sabato 18 giugno 2022

Da dove proviene l'espressione "interrogato il morto, non rispose"?



L’espressione “il morto interrogato non rispose” deriva dal processo di Bonifacio VIII, un Papa processato dopo morto perché voleva imporre il potere ecclesiastico su quello monarchico.


venerdì 17 giugno 2022

Uno scandalo che sconvolse l'Europa medievale

Lo scandalo delle suore di Littlemore.



Nel 1517, il vescovo locale decise di ispezionare il Priorato di Littlemore nell'Oxfordshire, in Inghilterra, e scoprì il comportamento scandaloso delle "devote" che vivevano lì.

A quanto pare, le suore “si scatenavano e giocavano con i ragazzi nel chiostro”.

Anche la priora aveva una figlia illegittima concepita con un prete del Kent. A peggiorare le cose, aveva rubato le proprietà della chiesa per dare una dote a sua figlia, svendendo numerosi oggetti sacri.

Le suore non erano assolutamente pentite del loro comportamento. Infatti, quando una fu gettata nei ceppi ardenti per punizione, altre tre sfondarono la porta e la liberarono.

Tale comportamento immorale non poteva essere tollerato e il convento venne infine chiuso per ordine del cardinale Wolsey.


giovedì 16 giugno 2022

Quali furono le prime leggi in Italia che tutelavano le donne?

Alla fine del ‘300, in Sardegna, governò una principessa illuminata: Eleonora d’Arborea (1347-1403).



Ella condusse tutti i sardi e i sardo-liguri alla rivolta contro i catalano-aragonesi e conquistò quasi l’intera isola.

Per un ventennio gli ispanici, pur in numero superiore e meglio armati, dovettero retrocedere e rifugiarsi sotto le mura di Alghero e di Cagliari.

Eleonora d’Arborea è anche famosa per aver emanato in tutta l’isola la Carta de logu, codice di leggi di grande modernità e all’avanguardia sui diritti delle donne.

Il primo in assoluto redatto nel Bel Paese.

Il codice è rimasto in uso nell’isola fino a metà Ottocento.


mercoledì 15 giugno 2022

Il Papa più perverso della storia

Papa Giovanni XII.



Giovanni XII divenne Papa a soli 18 anni, tutto grazie alla sua potente famiglia.

L'adolescente si dimostrò sin dal principio più interessato al sesso che alla religione, al punto che la Santa Sede finì per assomigliare a un bordello.

Si diceva che i monaci locali in realtà smisero di pregare per la sua salute e iniziarono a pregare perché morisse.

In poco tempo, lo scandalo si era diffuso in tutta Europa. L'imperatore del Sacro Romano Impero scrisse per avvertire che “ti ho accusato di omicidio, spergiuro, sacrilegio [e] incesto con alcune tue parenti e due sorelle”.

Giovanni morì nel 964 d.C., apparentemente mentre faceva l'amore con una donna di nome Stefanetta. Alcuni resoconti dicono che abbia avuto un ictus per la fatica, mentre altri dicono che il marito geloso di Stefanetta irruppe nella stanza e gettò il Papa dalla finestra.


martedì 14 giugno 2022

Capitano di ventura

Risultati immagini per Capitano di ventura medioevo


Per capitano di ventura si intende il comandante in capo di truppe militari di soldati di ventura mercenari dette compagnie di ventura.
La figura divenne famosa nel Medioevo, tra il XV ed il XVI secolo, soprattutto in Italia settentrionale, anche se già nel 1159 in Inghilterra gruppi di soldati mercenari guidati da capitani di ventura si misero al servizio di Enrico II Plantageneto e ben presto si diffusero anche in Francia ed in Germania in quanto rivelatisi strumento indispensabile alle monarchie per combattere i vassalli ribelli.
Il fenomeno delle compagnie di ventura si sviluppò in particolare dopo le crociate, quando i figli cadetti di nobili famiglie vennero avviati al mestiere ecclesiastico o delle armi. Coloro che intrapresero la vita militare, penalizzati dalla primogenitura, si organizzarono mettendo la propria abilità militare a disposizione dei vari signori che avevano necessità di difesa o di intraprendere campagne militari.
Nei comuni italiani, dove il notevole sviluppo delle attività artigianali, artistiche, letterarie ed industriali aveva, in qualche modo, allontanato la borghesia dallo spirito guerresco, si poteva porre rimedio, nel caso di un conflitto, assoldando i condottieri, ormai divenuti veri e propri impresari di guerra. I capitani di ventura comandarono dapprima plotoni di servi della gleba, poi di reduci dalle crociate o di disperati a causa di grandi crisi economiche. Il reclutamento avveniva solitamente all'estero e quindi non era desueta la pratica del tradimento durante l'atto bellico.
Se da una parte è vero che talvolta i capitani di ventura ci tenevano soprattutto a risparmiare i loro uomini e i loro cavalli arrivando persino ai casi limite di combattimenti prolungati ma con scarsissimo spargimento di sangue, dall'altra si dimostrarono abili nel maneggio delle armi, introducendo per primi la tecnica dei combattimenti a cavallo con indosso pesanti armature. L'abitudine di far rivestire i propri uomini di ferro anziché di cuoio viene, per primo, attribuita al capitano Mostarda da Forlì.
Solamente con l'introduzione delle armi da fuoco e di agguerrite milizie nazionali, il periodo aureo dei capitani di ventura tese progressivamente ad esaurirsi.
Tra i più celebri si annoverano Bonifacio Lupi, marchese di Soragna, al servizio di Firenze nella guerra contro Pisa (1363) e di Padova contro Venezia, Alberico da Barbiano, fondatore della Compagnia di San Giorgio (1378); Muzio Attendolo Sforza (1369-1424), di origine romagnola al servizio di Napoli e fondatore, assieme al figlio Francesco Sforza, della notissima casata che regnerà su Milano; Angelo Tartaglia, conte di Toscanella e signore di Lavello, vicario dell'antipapa Giovanni XXIII e rettore del Patrimonio di San Pietro in Tuscia; Bartolomeo d'Alviano; Erasmo da Narni detto il Gattamelata e Francesco Bussone detto il Carmagnola.
Riferimenti a tale figura si trovano più volte nelle opere letterarie italiane, come nell'"Arte della guerra" di Niccolò Machiavelli, ne "Il libro del cortigiano" di Baldassarre Castiglione, ne "I cinque canti" di Ludovico Ariosto, nel "Decameron" di Giovanni Boccaccio e ne "Il conte di Carmagnola" di Alessandro Manzoni.

lunedì 13 giugno 2022

Qual è la peggior morte che poteva venire inflitta ai condannati nel Medioevo


ATTENZIONE, SEGUONO IMMAGINI E TESTO NON ADATTO A PERSONE SENSIBILI ++++++++

Impiccato, sventrato e squartato
Indicava una modalità di pena capitale alla quale erano condannati i colpevoli di alto tradimento nell'Inghilterra medievale.
In Ungheria, da dove si diffuse anche verso altre parti d'Europa, cominciò a essere utilizzato verso la metà del XIII secolo. Usato per punire i reati ritenuti più gravi, venne eseguito con alcune varianti, a seconda del Paese in cui veniva applicato e, quando veniva eseguito nella sua variante più piena, poteva essere considerato uno dei più inimmaginabili e crudeli supplizi che si potessero infliggere a un essere umano, che veniva in pratica macellato vivo e con ciò degradato a un livello inferiore a quello di un animale da macello, il cui corpo veniva invece sezionato dopo essere stato ucciso.


La pratica dello squartamento in un'antica rappresentazione. Metodo inglese


Visione frontale
Per la prassi britannica, la piena punizione prevedeva che il colpevole venisse:
  • condotto al luogo dell'esecuzione, in pubblica piazza;
  • spogliato nudo e legate le mani dietro la schiena;
  • impiccato, ma non fino alla morte;
  • castrato vivo, con il taglio del pene e dei testicoli;
  • eviscerato senza ledere gli organi vitali;
  • le parti virili e le interiora bruciati davanti ai suoi occhi;
  • decapitato;
  • squartato: il suo corpo diviso in quattro parti;
  • i quarti del suo corpo appesi in diversi angoli della città;
  • la testa conservata nella Torre di Londra.
Il condannato veniva condotto su un carretto al luogo dell'esecuzione, sulla pubblica piazza, in cui era posta una piattaforma di legno, su cui l'attendevano il carnefice e i suoi assistenti. Sulla piattaforma si ergeva il patibolo per l'impiccagione, un tavolaccio di legno per lo squartamento e una pira per bruciare gli organi strappati alla vittima. Il suppliziato era costretto a salire sulla piattaforma, dove veniva spogliato nudo e legate le mani dietro la schiena. Poi, condotto sotto il patibolo, veniva impiccato con il metodo del nodo corto, in modo che il collo non si rompesse. Prima che sopraggiungesse la morte, veniva prontamente slegato e condotto vivo al tavolo di squartamento. Le mutilazioni venivano praticate in un ordine che rendesse più atroci, per il loro significato e la sofferenza inflitta, quelle eseguite quando il suppliziato era ancora completamente vivo e cosciente.
L'esecuzione del supplizio si iniziava con la castrazione totale del condannato. Mentre gli assistenti gli tenevano ferme gambe e braccia, il carnefice legava una corda ben stretta intorno alla base del pene e dei testicoli del suppliziato, tirandoli in avanti e, con una lama molto affilata, li recideva di netto, alla radice nel corpo. Strappare la virilità a un uomo suppliziato, oltre all'inimmaginabile sofferenza inflitta alla vittima, aveva prima di tutto l'evidente significato di voler privare il suppliziato oltre che della sua dignità di essere umano, che veniva castrato vivo come un animale, anche della sua identità di uomo. Dopo avergli strappato i genitali, il carnefice praticava un taglio nel ventre, aprendolo e estraendone gli intestini, che poneva in una cassetta dalla forma circolare. Il carnefice stava attento a non ledere organi vitali, in modo che il condannato restasse vivo sino al termine del supplizio.
Vicino al tavolaccio di squartamento, veniva accesa una pira e su di essa veniva posto ogni pezzo di organo, cominciando dai genitali, per essere bruciato davanti agli occhi del suppliziato, ancora vivo. Quando il suppliziato era completamente eviscerato ma ancora vivo, il carnefice lo liberava dalle atroci sofferenze del supplizio, tagliandogli la testa. Eseguita la decapitazione, procedeva infine allo squartamento del corpo. Gli assistenti afferravano le gambe del suppliziato, divaricandole e sollevandone il corpo un po' in alto, come si vede nella visione frontale dell'esecuzione, riportata nell'immagine, quindi il carnefice con un'ascia lo divideva in quattro parti. Prima tagliandolo verticalmente dal centro dell'inguine, tra le due cosce, fino al collo, lo divideva in due metà. Poi queste due parti le divideva orizzontalmente, all'altezza del ventre, in altre due metà. I quattro pezzi del suo corpo in ognuno dei quali era presente una delle quattro membra, gambe o braccia, venivano esposti, legati per una delle membra, in diversi punti della città, scelti dal re.


domenica 12 giugno 2022

La gente del medioevo cenava tardi?

La maggior parte non ha cenava. Né facevano colazione e pranzo. In realtà spesso non seguivano lo schema dei tre pasti. Nel nord Europa le persone mangiavano secondo uno schema a due pasti. Avevano un pasto principale a metà mattina e un pasto secondario a metà pomeriggio. Come mai? A causa di ciò.



Sì, è un interruttore della luce molto pratico. Premi il pulsante e si accende una luce elettrica. Ne ho uno nella stanza che sto scrivendo in questo momento. Posso allungare la mano e spegnerlo quando voglio. Cosa succede quando lo spengo? Tutta la luce se ne va. Ho bisogno di trovare le mie pantofole al tatto, e per camminare con cautela almeno mi imbatto in qualche oggetto. Le case medievali (ma anche le case moderne e le prime case contemporanee) erano buie di notte. E intendo seriamente buie.


I ricchi potevano permettersi delle candele, che erano scandalosamente costose. Anche i ricchi usavano il minor numero possibile di candele perché erano così costose. Gli altri avevano luci di punta e lanterne a olio, che erano meno costose perché potevano essere fatte a mano e usavano grasso vecchio come combustibile, ma facevano ancora meno luce e sfrigolavano e bruciavano velocemente. Ciò rendeva quasi impossibile cucinare dopo il tramonto e piuttosto difficile da mangiare dopo il tramonto.

Per la maggior parte le persone facevano buon uso della luce del sole, mangiando il primo pasto della giornata dopo un tempo abbastanza lungo quanto necessario per cucinare un pasto completo da zero, quindi diciamo 3 ore dopo l'alba (non dimenticare che dovevano prima fare il fuoco), e l'ultimo pasto della giornata dovrebbe finire abbastanza presto da permettere alle persone di finire di mangiare mentre c'era ancora abbastanza luce. A volte i ricchi potevano permettersi di organizzare una festa che si prolungava oltre il tramonto. Servire il cibo dopo che si era fatto buio era considerato molto sofisticato per il semplice motivo che sarebbe costato molto bruciare abbastanza candele e lanterne per creare abbastanza luce per consentire di mangiare. E anche così la luce era tutt'altro che illuminata. Vai nella tua stanza, chiudi la porta e spegni tutte le luci tranne quella di lettura. Quella piccola luce sarebbe stata molto brillante per gli standard premoderni, ed è ancora dove le persone non hanno una scorta di luce elettrica.