Come è noto,
Hernan Cortés in poco più di due anni
(1521-22) conquistò tutto il Messico e distrusse l'impero degli
Aztechi, alleandosi con tutte le popolazione scontente del loro
dominio. Probabilmente solo con una persona del popolo azteco si
dimostrò fedele e riconoscente: con
Malinche.

Era una traduzione di Montezuma il
donare ai suoi ospiti più illustri delle giovani da “compagnia”.
Il 15 marzo 1519 a Cortés furono offerte 19 ragazze, che lui fece
immediatamente battezzare. Per la cultura spagnola era infatti
lecito il concubinato, a patto che le amanti
fossero cristiane.
Tra esse c’era la splendida
diciannovenne
Malinche, nata da una nobile famiglia, ma caduta
in disgrazia alla morte del padre, il governatore dell’importante
città di Paynalla. La madre si era risposata e in combutta col nuovo
marito, si era sbarazzata di lei vedendola come schiava.
Parlava il nahuatl, oltre alla lingua
maya, e quando imparò anche lo spagnolo, il conquistador le chiese
di diventare la sua interprete.
In cambio le avrebbe combinato un prestigioso matrimonio, dato grandi
ricompense e donato
la libertà.
La
donna, divenuta la sua amante, gli partorì un figlio, battezzato
Martin
(1523-1595).
Ebbe un ruolo decisivo: si trasformò in una spia,
rivelandogli anticipatamente molti agguati, e fu una diplomatica,
traducendo al re Montezuma i principali dogmi del cristianesimo e
sottolineando quanto fosse auspicabile che gli indios si
sottomettessero a Carlo V.
Cortés
rinunciò a lei solo quando fu raggiunto dalla moglie legittima, ma
mantenne le promesse. Le donò
la libertà e le assicurò un’ottima posizione sociale
attraverso
il matrimonio con Juan Jaramillo, un nobile hidalgo.
I
due si stabilirono a Città del Messico ed ebbero una bambina, Maria.
A Malinche non fu
permesso di tenere con sé Martin,
che fu affidato alle cure di un cugino di Cortés.