Il termine "antisemitismo" riferito al Medioevo è fuorviante, se riferito all'Ottocento è a dir poco ambiguo.
Intanto perché con "semiti" si intendono molti popoli, lingue e religioni diverse. Non solo gli ebrei rientrerebbero nella categoria, ma anche la maggior parte di quelli che consideriamo "arabi" oltre a molti popoli dell'antichità come i Fenici e le loro colonizzazioni.
Annibale Barca, in quanto cartaginese, era a tutti gli effetti un semita.
Quindi sarebbe più opportuno il termine "antiebraismo" se non che, almeno in italiano, anche il termine "ebreo" è ambiguo, dato che ci si riferisce tanto al popolo antico, quanto alla religione.
Quando il Cristianesimo (nato peraltro
dallo stesso ebraismo) divenne religio licita e poi, con
Teodosio, l'unico culto ammesso, i problemi con gli ebrei si
intensificarono.
Al di là di alcune considerazioni degli stessi
Padri della Chiesa sugli ebrei (che sarebbero comunque da collocare
nel loro contesto e non travisare in chiave contemporanea), la
percezione era comunque negativa.
Gli ebrei venivano accusati
senza giri di parole di deicidio, un po' prendendo alla lettera
alcuni brani evangelici, un po' per differenziare ulteriormente il
Cristianesimo dall'Ebraismo.
Va infatti detto che, per un Romano o
Greco, gli ebrei e i primi cristiani erano quasi indistinguibili per
loro, e venivano disprezzati allo stesso modo.
Nel Medioevo va però detto che, eccettuate sporadiche persecuzioni (del resto a carattere locale e quasi mai avallate dalla autorità), raramente si assistette a episodi di più larga scala, almeno fino alla soglie dell'Età Moderna.
Data l'estrema frammentazione politica del Mondo medievale è impossibile fare affermazioni che siano valide unanimemente. In termini molto generali si può dire che quasi sempre le autorità mantennero una posizione piuttosto precisa: tolleravano gli ebrei e in molti casi li proteggevano, tuttavia li consideravano un gradino sotto i sudditi cristiani, proibivano ovviamente le conversioni alla loro fede e, in alcuni casi, li costringevano ad alcune limitazioni, non imposte ad altri sudditi.
Una di queste fu ad esempio chiuderli
forzatamente in ghetti, obbligarli a indossare vesti specifiche in
modo da renderli immediatamente riconoscibili o costringerli a fare
solo determinate professioni, perlopiù proibite ai cristiani.
Fu
così che gli ebrei europei si dovettero giocoforza specializzare in
alcuni particolari campi, come il prestito a interesse (per i
cristiani era teoricamente proibito perché assimilato all'usura), il
commercio di stracci e, in seguito, il taglio e commercio di diamanti
ecc.
Molte di queste attività peraltro associate alla ricchezza
non fecero altro che creare ulteriori malumori per i cristiani,
addossando agli ebrei tutti gli stereotipi che ancora oggi hanno,
come avidità, cupidigia e usura.
Grossomodo fu questa la situazione per tutto il Medioevo che cambiò poco con la Riforma Protestante. Da segnalare soltanto l'espulsione di ebrei e musulmani dai regni di Castiglia e Aragona da parte dei sovrani cattolici e le affermazioni dello stesso Lutero che si scagliò con veemenza contro gli ebrei
Lutero antisemita?
Nella tragica vicenda della Shoah, che viene ricordata in questi giorni, si intrecciano molti fattori di natura politica, sociale, psicologica su cui sono state condotte ampie analisi. Il fatto che questa terribile pagina di storia abbia avuto come epicentro la Germania, che spesso viene identificata con il protestantesimo luterano, ha suggerito a molti che si debba riscontrare un nesso causale fra Lutero e l’antisemitismo. C’è chi ha spinto questa connessione sino a parlare di un Lutero precursore di Hitler. Il prof. Daniele Garrone, docente alla Facoltà valdese di teologia a Roma, ha aperto quest’anno i corsi con una prolusione su questo tema verificando l’attendibilità della tesi.
Di tutt'altra matrice fu invece l'antisemitismo "scientifico" di fine 800 che vedeva gli ebrei (e non solo loro) come un popolo inferiore e a cui attingerà a piene mani Hitler e il suo Nazionalsocialismo.
I tedeschi di allora erano convinti che
l'ebraismo fosse più una razza (inferiore) che una religione. Quindi
non bastava che un ebreo rinnegasse la sua fede religiosa per essere
salvo, perché sempre di "razza ebraica" rimaneva.
Inoltre
c'è da aggiungere che le leggi razziali furono graduali: non si
arrivò che alla fine con la Soluzione Finale e i campi di
concentramento.
All'inizio ci fu più una sorta di apartheid, nel
quale agli ebrei vennero negati alcuni diritti, venne proibito loro
di insegnare o di esercitare determinate professioni, furono
obbligati a portare una stella gialla per distinguersi dagli ariani,
ecc.
Non era piacevole, certo, ma non era molto diverso rispetto
alle discriminazioni a cui gli ebrei, specie nell'Europa Orientale,
furono sottoposti fin dal Medioevo.
Per cui gli ebrei, finché fu
loro consentito, preferirono sopportare queste angherie e continuare
a ritrovarsi, praticare i propri culti e seguire le proprie
tradizioni.
A pesare ancora di più in senso
negativo sugli ebrei fu l'accusa di aver fatto perdere la guerra alla
Germania (il Primo Conflitto Mondiale) costringendola alla resa
quando avrebbe potuto resistere e forse vincere.
Secondo queste
teorie mai suffragate, furono i generali tedeschi di religione
ebraica a spingere per l'armistizio con gli Alleati, mentre il grosso
della popolazione avrebbe preferito combattere ancora.
In questo
caso gli ebrei furono tacciati altresì di tradimento, aumentando i
capi di accusa nei loro confronti.