martedì 22 marzo 2022

Qual è stata una cosa socialmente accettabile in epoca medievale ma che oggi sarebbe terrificante?



Medioevo. Epoca buia e piena d’ignoranza e malattie. É una domanda un po’ generale visto che quasi tutte le usanze di mille anni fa ci farebbero accapponare la pelle. Non si lavavano perché pensavano che le malattie passassero piú facilmente dai pori aperti e dalla pelle pulita. C’erano torture, schiavitú. Il sistema feudale, il re con un potere assoluto e giustificato dalla discendenza divina (le incoronazione venivano fatte dai papi), le crociate e le guerre religiose. C’era un po’ quello che c’é adesso nei paesi del terzo mondo e non solo. Tanta ignoranza, schiavitú e guerre.


lunedì 21 marzo 2022

La battaglia storica più terrificante per un soldato


Essere un soldato dell'Impero Ottomano mandato a combattere contro Vlad l'impalatore


Ci possono essere molte buone risposte. Logiche, ben argomentate. Psicosi traumatica nella seconda guerra mondiale, attacchi chimici nelle trincee della prima. Essere intrappolati in un bombardiere in fiamme o come un antico guerriero che si trovava a fare i conti col nemico faccia a faccia. Affrontare la minaccia della morte é senza dubbio un'esperienza che stravolge la vita di qualsiasi umano sano a prescindere dal suo schieramento.
Ma affrontare questo. Vlad l'Impalatore ha creato una foresta di morti e moribondi tutti impalati che gli ottomani hanno dovuto attraversare. Alcuni corpi gemevano, altri si contorcevano provando a protendersi verso di te, semplice soldato ottomano. Non puoi dormire ne accamparti vicino a loro. Il fetore é insopportabile. Tu sei lí a guardare corpi putrefatti e morenti ricoprirsi d'insetti dalla testa ai piedi, con feci che come bava colano sul palo sul quale ti sei sfortunatamente appena appogiato. Lo stesso palo dal quale una mano che tu credevi morta inizia a strusciarsi sul tuo volto. Sei costretto a rompere la sicura camminata della formazione per camminare attraverso questo paesaggio disgustoso.
Capisci che se ti arrenderai o sarai ferito e catturato in battaglia questo é ciò che ti aspetta. Vlad ti ha fatto capire chiaramente che qui non sei il benvenuto.
Ci sono trappole per animali e triboli sparsi ovunque. Mentre stai camminando all'improvviso il soldato al tuo fianco ha il piede tranciato in una tagliola o finisce impalato su di una picca nascosta. Devi fermarti ed aiutarlo. Nel farlo alzi lo sguardo e vedi un gruppo di poveri disperati infettati dalla peste bubbonica insieme a lebbrosi dalla pelle cadente, li vedi gemere e chiedere aiuto provando a farsi largo fra voi.
Nonostante questo riesci a raggiungere un corso d'acqua, dove tutti nella compagnia vomitate per ciò che avete appena visto e vi pulite da secrezioni e resti putrefatti. Ma assaggiando l'acqua del ruscello, vi accorgete che ha un sapore strano e che quindi vi sono stati rovesciati liquami, fango e probabilmente anche veleno. Riuscite a trovare una fattoria, che però é stata quasi del tutto bruciata, vi trovate pochissimo cibo.
Vi sistemate e tu stai per addormentarti, quando un tuo compagno cade su dei triboli che si piantano nelle sue braccia, nelle sue gambe e nella sua schiena. Ha bisogno del tuo aiuto per tirarli fuori. Un altro tuo compagno si alza per dare una mano al ferito, ma così facendo calpesta qualcosa che impala il suo piede.
Più tardi riesci comunque ad addormentarti. Ma poco dopo ti svegli nel cuore della notte trovando il tuo campo che và a fuoco. State subendo un raid notturno da parte di esploratori nemici condotti direttamente da Vlad. Non hai ordini e quindi neanche una formazione in cui disporti, ed é difficile capire da dove provengano esattamente i nemici.
Dopo tutto questo, il vostro comandante raccoglie i supersiti e annuncia che l'esercito deve ritirarsi. Dovete fare retromarcia e attraversare lo stesso incubo dei giorni passati senza alcun obiettivo fruttuoso e nessuna ricompensa. Hai resistito a tutte queste prove e superato tutti questi problemi nel nome del Sultano e del tuo dio Allah per nulla, e ora dovrai farlo di nuovo.


domenica 20 marzo 2022

Lo "ius primae noctis" era un diritto o una credenza senza fondamento?


Il diritto della prima notte, o Ius Primae Noctis in latino, era il diritto del nobile di fare sesso con una ragazza appena sposata nella prima notte di nozze, prima del marito. Ci sono dati di questa pratica di 4000 anni fa e il suo periodo più famoso è stato nel Medioevo, ma molti dubitano che sia realmente accaduto.


Esisteva davvero?
Gli storici non sono stati in grado di trovare fatti concreti al riguardo, nemmeno documenti dettagliati. È raro che essendo una pratica così diffusa non ci siano storie scritte a riguardo o una legge scritta che la supporti, come tante altre leggi che sono state scritte.
Esistevano molti rischi se un nobile dormiva con così tante donne: sebbene fossero vergini, egli stesso poteva trasmettere malattie a tutto il regno. D'altra parte, è possibile che alcuni monarchi e nobili abbiano eseguito questa pratica, ma ciò non significa che tutti lo abbiano fatto.
Tuttavia, ci sono forti prove che una donna dovrebbe chiedere al suo signore il permesso di sposarsi. Questa pratica prevedeva anche il pagamento di una tassa al proprietario del feudo e alla Chiesa in cambio di autorizzazione. Ciò ha avuto a che fare in particolare con le ragazze che sposano uomini nella terra di un altro signore. In questo modo si assicurarono di non perdere la cameriera in cambio di nulla.

Le prove e i fatti
Indipendentemente dal fatto che ci fosse o meno il diritto alla prima notte, la verità è che i proprietari terrieri potevano fare quello che volevano con i loro servi, e ciò includeva lo stupro di tutte le donne. Tuttavia, ciò non implica che esistesse una legge al riguardo, ma significava che erano state commesse brutalità.
Lo Ius Primae Noctis implica anche che molti matrimoni sono stati tenuti in segreto per evitare questo problema, nel caso in cui fosse davvero un'usanza costituita. Uno degli esempi di come questa risorsa è stata usata nel cinema è il film Braveheart (Brave Heart), in cui i nobili portano gli sposi per passare la notte con loro.
Le storie sulla prima notte provengono quindi dal pagamento della tassa e dall'autorizzazione che il signore doveva dare alle donne, sebbene non vi siano prove concrete dell'abuso sessuale. Tuttavia, è chiaro che il nobile poteva avere rapporti con queste donne indipendentemente dal fatto che fossero sposate o meno, e al momento desideravano.


sabato 19 marzo 2022

Un fatto storico che sembra vero ma in realtà è falso

 

La vergine di Norimberga, chiamata anche vergine di ferro, è una macchina di tortura inventata nel XVIII secolo ed erroneamente ritenuta medioevale. La macchina è un sarcofago antropomorfo di legno dotato all'interno di punte metalliche o lame che avrebbero la funzione di ferire il condannato postovi all'interno, teoricamente senza lederne gli organi vitali per prolungarne l'agonia fino alla morte.

Storicamente non si hanno prove dell'esistenza e dell'impiego della vergine di ferro. Il termine deriva da un esemplare risalente al XIX secolo proveniente dalla città di Norimberga. Così come altri oggetti del periodo, è ritenuto un falso storico creato ad arte per impressionare i visitatori dei musei. Infatti oltre a non esistere originali medievali del dispositivo, non si trovano fonti storiche che parlino di un suo impiego prima del XIX secolo. È quindi confermato che sia un mito risalente al XVIII secolo nel quale si percepiva il Medioevo come un'epoca oscura.


venerdì 18 marzo 2022

Lizza

Risultati immagini per Lizza medioevale



La lizza era un tipo di recinto di confine di grandi o piccole proprietà terriere o di castelli dove, in caso di assedio, i soldati facevano la guardia giorno e notte in epoca merovingia, cioè in epoca medievale.
Rappresentava un rifugio per i combattenti dei tornei di quell'epoca. Le lizze erano ufficialmente inserite nelle regole dei tornei come luogo dove era possibile ripararsi, riprendere fiato, bere e riposarsi. Proprio davanti a queste, prima dell'inizio dei tornei, era consueto il raduno delle squadre o formazioni partecipanti.


giovedì 17 marzo 2022

La più grande battaglia della storia

La Battaglia di Ujbardha nel 2 Settembre 1457, combattuta tra gli albanesi sotto la guida di Skanderbeg e l'esercito turco, da 80,000 uomini ben armati, mentre gli albanesi erano non piu' di 15,000 uomini. Tutto è avvenuto in sole 3,5 ore. Io ho visto il luogo in cui si è svolta la battaglia. Secondo le fonti, tutto si è combattuto a distanze molto ravvicinate diciamo con le mani. Sono stati uccisi con coltelli e spade corte più di 50,000 turchi e solo 258 albanesi.


mercoledì 16 marzo 2022

Quali sono le truppe mercenarie più famose di sempre?

I Lanzichenecchi, dal tedesco "Landsknechte", ovvero grossomodo “servitori del paese”, erano delle temibili truppe mercenarie germaniche che fecero il bello ed il cattivo tempo sui campi di battaglia europei a partire dalla seconda metà del XV secolo, per poi lentamente finire in declino – come un po’ tutte le truppe mercenarie rinascimentali – a partire dalla seconda metà del XVI secolo, quando gli eserciti nazionali iniziarono ad assumere una loro identità.



Essi sono noti in Italia soprattutto per la loro rappresentazione ne I promessi sposi, in cui Manzoni ci lascia intendere qual era la reputazione di cui godevano questi mercenari. Ed infatti, nel descrivere la loro discesa in Italia, egli così scrisse:

«Oltre tutti i danni che si potevan temere da un tal passaggio, eran venuti espressi avvisi al tribunale della sanità, che in quell`esercito covasse la peste, della quale allora nelle truppe alemanne c`era sempre qualche sprazzo»

Non deve stupire la cattiva nomea che i Lanzichenecchi si fecero durante la loro lunga attività bellica. Essi lasciarono il segno sui campi di battaglia rinascimentali non solo esclusivamente per il loro valore militare, seppur questi subirono dolorose batoste in più di una occasione, ma anche per le efferatezze di cui si macchiarono nel corso delle varie campagne che li videro partecipi, come ad esempio il celebre sacco di Roma del 1527, quando i Lanzichenecchi, rimasti scontenti dal magro compenso fino a quel momento accumulato (e fomentati dal loro odio per la chiesa cattolica), misero a ferro e fuoco l’antica capitale dell’impero romano, già di per se ridotta in uno stato decadente. Spezziamo però una lancia – anzi, un’alabarda – a loro favore: al sacco parteciparono con la stessa efferatezza anche truppe italiane e spagnole. Così lo storico del tempo Francesco Guicciardini descrisse lo scempio:

«Tutte le cose sacre, i sacramenti e le reliquie de' santi, delle quali erano piene tutte le chiese, spogliate de' loro ornamenti, erano gittate per terra; aggiugnendovi la barbarie tedesca infiniti vilipendi. E quello che avanzò alla preda de' soldati (che furono le cose più vili) tolseno poi i villani de' Colonnesi, che venneno dentro. Pure il cardinale Colonna, che arrivò (credo) il dí seguente, salvò molte donne fuggite in casa sua. Ed era fama che, tra denari, oro, argento e gioie, fusse asceso il sacco a più di uno milione di ducati, ma che di taglie avessino cavata ancora quantità molto maggiore.»



Certo il saccheggio e le violenze in guerra non erano prerogativa esclusiva dei mercenari tedeschi, ci mancherebbe, ma questi erano particolarmente feroci. Spesso, un po’ come tutte le truppe mercenarie, questi erano tanto più inclini al saccheggio quanto meno venivano pagati. Anzi erano gli stessi comandati che quando non riuscivano ad onorare la retribuzione promessa (la famosa “cinquina”, ovvero il compenso corrisposto ogni cinque giorni), permettevano ben volentieri ai sottoposti di darsi alla razzia, per rifarsi del mancato pagamento. D’altronde era il denaro quasi l’unico strumento per assicurarsi la fedeltà di questi uomini, come ovvio che sia, quindi era essenziale che questi fossero soddisfatti della retribuzione. Ne è testimone la diffidenza nutrita dagli spagnoli alla vigilia della battaglia di Pavia del 1525, quando il marchese di Pescara, Ferdinando Francesco D’Avalos, mise in guardia i propri uomini sugli alleati germanici sostenendo che questi fossero “non avvezzi a combattere per la gloria, per i trionfi e per la reputazione” ma che “vanno alla guerra come fossero operai

Per completare il quadro di cattiva fama che si portavano dietro i Lanzichenecchi, non possiamo non citare le condizioni igieniche e sanitarie in cui versavano queste truppe. Di certo la durezza della vita militare contribuiva al dilagare delle malattie, cosa piuttosto ovvia quando l’igiene non era al primo posto e tanti uomini si accalcavano in piccoli accampamenti. Difatti è acclarato che i Lanzichenecchi, ad esempio, fecero scoppiare una vera e propria emergenza sanitaria a Roma dopo il famoso sacco, poiché un tale ammasso di uomini in una città già di per se insalubre (qual era Roma al tempo) aveva quale ovvia conseguenza il dilagare di malattie contagiose. Ma questa non era una prerogativa dei mercenari tedeschi, ma una sgradevole conseguenza della guerra.

Un tocco di gioco d’azzardo ed il quadro è completo: essi erano grandi amatori di dadi e carte, portando in Italia un particolare gioco d’azzardo chiamato “zecchinetta” nella penisola. Insomma come diremmo oggi con un meme, erano violenti, sporchi e giocatori d’azzardo… ma avevano anche dei difetti. Però questi cattivi ragazzoni germani erano anche dediti alla religione. Era loro uso pregare e baciare il terreno prima di ogni battaglia.

Scherzi a parte, i Lanzichenecchi da un punto di vista puramente militari erano degli ottimi soldati, protagonisti di quella rivoluzione bellica rinascimentale che vide il ritorno della fanteria quale protagonista indiscussa dei campi di battaglia a scapito della cavalleria pesante e del diffondersi delle armi da fuoco, prima tra tutte l’archibugio. Certo, almeno inizialmente la loro valenza era adombrata dai loro mentori/nemici, la fanteria svizzera mercenaria armata di picca dalla quale Lanzichenecchi e Tercios spagnoli trassero in qualche modo ispirazione.

Anche se già dal medioevo era in uso in Germania per gli uomini delle fasce sociali più basse riunirsi in una sorta di associazione per offrirsi ai nobili dell’epoca quali milizie di facile impiego, la vera genesi dei Lanzichenecchi viene identificata nella volontà di Massimiliano D’Asburgo di usufruire di truppe armate di picca, sul modello svizzero, per avere ragione sulla Francia di Luigi XI. Già nella battaglia di Guinegatte del 1479, Massimiliano sconfisse i francesi grazie a questa nuova tipologia di fanteria.

Nei decenni a seguire i Lanzichenecchi assunsero sempre più una loro identità. Il reclutamento aveva inizio quando, in tempi immediatamente precedenti alla guerra o in costanza di questa, vi era bisogno di truppe per portare avanti la campagna. Il “mandante” per il reclutamento poteva essere chiunque, da una città libera all’imperatore, passando per un Duca facoltoso. Questi dava mandato ad un’altra figura, un impresario, sostanzialmente un militare d’esperienza con una certa fama ed influenza, il quale procedeva in prima persona al reclutamento.

Il “bacino” di reclutamento dei Lanzichenecchi era quello dell’alto corso del Reno e della Germania meridionale. Qui l’impresario emetteva un bando, il quale circolava tra città e villaggi. La maggior parte dei futuri Lanzichenecchi erano coloro che appartenevano ai ceti più bassi, figli di contadini ed artigiani, i quali accecati dalla possibilità di sfuggire ad una vita misera rispondevano numerosi al bando. Non era però improbabile che accorressero anche uomini di estrazione più elevata, comunque benestanti, i quali cercavano avventura e gloria.

Il giorno prestabilito chi volesse si recava presso la località stabilita nel bando in un giorno ben preciso, dove veniva passato in rassegna ai fini della idoneità fisica e del proprio armamento. Difatti quest’ultimo doveva essere portato autonomamente da ogni aspirante fante o comunque questi doveva portare i soldi necessari ad acquistare l’equipaggiamento. Durante l’ispezione inoltre l’impresario, detto Oberst, leggeva gli articoli del futuro contratto, avente ad oggetto i vari termini dell’ingaggio, la durata ed il soldo mensile. Se inizialmente le condizioni contrattuali venivano trattate dalle parti, in un secondo momento si ricorse a formule più o meno standardizzate che gli aspiranti Lanzichenecchi dovevano semplicemente accettare. Dopo la stipula del contratto, ognuno veniva registrato con nome ed arma in possesso, il grado assegnato e poi veniva corrisposta la prima mensilità. Vi era poi una sorta di cerimonia d’iniziazione: ogni fante passava sotto un giogo di alabarde incrociate.

Per quanto riguarda il soldo, vi erano delle differenze. Infatti, accanto al soldo normale, elargito ai fanti armati di picca, vi erano coloro che percepivano il Doppelsöldner, in italiano “doppio saldo”, ovvero per l’appunto una paga doppia. I beneficiari di questo trattamento privilegiato erano coloro i quali portavano con se un particolare equipaggiamento o svolgevano ruoli di rilievo.

Infatti il doppio saldo veniva elargito in primis a coloro i quali avevano un’alabarda o una spada a due mani, la celebre Zweihänder e comunque un’armatura a copertura del busto. Questi uomini venivano posti in prima linea o ai lati dello schieramento a quadrato e guidavano la carica. Proprio per questo “rischio extra” venivano pagati di più. Avevano accesso al doppio soldo anche i balestrieri e gli archibugieri. In totale gli armati che percepivano il doppio soldo erano ¼ del totale degli uomini. Percepivano il Doppelsöldner anche coloro che svolgevano particolari funzioni, come lo scrivano, il furiere, l’addetto all’assegnazione degli alloggi, il tesoriere, medico da campo, ma anche i pifferai e i portatori di stendardo, i quali in battaglia venivano posti al centro dello schieramento.


(notare l'armamento più particolare dei fanti di prima linea, in primis lo spadone a due mani)


Vi erano inoltre tutta una serie di altre figure addette ai compiti più disparati. Giudici, commissari che vigilavano sul rispetto delle regole disciplinari dei soldati. Una figura interessante era quella del Trossweibel, una sorta di commissario che vigilava su tutta quella folta carovana che seguiva i Lanzichenecchi durante le loro campagne. Molte persone, attratte dall’opportunità di profitto concessa dalla guerra si mettevano al seguito delle truppe. Si trattava di famiglie, commercianti, prostitute, lavandaie e chi più ne ha più ne metta. Figura essenziale era poi quella del rappresentante di truppa, una sorta di sindacalista rinascimentale, il quale si faceva voce dei diritti dei soldati dinnanzi ai superiori.

Unʼorganizzazione non indifferente era quella relativa allʼamministrazione della giustizia. La sua particolarità era che questa non era gestita da giuristi di professione, ma dagli stessi uomini della truppa. Solo nei casi più importanti il colonnello interveniva nelle vesti di Capo Supremo del Tribunale. Potremmo parlare di un vero “diritto lanzichenecchio”. Il giorno prestabilito per il processo venivano adunate le truppe e disposte delle panche in quadrato, dove sedevano un numero prestabilito di giurati scelti tra fanti, sergenti, alfieri e capitani. Veniva dunque dichiarata la materia della causa, civile o penale ed in seguito il processo aveva inizio con la lettura della lettera di impiego.

Passiamo ora all’equipaggiamento ed alle formazioni da battaglia dei Lanzichenecchi. Il grosso della truppa era armato con una picca lunga più di cinque metri ed estremamente pesante. La formazione standard infatti prevedeva che i picchieri si schierassero in quadrato o ad istrice molto densa e compatta, puntando le picche in avanti per formare una folta selva di punte ferrate contro il nemico. Questa formazione ricordava lo “schiltron” scozzese, o, vagamente, una falange macedone da cui differiva per una maggiore velocità di manovra ed una migliore flessibilità, cosa che non rendeva la formazione particolarmente vulnerabile agli attacchi laterali, a differenza delle antiche falangi macedoni. Una particolarità stava nell’utilizzo della picca da parte dei soldati. Infatti, se gli svizzeri impugnavano le loro picche a metà della loro lunghezza, i tedeschi preferivano impugnarla più infondo possibile, cosa che richiedeva un notevole sforzo fisico. Proprio a causa di questa scelta, la fatica doveva essere enorme, ragion per cui i picchieri abbassavano le picche solo pochi attimi prima di entrare in contatto col nemico. Oltre alla picca il fante era armato di Katzbalger, una spada a doppia taglio di circa 80 cm.

Come già detto in prima linea vi erano i beneficiari del doppio soldo armati di alabarda o di spadone a due mani Zweihänder, i quali avevano il preciso compito di menare fendenti a più non posso per spezzare le picche nemiche ed aprire un varco ai picchieri. Essendo protetti almeno di armatura pettorale, dovevano essere in qualche misura meno vulnerabili agli attacchi nemici.

Vi erano infine i tiratori, anch’essi beneficiari del doppio saldo, armati di balestra o di archibugio. Questi agivano con ampia libertà di manovra, salvo riparare dietro le picche in caso di pericoloso avvicinamento del nemico. Con il perfezionarsi delle armi da fuoco e l’introduzione del moschetto, i tiratori aumentarono di numero e iniziarono ad essere posti agli angoli delle formazioni quadrate. Essi sparavano a file alternate per garantire continuità di fuoco.

Quanto al vestiario, i Lanzichenecchi si distinguevano per il loro abbigliamento piuttosto stravagante e variopinto, con calzamaglie larghe e grossi berretti piumati. Pare che la particolare scelta di colori piuttosto disomogenea, fosse dovuta al fatto che il vestiario veniva ricavato dalla cucitura di più tessuti ricavati dai saccheggi. Pare che il loro vestiario fu tanto oggetto di scherno, quanto parte di una nuova moda per i ceti più alti.



Insomma, i Lanzichenecchi furono un “prodotto” di successo che prese parte a molti dei conflitti più importanti e non del rinascimento. Dalle guerre d’Italia alle fiandre, fino a seguire Massimiliano I nelle sue guerre contro i turchi ai confini dell’impero. Molte volse vinsero, altre volte furono duramente sconfitti. Una curiosa rivalità era quella con i picchieri svizzeri, i veri pionieri della fanteria rinascimentale, contro i quali i Lanzichenecchi presero belle batoste, come durante la guerra Sveva del 1499. Altre volte invece i Lanzichenecchi superarono i loro maestri, infliggendo loro gravi sconfitte, come nella battaglia della Bicocca del 1522, quando gli svizzeri si dimostrarono totalmente vulnerabili ad un uso più massiccio di armi da fuoco da parte dei Lanzichenecchi, perdendo tra i 3000 ed i 7000 uomini e 22 capitani. L’avventura dei Lanzichenecchi, come gran parte delle truppe mercenarie rinascimentali, andò tramontando attorno alla seconda metà del XVI secolo, quando iniziarono ad affermarsi gli eserciti nazionali.