domenica 6 marzo 2022

Chi aveva un miglior standard di vita, i contadini dell'impero Romano o quelli del Medioevo?

Senza ombra di dubbio i contadini del periodo Medievale.

  • Nessuna schiavitù, ciò significa che i contadini non erano costretti a lavorare per una remunerazione molto bassa. Inoltre, la "classe" contadina dell'Antica Roma era quasi inesistente, esistevano grandi proprietari terrieri che possedevano la maggior parte delle terre e lasciavano che gli schiavi facessero il loro lavoro.

  • Nessun grano economico dal Nord Africa (Tunisia, Egitto), terre altamente fertili che entravano in competizione con i coltivatori Europei che persero i profitti.

  • I Romani erano innovatori terribili per quel che riguarda l'agricoltura… Già agli inizi del periodo medievale i contadini passarono alla rotazione delle colture su due campi che rese le loro terre non solo sostenibili ma anche più produttive. Successivamente si passò alla rotazione delle colture su tre campi, ancora più produttiva ed inoltre aumentò notevolmente l'input nutritivo della popolazione.

  • Parlando di nutrizione, l'Europeo medievale medio era circa 2 cm più alto del Romano medio, questo è un buon indicatore di quanto fossero ben nutriti. Significa anche che i contadini del medioevo avevano uno stile di vita migliore dei cittadini romani.

  • I contadini Medievali avevano l'aratro pesante che gli permetteva di coltivare anche nelle foreste e nei terreni resistenti. Dunque potevano coltivare più terre.

  • I romani utilizzavano i buoi, mentre agli inizi del periodo medievale il buoi vennero sostituiti dai cavalli. Questo fu possibile grazi all'invenzione di un nuovo collare per cavalli e la diffusione dei ferri per cavalli. I cavalli viaggiavano più velocemente ed erano più facili da controllare e con queste invenzioni la loro vita si allungò. Questo inoltre aumentò la produttività e rese la vita dei contadini più confortevole ed economica.

  • I mulini ad acqua erano già conosciuti dai Romani, ma non erano diffusi, vennero adottati durante il periodo medievale, sfruttando la potenza industriale dell'acqua e del vento per lavorare il grano. Quei tipi di contadini, i mugnai, erano di solito i contadini più ricchi, non esisteva nemmeno un equivalente di un mugnaio nell'impero romano (dopotutto perché preoccuparsi, quando si può semplicemente usare il lavoro da schiavi a basso costo?).

Adesso due immagini per fare un confronto, la prima la casa media di un contadino Romano:



Una piccola capanna…

Adesso la casa dei contadini medievali:



Questa notevole differenza dovrebbe dirti tutto. (modifica: anche se probabilmente dovresti far finta che il camino non esista.)

I contadini romani erano un piccolo gruppo demografico in declino, mentre i contadini medievali prosperavano.


sabato 5 marzo 2022

Quali tattiche adottavano gli eserciti armati alla leggera contro la cavalleria pesante medievale?

Certo la cavalleria pesante medievale di tradizione occidentale risultò cruciale nei campi di battaglia del medioevo. I cavalieri cristiani erano delle vere e proprie “corazzate”, la cui armatura pesante divenne sempre più elaborata e sofisticata col passare dei secoli, sino a pesare decine di kg. I loro destrieri erano dei portenti, poiché venivano appositamente scelti per la loro capacità di per reggere il peso non indifferente dei loro padroni e venivano anch’essi corazzati, perlomeno sul capo. Il risultato era un fortezza in movimento, utilizzata quale forza d’urto inarrestabile per spazzare via le schiere nemiche. Certo, il rovescio della medaglia era una mobilità estremamente ridotta, ma per l’uso per la quale era concepita la cavalleria pesante feudale, questa svolgeva alla grande il suo scopo. Ma non è sempre andata bene.



Per rispondere alla domanda, possiamo concentrarci sull’esercito armato alla leggera per eccellenza, quello ottomano del XIV secolo. Certo anch’esso aveva reparti di cavalleria pesante, ma la sua forza risiedeva altrove. Nonostante nell’immaginario collettivo saltino spesso in mente scene di enormi eserciti turchi armati alla buona che si scaraventano sul nemico senza criterio, in realtà le tattiche di queste armate orientali erano tutt’altro che superficiali. Ne sono la riprova le cocenti sconfitte subite dall’occidente ad opera degli eserciti ottomani, spesso al prezzo di ingentissime perdite, ma anche quest’aspetto era in realtà parte di un più grosso disegno tattico, una sorta di effetto collaterale accettabile.

Possiamo prendere quale esempio portante la battaglia di Nicopoli del 1396, la quale vide fronteggiarsi l’esercito cristiano (in buona sostanza franco-ungherese) e quello ottomano guidato dal sultano Bayezid I. Nello scontro che ne seguì potremmo estrapolare un brillante utilizzo dell’esercito ottomano, la cui corazzatura non era minimamente paragonabile alla portentosa cavalleria pesante francese, guidata dal giovane ed inesperto conte di Nevers e posta all’avanguardia dell’armata cristiana.

Dalle accese diatribe scoppiate prima della battaglia su chi dovesse schierarsi in prima linea, come già detto, la spuntarono i francesi, rappresentati dal fior fiore dell’aristocrazia transalpina, imbardata e corazzata dalla testa ai piedi ed armati di lunghe lance d’urto, ritte verso il nemico e sostenute dal cavalieri sotto l’ascella. Le armature erano ormai così complete che da tempo si erano ormai abbandonati gli scudi. Dovremmo stimare la cavalleria francese in 2000 unità, consistente in 1000 cavalieri, ognuno dei quali portava con se uno scudiero (tale solo nel nome, poiché in realtà erano armati in modo non dissimile dei loro cavalieri). Seguivano, come d’uso al tempo, un certo numero di arcieri o balestrieri a cavallo, volti a supportare la carica della cavalleria pesante.

L’esercito ottomano del canto suo era formato innanzitutto dalla cavalleria feudale, chiamata timar, la cui composizione doveva essere molto eterogenea e solo in minima parte armata in modo pesante. Anche il concetto di cavalleria pesante, per gli ottomani, era relativo. Difatti questa frazione dell’esercito non poteva comunque essere paragonata all’omologo contingente francese. Le armature consistevano in cotte di maglia con placche metalliche e lance ben più leggere, tanto che era in uso a questa cavalleria portare ancora lo scudo, abbandonato invece dai “colleghi” cristiani, proprio in virtù della completa protezione offerta dalle loro sofisticate armature.

Il resto della cavalleria era armato alla leggera, in particolare con il tradizionale arco. Un contingente consistente doveva essere composto dagli Aqinji, cavalleria estremamente mobile e fastidiosa, i cui compiti spaziavano dalle manovre diversive alle esplorazioni.

Per quanto riguarda la fanteria invece questa era composta da un misto di Azab e Giannizzeri (il corpo scelto dell’esercito). Ancora una volta, anche questa componente dell’esercito era armato alla leggera, in particolare con l’arco turco e picche.


(Gli Azab, in turco letteralmente i ‘’non sposati’’, avevano una vasta gamma di armi. Questi includono le armi ad asta, come il tirpan e l'harba, nonché la balta (alabarda). Oltre alle armi ad asta erano armati con una varietà di mazze, archi, sciabole e, in misura più rara, balestre. In seguito furono invece adottate le pistole.)

La battaglia ebbe inizio con la carica della cavalleria francese, la quale intendeva spazzare via la prima linea turca, formata dai cavallieri Aqinji. Questi ultimi, ben consapevoli della loro inferiorità e altrettanto ben istruiti dai loro comandati, presero ad infastidire e provocare i cavalieri francesi, - dando anche l’impressione di essere sul punto di fuggire dal campo - i quali appunto caricarono. Fu a quel punto che i cavalieri ottomani si ritirarono velocemente su per la collina alle loro spalle.

Fu in quel momento che si scoprì alla vista dei francesi alla carica, la fanteria leggera ottomana, schierata dietro una fitta selva di picche e pali appuntiti infissi nel terreno, dietro ai quali migliaia di soldati scoccavano le loro frecce contro la cavalleria francese. Quest’ultima si trovò impacciata tra i pali di legno infissi nel terreno, fermando la carica e spendendo del tempo a rimuovere gli ostacoli posti dagli ottomani, tutto ciò sotto una pioggia incessante di frecce. In questa fase le perdite non dovevano essere esagerate, grazie alla corazzatura dei francesi, ma di sicuro molti cavalieri si ritrovarono appiedati, poiché i loro cavalli erano sicuramente più vulnerabili al lancio dei dardi. Rimossi gli ostacoli, la cavalleria riprese l’assalto ed ebbe facilmente ragione della fanteria ottomana, la quale si ritirò, decimata, ai lati dello schieramento.


(cavalleria ottomana)


A quel punto i francesi si trovarono davanti nuovamente di Aqinji, i quali accettarono lo scontro, subendo varie perdite per poi ritirarsi ancora più su per la collina, fino alla sua sommità. Accettare lo scontro palesemente impari e ritirarsi, era esattamente il loro scopo. Dopo questa seconda fase i francesi avevano praticamente risalito tutto il versante nord della collina. È sulla sommità che si ritrovarono il grosso dell’esercito ottomano, sino a quel momento celato dall’altro versante della collina.

I cavalieri francesi dovevano essere atterriti. La ritirata fu chiamata precipitosamente, ma la situazione era compromessa. Più della metà dei cavalieri erano ormai appiedati, avendo perso i cavalli durante gli scontri. La carica frenetica ed il successivo inseguimento contro gli ottomani in apparente rotta aveva scompigliato le fila francesi: i cavalieri erano ormai isolati in piccoli gruppi, feriti e stanchissimi per la faticosa risalita del colle. La ritirata non ebbe mai luogo poiché i velocissimi reparti ottomani presero a circondare i francesi, massacrandoli uno ad uno, a parte coloro che si arresero. E lo fecero in tanti. Dopo la battaglia infatti, molti nomi di lusso erano nelle mani ottomane, i quali chiesero ingenti riscatti per i rampolli francesi.

L’esempio portato da questa battaglia credo sia perfetto in ogni suo punto. Un esercito armato alla leggera, grazie alle sue tattiche sopraffine, era riuscito ad annientare un folto numero di cavalieri pesanti francesi, i quali, in un puro corpo a corpo, avrebbero macellato gli ottomani senza problemi.

Certo, vi è chi direbbe che il numero giocava a favore degli ottomani, ma gli storici sono concordi nel ritenere che questa sproporzione di forze giocò un ruolo molto più marginale di quanto si creda.

La vera forza risiedeva nel fatto che gli ottomani giocarono tutto sulla loro flessibilità. La tradizione militare degli stessi derivava dai terribili metodi di combattimento dei popoli nomadi delle steppe: cavalleria veloce ed armi da getto. I comandanti ottomani, facendo leva su queste peculiarità, tendevano a sfinire il nemico con un’incessante lancio di dardi e con fughe simulate, le quali fiaccavano e costringevano il lento e macchinoso bersaglio ad un inseguimento impari, data la velocità delle milizie ottomane. Quando i vertici delle armate orientali lo ritenevano opportuno, e cioè quando il nemico era abbastanza stanco ed isolato, veniva ordinato l’attacco in massa con tanto di accerchiamento.

Una considerazione finale: questo tipo di tattica richiedeva una ferrea disciplina e di conseguenza una forte autorità sul campo, per così dire, centralizzata. Questo gli ottomani lo sapevano alla perfezione, così come sapevano che invece il dilagante individualismo, frutto della retorica eroica e cavalleresca occidentale, avrebbe favorito la loro strategia, attirando in trappola i valorosi (ma talvolta sprovveduti) cavalieri cristiani.


In basso, rappresentazione della battaglia di Nicopoli


venerdì 4 marzo 2022

Le balestre come funzionano a differenza degli archi?

Nella balestra la corda non veniva tesa a mano come negli archi, ma c'era un meccanismo che tendeva la corda e la torceva fino a raggiungere il punto di massima tensione, dove veniva bloccata da un gancio.

C'erano meccanismi di caricamento di vario tipo, a leva, a martinetto o a crocco. La freccia veniva lanciata con un primitivo grilletto che rilasciava il gancio.


Vari tipi di balestre con diversi sistemi di caricamento.


La balestra aveva una portata e una precisione minore, ma in compenso aveva altri vantaggi rispetto all'arco: il primo è che la torsione della corda permetteva di imprimere maggiore forza nella freccia, che potevano anche perforare un'armatura in piastra d'acciaio, inoltre non dovendo tendere la corda a mano richiedeva meno forza da parte dell'utilizzatore rispetto all'arco.

La balestra avevo però il difetto di essere un'arma che richiedeva molto tempo per essere ricaricata, quindi i balestrieri spesso combattevano protetti da un grande scudo chiamato palvese. A volte i balestrieri combattevano in coppia con un soldato che reggeva lo scudo e una lancia, in modo da garantire maggiore protezione.



giovedì 3 marzo 2022

Gli Aztechi erano letali, distruttivi e brutali come i conquistadores spagnoli?

Erano peggio.



So che questa risposta stupirà molti convinti che gli europei fossero sempre i peggiori ma in realtà gli aztechi erano talmente brutali da non essere così tanto ben voluti neanche dalle tribù circostanti e dalla popolazione stessa quando i segreti vennero a galla.

L'impero azteco più recente, conosciuto come triplice alleanza azteca(chiamato così poiché formato dall'unione di 3 città stato) nacque nel 1325 e finí nel 1521.

Era sostanzialmente una teocrazia che esercitava un controllo ferreo sulla popolazione tramite i sacrifici umani, questo si pensa avvenisse per far mantenere il potere alla casta religiosa e perché la popolazione era molto grande e le risorse non erano così abbondanti.

È stato paragonato da molti storici alla stregua dell'impero assiro, che era uno se non il più violento del mondo antico conosciuto.

Il creatore dell'impero come lo conosciamo oggi fu Tlacaelel.

Fu lui che una volta raggiunto il massimo potere decise di bruciare tutta la storia antica degli aztechi, distruggendone i libri dicendo che erano pieni di inesattezze e riformò totalmente l'impero.

Creò l'istituzione della guerra rituale (una guerra "civile" combattuta in tempo di pace per ottenere gente da sacrificare) così da creare un esercito sempre pronto e far sì che i sacrifici fossero all'ordine del giorno con la giustificazione che servissero per far muovere il sole.



Tutte queste pratiche vennero scoperte da Cortez, che vorrei ricordare non fu subito aggressivo, ma chiese più volte di essere lasciato libero di esplorare il territorio cosa che gli aztechi non tolleravano.

Quando Cortez durante le sue esplorazioni venne a conoscenza di ciò, con queste informazioni, riuscì a far passare molti aztechi dalla sua parte che combatterono insieme ai pochi spagnoli nelle guerre azteche e furono fondamentali per la vittoria europea.

Detto ciò, il genocidio di tali popolazioni non avvenne per cause belliche, seppur la supremazia europea faceva si che anche 600 spagnoli riuscissero a battere eserciti 5 volte superiori a loro in numero, non era interesse di Cortez ucciderli tutti.



La maggiorparte delle morti avvennero per la fusione con le popolazioni europee che trasmisero loro malattie a cui non erano pronti, anche un semplice raffreddore era letale per la maggiorparte degli aztechi ed in molti pensano che la principale malattia che fu letale per gli aztechi fu la salmonella.


mercoledì 2 marzo 2022

Qual è stata la "Guerra del secchio"?

Fu una guerra combattuta nel 1325 nel nord Italia tra le città-stato di Modena e Bologna.

È così chiamata perché i soldati di Modena, dopo aver sconfitto i bolognesi nella battaglia di Zappolino, inseguirono i nemici che si ritirarono all'interno delle mura della loro città e per deriderli presero come trofeo il secchio del pozzo che stava di fronte le porte della città.

Fu quindi esposto sulla cattedrale di Modena.



Nel diciassettesimo secolo il poeta modenese Alessandro Tassoni scrisse una poesia parodistica intitolata "Il secchio rubato" (La Secchia Rapita), in cui racconta questi eventi in modo satirico in cui anche gli dei dell'Olimpo si schierarono con i bolognesi o i modenesi, come nell'Iliade si erano schierati dalla parte dei Greci o dei Troiani.

È principalmente per questo che divenne nota con il nome "Guerra del Secchio".


il secchio, oggi esposto nel comune di Modena.


Tuttavia, la guerra tra Modena e Bologna fu una delle tante guerre tra le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini che infiammarono l'Italia nel Medioevo.

Bologna era la principale città guelfa (cioè pro-papale) della Romagna e si stava espandendo nei territori circostanti, sopratutto contro Modena, una città ghibellina (cioè pro-imperiale).

I modenesi furono tuttavia guidati da uno dei migliori capi dell'epoca, Passerino Bonacolsi, signore di Mantova, che aveva ottenuto anche la signoria su Modena dall'imperatore.

Bonacolsi era un comandante militare di grande esperienza e nonostante l'inferiorità numerica del suo esercito riconquistò alcuni dei castelli occupati dai bolognesi.

Nella battaglia di Zappolino, guidò l'esercito modenese composto da circa 8.000 soldati e sconfisse i bolognesi, che invece avevano 32.000 uomini.

L'inaspettata vittoria dei modenesi fu tuttavia vanificata da un trattato di pace di fatto imposto dal papato in cui fu ripristinato lo status quo tra le due città.


martedì 1 marzo 2022

Che tipo di denaro usava l'Europa medievale?

La forma più interessante di "denaro" medievale utilizzata per pagare le transazioni e ricompensare i seguaci fedeli era: gli anelli da braccio, a volte chiamati Ring Money.



Giura di essere il mio uomo e ti regalerò questo anello. Ecco fatto, prendi il prezioso anello, sei mio adesso.

I signori della guerra vichinghi avrebbero mostrato la loro ricchezza e il loro successo, indossando anelli per le braccia. Che funzionerebbe come denaro quando richiesto, rimuovendo gli anelli del braccio e tagliandoli (incidere) in argento per hackerare e poi pesare la quantità richiesta.



The Spillings Hoard, il più grande tesoro vichingo mai trovato, includeva centinaia di anelli per le braccia.

Anelli da braccio, argento pirata e monete provenienti da paesi lontani come il Medio Oriente, sono stati trovati in molti tesori del Nord Europa e delle isole britanniche. Questa forma di denaro era comune tra le società guerriere per secoli in tutta l'Europa medievale e probabilmente comportava la fusione di monete e lingotti d'argento saccheggiati e la riforgiatura del prezioso metallo in anelli da braccio, in modo divertente.

Avvita piccoli sacchi di monete civili. I vichinghi usavano anelli per le braccia, soldi adatti ai guerrieri. Buona fortuna a borseggiare i guerrieri medievali europei.


lunedì 28 febbraio 2022

Le donne ribelli per eccellenza

Artemisia Gentileschi, la pittrice italiana del '600 che si rifiutò di sposare il suo stupratore (peraltro giá sposato). Dovette affrontare un processo molto umiliante in cui fu accusata da falsi testimoni di aver provocato l'accusato e in cui il suo corpo nudo fu esposto alla vista del popolo, subì numerose visite ginecologiche umilianti e fu sottoposta a tortura perché ammettesse che era stata lei a provocare chi le aveva fatto violenza. Tuttavia vinse la causa e anche se lo stupratore ebbe una pena minima fu un processo epico, perché per la prima volta ad una donna furono riconosciuti i suoi diritti.



Ipàzia di Alessandria, la matematica, filosofa e astronoma dell'antica Grecia lapidata da una folla di cristiani fanatici perché non volle convertirsi alla religione cristiana (sí anche i cristiani uccidevano chi non si convertiva, come l'Isis oggi). Era di religione pagana ed un'ottima astronoma e matematica; a lei si devono l'intuizione che l'orbita del Sole fosse ellittica, l'idroscopio per la misura dei liquidi e gli studi che permisero al suo allievo Sinesio di costruire l'astrolabio, al punto che fu messa a capo della scuola di Alessandria. La sua ostinazione nel non volersi convertire, unita alle proteste degli ebrei, anche loro discriminati, fu la miccia che diede luogo al suo assassinio. Un predicatore di nome Pietro sobillò una folla di cristiani fanatici che la linciarono, fecero a pezzi il suo corpo ed infine la bruciarono, mica male per una religione che in teoria si basa sull'amore fraterno e la carità. Oggi é considerata una martire della libertà di pensiero.