Mille e non più mille: oggi sfatiamo
il mito che ha accompagnato il passaggio fra primo e secondo
millennio dopo Cristo. Tante cose che diamo per scontate del Medioevo
in realtà non sono affatto vere. Anzi, sono state inventate solo
dopo secoli.
Ad esempio, la storia di Colombo e dei
dotti di Salamanca è opera di Washington Irving, uno scrittore
statunitense del ‘800.
Questi nella sua biografia del
navigatore portoghese ha inserito questa grandiosa scena in cui
l’esploratore discuteva con gli esperti della corte di Spagna sul
fatto che la terra fosse o meno sferica. Per chi fosse interessato,
ho già parlato di questo mito qui:
Un’altra leggenda a tema medioevale è
quella delle paure dell’anno mille.
Un’altra leggenda a tema medioevale è
quella delle paure dell’anno mille. Queste paure, manco a dirlo,
non sono mai esistite. Ciò nonostante sono presenti in molti testi
distribuiti fra il ‘700 e la prima metà del secolo scorso.
Ma in cosa consiste questa leggenda?
Le paure dell’anno mille si
riferiscono genericamente all’idea che nel medioevo la gente
pensava che il mondo sarebbe finito in quell’anno.
Spoiler medioevale di ciò che sarebbe
successo il giorno della fine del mondo.
Nessuno lavorava i campi, nessuno
faceva più guerre, e tutti affollavano le chiese.
Ovviamente, quando queste cose le dici
nell’anno 750 non fanno molta impressione, ma man mano che l’anno
1000 si avvicinava, secondo la leggenda, il mondo si è quasi
fermato. Nessuno lavorava i campi, nessuno faceva più guerre, e
tutti affollavano le chiese.
Negli ultimi mesi del 999 il mondo si è
davvero fermato, con la gente affollata nelle chiese a pregare e
piangere. Questa, ovviamente, è una leggenda, ma nel 1800 ha avuto
una fortissima influenza nella descrizione del medioevo come “secolo
buio” e della “cattiva influenza della chiesa”.
Nel diciannovesimo secolo in effetti,
tutti erano convinti dei terrori dell’anno mille, e la leggenda era
presente in quasi tutti i libri di storia.
Esempio del medioevo visto come “Dark
Age”, per lo meno per quanto riguarda la fotografia.
Per nostra fortuna già in quel periodo
un sacco di gente scriveva e lasciava documenti.
Ma se questa è davvero una leggenda,
come si fa a dimostrarne la falsità? Per nostra fortuna già in quel
periodo un sacco di gente scriveva e lasciava documenti. Ad esempio,
Papa Silvestro II, che avrebbe dovuto essere molto interessato alla
cosa, il giorno di San Silvestro del 999 emana una bolla in cui
conferma vari privilegi ad un monastero tedesco.
La bolla è particolarmente importante
perché parla dell’obbligo del monastero tedesco di pagare dodici
denari ogni anno in futuro. Queste non sono le parole di uno che si
aspetta la fine del mondo. Ma Papa Silvestro II non era una persona
normale: era un grande dotto, così dotto da essere sospettato anche
di stregoneria.
Ma, magari, le persone normali erano
davvero terrorizzate dall’anno mille.
Esistono invece documenti che attestano
come, negli anni prima dell’anno 1000, ci siano una serie di
contratti a lungo termine fra plebei e abati per la concessione di
terre da coltivare. Chiaramente anche loro, come Papa Silvestro II,
non pensavano che il mondo finisse all’inizio dell’anno 1000.
Piccolo esempio didascalico di
contadino medioevale, anche se l’immagine probabilmente risale a
dopo il mille.
Ma c’è un altro modo di controllare?
Si possono guardare le cronache dell’epoca, nelle quali nessuno
parla dei terrori dell’anno mille.
Ma c’è un altro modo di controllare?
Si possono guardare le cronache dell’epoca, nelle quali nessuno
parla dei terrori dell’anno mille. Non che nel medioevo fossero
così laici da avere indifferenza per la fine del mondo. Anzi, un
uomo del medioevo bene o male sapeva tutto della fine del mondo.
La trovava nell’ultimo libro della
Bibbia, l’Apocalisse, un libro delirante e farraginoso in cui si
parla della venuta dell’anticristo. L’unica cosa che l’uomo del
medioevo non sapeva era quando la fine del mondo sarebbe arrivata.
Solo che nell’apocalisse San Giovanni
gioca con il numero 1000 e secondo una certa interpretazione si
potrebbe dedurre che il libro dica che satana verrà mille anni dopo
la nascita di Cristo.
Appunto, nell’anno 1000.
L’apocalisse di San Giovanni in un
quadro del fiammingo Jan Massijs del sedicesimo secolo.
Ma c’è stato qualcuno che ha avuto
effettivamente paura della fine del mondo?
Ma c’è stato qualcuno che ha avuto
effettivamente paura della fine del mondo? Abbone di Fleury, abate e
grande intellettuale dell’epoca, nel 998 racconta della Francia
dell’epoca, nella quale a suo avviso ci sono diverse cose che non
vanno.
Una di queste è che, in passato, fra
la plebe, si raccontavano storie riguardo la fine del mondo. I
predicatori parlavano nelle strade, mentre i prelati
tranquillizzavano la gente.
Quello che Abbone considera il passato
è attorno al 970. Quindi, l’idea della fine del mondo girava, ma
non era così diffusa, e comunque non a ridosso dell’anno mille.
I quattro cavalieri dell’apocalisse,
più o meno come se li aspettava San Giovanni.
Qual è la genealogia dei terrori
dell’anno mille?
Noi però siamo partiti dal fatto che
storici accreditati del ‘700/’800/’900 abbiano scritto di
questi terrori. Ma qual è la genealogia dei terrori dell’anno
mille? Si tratta di una serie di autori che si sono copiati
aggiungendo ogni volta qualcosina. Il primo colpevole è un cronista,
Sigeberto di Gembloux.
Si tratta di un uomo colto, che legge i
cronisti dell’anno 1000 e scopre che nel 1000 c’è stato un
terremoto e una cometa nel 1002. Sigeberto semplifica e dice che, nel
solo anno 1000, c’è stato un terremoto, una cometa ed è apparso
un serpente nel cielo.
A sua discolpa, Sigeberto non dice che
tutti hanno avuto paura. Si limita ad accumulare avvenimenti in un
unico anno, evidentemente speciale. Anche lui, di fatto, è un
millenarista, in quanto è stato afflitto dall’importanza di
quell’anno tondo.
Nel 1170 un altro cronista scopre che
nell’anno 1010 ci sono stati una carestia a un’eclisse. Alle
quali aggiunge di sana pianta (nelle sue fonti non c’era) “e
molta gente ha avuto paura”. In tutto il medioevo nessuno riprende
questa frase, ne la storia dei terrori dell’anno mille.
Molto diverso il Rinascimento: Giovanni
Tritemio, importante umanista tedesco del ‘500, riprende Sigeberto
e le comete e i serpenti volanti. A questo, aggiunge che “la gente
si spaventa e pensa che sia arrivato l’ultimo giorno”.
Di questo passo, autore dopo autore,
ciascuno aggiunge una piccola parte.
Non sempre la gente scrive ciò di cui
conosce, ma ciò che crede essere vero.
Questo è una lezione molto importante,
in particolare nella storia: non sempre la gente scrive ciò di cui
conosce, ma ciò che crede essere vero.
E, per un umanista del ‘500, il fatto
che la povera gente di un’epoca oscura avesse paura dell’anno
mille è qualcosa in cui si può credere senza problemi. Ed è per
questa ragione che diventa un luogo comune.
Così nel ‘600, nel ‘700 e nell’800
tutti sanno che ci sono stati i terrori dell’anno mille. Inoltre
c’è motivo per cui questa storia si diffonde. Le nazioni e le
letterature moderne nascono dopo l’anno mille.
Ciò è dovuto a diversi fattori, ma
per i primi veri storici del ‘700, che “sanno” che i terrori
dell’anno mille ci sono stati, è facilissimo trovare in questi
terrori la causa. Fino all’anno mille la gente era troppo
terrorizzata per fare qualcosa. Dopo invece si sono messi in
movimento.
Adesso sembra quasi ridicolo, ma questo
è davvero il modo in cui gli intellettuali dell’epoca pensavano.
Chi, in in quei due secoli, vuole scrivere per esempio la storia
dell’Italia, comincia sempre con i terrori dell’anno mille. Se
non altro perché prima ci sono pochissimi documenti.
E, a loro modo di vedere, un motivo
deve esserci.
La corte di Federico II di Svevia a
Palermo, uno dei luoghi in cui è nata la nostra cultura.
Facciamo un passo avanti e vediamo
quando, come e perché la leggenda è stata sfatata.
Facciamo un passo avanti e vediamo
quando, come e perché la leggenda è stata sfatata. Nell’800 la
principale corrente di pensiero era legata ad un positivismo che
vedeva nella chiesa un nemico. E a ragione.
La chiesa del diciannovesimo secolo era
molto diversa da quella cui siamo abituati oggi. Infatti rifuggiva
qualunque novità e si arroccava nell’assolutismo e
nell’oscurantismo.
Il medioevo era visto, ed è visto
tutt’ora, come il periodo storico in cui il potere della chiesa è
stato maggiore. Nel diciannovesimo secolo la chiesa è vista come
fonte di superstizione e ignoranza. Per cui, per lo storico del ‘800,
era plausibile che in un momento storico in cui l’influenza della
religione era tanto grande si fosse potuta diffondere una
superstizione così forte.
Pio IX, paladino dell’Ancien Regime e
strenuo difensore dello stato vaticano.
D’altro canto anche nel campo
opposto, fra i clericali, c’era gente che si dava da fare.
Combatteva una guerra per la propria fazione facendo ricerche e
dicendo che, dei terrori dell’anno mille, non era vero niente.
Questa gente, oltre a dire che la
chiesa non era affatto fonte di superstizione si è messa anche a
controllare le fonti e le cronache, per vedere che cosa sia successo
davvero.
Il primo a pubblicare un articolo
intitolato “I pretesi timori dell’anno mille” è stato Francois
Pleine, un prete francese, nel 1873.
L’articolo era parte dii una
battaglia ideologica che il clero ottocentesco stava combattendo
contro la modernità e il liberalismo. Ciò nonostante, il contenuto
era frutto di una ricerca corretta, e i risultati erano corretti allo
stesso modo.
Ricordiamoci che, mentre preti e
storici si combattevano a colpi di articoli, nel 1873 il mondo
affrontava la prima crisi economica.
I loro presupposti ideologici erano
palesemente sbagliati (si parla di rifiuto della modernità e del
riconoscimento delle libertà individuali) ciò nonostante buona
parte del clero ha realizzato una buona storiografia. Di contro,
tutti i grandi dell’800 per rafforzare la propria opinione hanno
finito per costruire e credere ad una leggenda.
Questa è una lezione che rimane
attuale anche oggi: costruire una storiografia oggettiva è
estremamente complicato, ed è qualcosa che va al di là delle nostre
personali opinioni ed ideologie. Non deve (o meglio, non dovrebbe)
essere in relazione con ciò che consideriamo essere giusto o
sbagliato.





