giovedì 18 agosto 2022

Cosa sappiamo della vita in epoca medievale che molte persone troverebbero scioccante?

 


Di cose da dire ce ne sarebbero a bizzeffe.

Così, d’emblée, mi viene in mente un aneddoto che, quando lo lessi, mi lasciò un po’ basito.

Le leggi religiose, quindi parliamo già del periodo in cui si era poderosamente insediato il cristianesimo, proibivano di praticare sesso in determinati periodi e nei fine settimana: a quanto pare, i legittimi coniugi avevano circa 185 giorni all’anno per copulare, senza contare i giorni di “impurità” della donna (mestruazioni, gravidanza e puerperio). In sostanza, se la moglie restava incinta, il marito rimaneva a secco per quasi un anno.

A tal proposito, un decreto del canonista tedesco Burcardo di Worms nell’XI secolo recitava: “Con la tua sposa o con un’altra ti sei accoppiato da dietro, come fanno i cani? Devi fare penitenza per 10 giorni a pane e acqua. Ti sei unito a tua moglie mentre aveva le mestruazioni? Farai penitenza per altri 10 giorni con pane e acqua. [...] Hai peccato con lei in giorno di Quaresima? Devi fare penitenza 40 giorni con pane e acqua o dare 26 soldi di elemosina; ma se ti è capitato quando eri ubriaco, farai penitenza per solo 20 giorni”.

Tralasciando il linguaggio, oggi sarebbe un pane e acqua costante.

Un altro particolare che ho trovato quanto meno poco pratico è che il tutto andava fatto il più possibile vestiti, mentre i rapporti orali erano assolutamente proibiti e puniti con tre anni di prigione. Tra l’altro, Alberto Magno nel ‘200 pubblicò una lista contenente le posizioni più consone / peccaminose, in cui ovviamente la più casta era il missionario… e pensare che questo tizio è il santo patrono degli scienziati.

N.B.: In questa sede, visto che siamo in argomento, possiamo anche sfatare un mito: lo ius primae noctis non è mai esistito! O meglio, non vi è alcuna fonte che ne confermi la pratica per come la conosciamo noi. Nell’immaginario comune si tratta di una prassi che prevedeva che il proprietario terriero avesse diritto a copulare con le spose, ancora vergini, di ognuno dei propri sottoposti, prima ancora che questi avessero la possibilità di giacere con esse. In realtà, anche quando questa usanza fosse realmente esistita, non si sarebbe trattato di un pagamento in natura, ma di un pagamento in pecunia, accettando il quale il feudatario dava la propria benedizione all’unione.

L’intera concezione che la gente ha del Medioevo è di per sé scioccante, penso che in molti resterebbero stupefatti nel momento in cui fossero portati a ragionare sul fatto che si sta parlando di un periodo di tempo durato dieci secoli (qualcuno in più o in meno a seconda delle specifiche aree) e che per forza di cose racchiude in sé molte pratiche e credenze culturali tra loro antitetiche, tanto che un uomo del Basso Medioevo poteva considerare inconcepibile qualcosa ritenuta la norma qualche secolo prima. Stiamo parlando di un periodo con varie sotto periodizzazioni, è bene tenerlo sempre a mente.

Il Medioevo viene considerata l’epoca buia per eccellenza, non solo per l’arretratezza culturale ma anche per quanto riguarda la mancanza di luce vera e propria, l’oscurità degli ambienti e delle strade. Beh, innanzitutto questa situazione non caratterizza il solo medioevo ma anche i secoli successivi non sono tanto più “luminosi” in tal senso, bisognerà infatti attendere l’elettricità. Fatta questa precisazione, è bene dire che il Medioevo dava invece grande importanza alla luce e al colore, basti pensare ai colori smaglianti dei codici, delle miniature, degli smalti usati per decorare i gioielli, degli arazzi ecc.. Il colore aveva grande importanza soprattutto nel vestiario, era in grado di far risaltare subito all’occhio l’estrazione sociale di un individuo; avremmo avuto quindi vesti dai colori accesi con ricami preziosi per i ricchi e abiti grigio/marrone per via delle fibre di cui erano costituiti per la maggior parte della popolazione. Gli uomini del tempo attribuivano grande importanza in particolare al giallo e quindi all’oro per la luce che promana.

Questo perché la luce è sempre stata associata alla divinità e tutto ciò che veniva considerato bello, doveva anche essere dotato di *claritas*, di lucentezza.

Un aspetto poco conosciuto perché poco indagato dagli stessi storici è quello relativo ai processi agli animali che cominciarono ad essere perpetrati a partire dal XIII secolo. Sì, gli animali erano portati in tribunale e sottoposti a processo come degli esseri umani, venivano imprigionati come degli esseri umani, sottoposti a torture prima dell’esecuzione capitale e vestiti come esseri umani quando erano condotti al patibolo. Questo è un fatto del tutto peculiare del Medioevo ma, nonostante la sua apparente assurdità, nasconde un significato più profondo. Contrariamente a quanto era avvenuto in passato, a partire dai Greci e poi fino ai Romani, gli animali erano considerati degli oggetti e quindi esseri non senzienti. Con il cristianesimo ci si pose il problema se, in quanto creature di Dio, fossero anch’esse destinate a vivere nel regno dei cieli o in qualche altro luogo destinato loro. Di conseguenza erano considerati degli esseri pienamente senzienti, pertanto sottoponibili a processo per i loro peccati, e messi alla berlina così da essere d’ammonimento per gli altri animali che “assistevano” all’esecuzione.

Sembra assurdo ai nostri occhi, eh? Eppure penso che anche ai nostri giorni potremmo trovare qualcosa di altrettanto scioccante da reggere il confronto.

Sappiamo parecchio su quell’età, da molte testimonianze, anche se nessuno di noi ha mai vissuto in quell’epoca e quindi non può rendersene conto di persona. Le ultime ricerche storiche e sociologiche mostrano come si vivesse meglio di quanto non si credeva in passato, quando il medioevo era considerato un’epoca di barbarie. Certamente la durata della vita era minore e c’era rischio di fame e pestilenze, ma non c’erano le attuali minacce all’ambiente, né gli armamenti sofisticati di oggi, che possono distruggere il pianeta. Inoltre c’era una profonda fede diffusa sia tra i nobili che nel popolo, sia pure con tutte le superstizioni e credenze possibili, per cui si accettava la morte come un passaggio più o meno naturale verso l’aldilà, ben sapendo che l’anima era eterna e immortale. Un’opera che tutti un poco conosciamo è la Divina Commedia di Dante, che, a mio avviso, bene esprime la mentalità e la cultura medioevale con la sua profondità di pensiero e anche i suoi limiti e interpretazioni.