domenica 17 luglio 2022

In che modo i soldati nell'antichità mantenevano calma e sangue freddo durante le battaglie


Non è scontato che ci riuscissero. Ci sono testimonianze scritte che parlano di uomini tornati dalla guerra con i tipici segni di PTSD (acronimo inglese per disturbo post traumatico da stress). Abbiamo a disposizione diari di cavalieri tormentati dalle immagini dei loro compagni caduti in battaglia.


Queste fonti sono comunque piuttosto rare se messe a confronto con i dati sui disturbi post traumatici da stress delle guerre moderne. Ad esempio, il 31% dei veterani del Vietnam ne erano affetti e la stessa cosa vale per il 10% dei soldati che parteciparono ai conflitti successivi). Ci sono diverse ragioni. La prima è che le testimonianze antiche ci giungono da persone abbienti del passato (che raramente combattevano in prima fila) e la seconda ragione è che gli stili di combattimento sono cambiati molto da allora; la terza ragione: poche persone conobbero il "vero campo di battaglia" in passato.
  1. Le testimonianze dei soldati abbienti
La maggior parte delle fonti storiche che abbiamo proviene dal 1% più ricco della popolazione del passato. Innanzitutto sapevano scrivere e lo facevano spesso dato il loro status sociale, inoltre le loro testimonianze venivano conservate con più cura, poiché i loro discendenti avevano grande interesse a leggerle e preservarle.
In ogni caso, tutta la nostra conoscenza storica è fortemente distorta perchè basata sugli scritti dei ricchi, quindi sul modo in cui essi vedevano la società di allora. La stessa cosa vale per le loro testimonianze di guerra. Nel complesso, i nobili potevano permettersi un cavallo e quindi facevano parte della cavalleria che era tendenzialmente la componente più protetta dell'esercito. Nel simposio di Platone veniva sottolineato tutto questo, quindi era un fatto già noto a quel tempo. Poiché il disturbo post traumatico da stress è causato da situazioni stressanti e la cavalleria è la parte più sicura dell'esercito medievale, la maggior parte dei nostri resoconti sulla guerra –provenienti quindi da ricchi cavalieri–, ci forniscono una visione incompleta sui casi e sugli effetti dello stress post traumatico nel passato medievale.
2. Cambiamenti nello stile di combattimento
Forse non è affatto così, ma il passaggio tecnologico dalle lance ai fucili potrebbe aver influenzato notevolmente la frequenza con cui i soldati vengono colpiti da PTSD. In particolare, quando vedi morire un tuo compagno in una mischia, è più facile mentire a te stesso: il tuo compagno non è stato abbastanza bravo, potresti pensare, oppure sei sopravvissuto perché sei stato indubbiamente il "più forte". Non è una motivazione onesta: il più delle volte l'abilità del singolo individuo in battaglie di quel genere è insignificante, ma queste spiegazioni potevano aiutare i soldati a dormire meglio la notte. Quando pistole e cannoni hanno cominciato a sostituire le spade, non ci si poteva più raccontare favole: chi viveva e chi moriva era stabilito puramente da un colpo di "fortuna" o sfortuna.
La guerra del passato, inoltre, consisteva in battaglie pianificate, che duravano poco e dopo le quali la vita sarebbe tornata alla normalità; per contro, le battaglie moderne durano molto più a lungo: nelle zone di guerra gli scontri a fuoco possono scoppiare in qualsiasi momento e non sono pianificabili nè prevedibili. Queste situazioni mettono a dura prova i nervi dei soldati, portandoli spesso, psicologicamente, al limite; in questi casi, tornare alla vita normale potrebbe essere assai più difficile.
3. Poche persone conobbero il vero campo di battaglia
Nelle battaglie di un tempo, le vittime del partito vincente erano poche mentre i perdenti venivano quasi sempre spazzati via. Furono poche le persone che combatterono effettivamente in una data battaglia. Ci sarebbe stato un punto di contatto, poi un breve combattimento, infine una parte avrebbe iniziato a sparpagliarsi. Non significa che l'esito delle battaglie veniva stabilito da poche decine di uomini, o che si svolgessero in pochi minuti, anzi a volte potevano continuare per ore. Però, su un esercito di 10.000 uomini, forse solo 1.000 di loro sarebbero effettivamente finiti nel bel mezzo della lotta. Avrebbero respinto il nemico, o cominciato a disperdersi quando non ci riuscivano. Dopo l'inizio della dispersione, la parte vincente avrebbe inseguito e ucciso alcuni fuggitivi, senza rischiare troppi incidenti, almeno dopo una vera disfatta (ed escluso che si fosse trattato di una finta resa), mentre la maggior parte dei fuggitivi veniva semplicemente cacciata via.
Oggi, tutti i soldati inviati sul campo di battaglia partecipano al combattimento, senza eccezioni, e contro un nemico che è spesso "invisibile". Potrebbe esserci una mina sul campo che li fa saltare in aria (come spesso succede) o potrebbe esserci uno scontro a fuoco, ma tutti i soldati schierati sul campo sono tenuti a combattere. Questo fatto soltanto può incidere notevolmente sugli effetti e il numero di casi del disturbo post traumatico da stress.