo una volta. Una menzogna pur di evitare atroci sofferenze.
Ciò che però non poté evitare fu la forca. Non solo: dopo essere stato impiccato il suo corpo fu bruciato assieme alla pecora, ed i suoi beni passarono alla moglie.