“Ella era savia, animosa, grande: complessa, bella faccia, parlava poco; e tra i soldati a piè, e a cavallo era temuta assai, perche quella donna coll’armi in mano era fiera e crudele”.
Così veniva descritta dallo storico Bartolomeo Cerretani la contessa Caterina Sforza.
Nella sua veste di raso, con in testa uno sfarzoso cappello di velluto, in vita una cintura da uomo con la scarsella piena di ducati e la spada sguainata, si occupava tanto di ridurre le tasse al popolo e dei figli, quanto all’addestramento delle milizie.
Le terre di Caterina si trovavano in una posizione geografica fondamentale e spesso combatté insieme ai suoi uomini: si guadagnò sul campo l’appellativo di “tigre di Forlì”. Fu stanata però da Cesare Borgia che si appropriò dei suoi domini.
L’indole guerriera l’aveva ereditata dagli Sforza e l’avrebbe lasciata anche all’ultimo della sua prole: quel Giovanni dalle Bande Nere futuro capitano di ventura.
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