Semplificherò molto perché è un argomento davvero complesso che meriterebbe di essere approfondito con i testi che consiglio in calce.
In breve i Comuni nel Centro-Nord d'Italia nacquero soprattutto a causa della mancanza di un potere centrale diretto.
Difatti l'Italia Centrale e Settentrionale facevano parte del Sacro Romano Impero e degli Stati Pontifici.
A partire dall'anno 1000 ci fu una
certa ripresa dei commerci e delle mercature, oltre a un
ripopolamento delle città.
Va anche detto che le città italiane,
quasi tutte fondate o rifondate in epoca romana, ebbero sempre un
ruolo piuttosto significativo: non decaddero mai totalmente, come
spesso accadde in altre regioni d'Europa.
Non ultimo fattore
furono le diocesi: molte città italiane avevano mantenuto una certa
rilevanza in quanto sedi vescovili. Anche qui il rapporto tra Comuni
e diocesi è inequivocabile.
Attorno quindi a questo rifiorire cittadino si costituirono spontaneamente una sorta di associazioni di arti e mestieri, un qualcosa di vagamente simile ai moderni consorzi o comitati di quartiere.
All'inizio queste consorterie avevano
lo scopo, appunto, di proteggere i loro commerci sia dalla
concorrenza delle città vicine che dalle prevaricazione dei signori
feudali (a cui teoricamente spettava il controllo di quel
territorio).
In seguito assunsero dei veri e propri ruoli
politici, estromettendo di fatto i duchi, conti e marchesi e
diventando dei veri e propri Stati indipendenti, con tanto di
elezione di propri magistrati, battitura di proprie monete e la
costituzione di eserciti.
Tutto questo avvenne in un momento di debolezza sia del potere imperiale (perennemente occupato in diatribe con la Francia, coi principi tedeschi e poi con il papa) che di quello pontificio, dato che fino al XIV secolo l'effettiva sovranità del papa sui suoi Stati sarà ridotta al solo Lazio.
Poi furono avvenimenti successivi come
la lotta con il Barbarossa a decretare la definitiva consacrazione e
legittimazione del governo comunale.
Contribuì a questo il favore
dei pontefici che, allo scopo di indebolire l'Impero, sosterranno la
legittimità dei Comuni stessi.
In seguito l'esperienza comunale declinerà progressivamente, sia per fattori interni che esterni.
I fattori interni furono che le
continue lotte al loro interno (guelfi contro ghibellini, popolo
grasso contro popolo minuto, scontri tra le principali famiglie
nobiliari, ecc.) porteranno alla fine all'accentramento da parte di
un singolo soggetto della maggior parte dei poteri.
Quasi sempre
poi questa persona otterrà anche formalmente, dal papa o
dall'imperatore, l'investitura nobiliare (signore, conte, marchese o
duca) per legittimare il proprio ruolo.
Questo sarò il famoso
passaggio da Comune a Signoria, che in molti casi sarà lunghissimo
(come in Toscana), in altri molto più veloce (Mantova o Milano).
Il fattore esterno fu che l'estrema
parcellizzazione comunale non durò molto. Ben presto i Comuni più
piccoli vennero fagocitati da altri, semplificando alquanto la
cartina politica dell'Italia del tempo.
Per esempio Venezia tra
gli inizi del Trecento e la metà del Quattrocento conquistò tutto
l'attuale Veneto, sottomettendo le principali città (peraltro già
diventate signorie) precedentemente autonome.
Milano già in età comunale conquistò molte importanti città confinanti e tale fenomeno sarà ancora più accentuato sotto i Visconti.
Persino i papi, a metà del Trecento, cercheranno di mettere ordine nei propri territori (vedi le "imprese" del cardinale Albornoz) anche se la conquista definita dei territori pontifici avverrà soltanto in epoca rinascimentale con strascichi fino al Seicento.
In ultimo va detto che anche in altre
parti d'Europa si assisterà a fenomeni simili ai Comuni
italiani.
Molti di essi però saranno effimeri, soprattutto in
zone, come la Francia, dove esisteva un potere monarchico piuttosto
forte che li farà terminare quasi sul nascere.
Invece altri "esperimenti" come la Lega anseatica o, ancora meglio, l'originaria Svizzera, ebbero maggior fortuna, potendo contare su condizioni geografiche maggiormente favorevoli e un potere centrale meno diretto.
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