giovedì 14 aprile 2022

Quali fiabe medievali nascondono un fondo di verità


Una è Il pifferaio magico che, nella sua forma originale più drammatica e inquietante, con la scomparsa dei bambini dentro la montagna, sembra rifarsi a un fatto realmente accaduto, come racconta un'iscrizione affissa sul muro di una casa della città di Hameln, risalente al 1600 circa che recita:

Anno 1284, nel giorno di San Giovanni e Paolo, il 26 giugno, un pifferaio con abiti variopinti adescò 130 bambini nati ad Hameln che furono persi al Calvario del Koppen.

La targa racconta un fatto di cronaca che deve aver scosso la popolazione, la perdita di 130 figli della città a causa di un “pifferaio” che li portò a morire sul monte Koppen, sacrificati per una ragione sconosciuta.
La veridicità dell’episodio ci viene non tanto dall’iscrizione, realizzata oltre 300 anni più tardi, ma dalla vetrata di una chiesa, ubicata nella piazza del mercato, nella quale figurava la scena del pifferaio che spinge i bambini all’interno della montagna. La vetrata oggi non esiste più, ma ne abbiamo l’immagine, realizzata attraverso una descrizione che è stata ritrovata in antichi documenti.


E' interessante che nella città c'è tuttora il divieto assoluto di suonare musica nella via “Senzatamburi“ e anche i cortei in festa che vi arrivano cessano immediatamente ogni suono.
Sono state fatte diverse ipotesi per spiegare questo fatto apparentemente storico:
  • I bambini furono portati a morire, perché infettati dal "ballo di san Vito" come narrano la “Cronaca di Erfurt” del 1237 e la “Cronaca di Maastricht” del 1278.
  • I bambini furono costretti a lasciare la città per una nuova Crociata dei Fanciulli o per una campagna militare.
  • I bambini furono protagonisti di una migrazione verso l’Est Europa, in Transilvania, come narrato nella prima versione della fiaba dei Grimm.
  • I bambini sarebbero stati sacrificati durante un rito pagano su un monte poco distante, in un luogo chiamato "Teufelsküche, la “Cucina del Diavolo", dove pare si svolgessero cerimonie orgiastiche, al suono di un pifferaio.
La cucina del diavolo