sabato 25 dicembre 2021

Da dove deriva l'espressione "hip, hip, hurrà!"?



La prima versione di questo grido di trionfo fu adottata dai crociati nel medioevo.

Si pensa che "hip" sia una corruzione di "hep": "Hierosolyma Est Perdita", cioè "Gerusalemme è caduta".

"Hurrà!" potrebbe venire dall'antica esclamazione della Slovenia Hu-raj!, cioè "in Paradiso!", grido con cui venivano messi a morte i nemici dei cristiani.


venerdì 24 dicembre 2021

Quale battaglia storica è stata un massacro a causa dell utilizzo di nuove scioccanti armi?

 Tenochtitlán 1521, un assedio navale sul lago che circondava la città, gli spagnoli costruirono 13 piccoli brigantini con un cannone a prua e affondarono tutte le canoe degli aztechi, più di 3000.




giovedì 23 dicembre 2021

Un fatto incredibile

Filippo IV il Bello, nella volontà di distruggere l’Ordine dei Templari con il quale era tremendamente indebitato, fece bruciare al rogo il grande maestro Jacques de Molay, il 18 Marzo del 1314.

Quando il grande Maestro vide il rogo, chiese ai suoi giustizieri di essere rivolto verso la cattedrale e disse:

Vi prego di lasciarmi unire le mani per un’ultima preghiera. Morirò presto e Dio sa che e’ ingiusto. Ma io vi dico che la disgrazia cadrà su coloro che ci condannano ingiustamente.”

E poi rivolgendosi al papa Clemente V e al re Filippo il Bello aggiunse “Vi affido entrambi al tribunale di Dio, tu Clemente nei prossimi 40 giorni e tu Filippo prima della fine dell’anno”.

Pare, inoltre, che rivolse ulteriori parole volte a maledire tutta la stirpe di Filippo il Bello, fino alla 13esima generazione.

La predizione di Jacques de Molay si realizzò in breve tempo, poiché il papa Clemente V morì un mese dopo e il re Filippo il Bello fu vittima, nello stesso anno, di un incidente di caccia a Fontainebleau.

La maledizione sembra essersi protratta, nel corso dei secoli, con la decapitazione di Luigi XVI, discendente della tredicesima generazione di Filippo IV.

La leggenda narra che il boia disse:

"De Molay è vendicato"

Fu così che si arrivò all’apice della Rivoluzione Francese, nel 21 gennaio del 1793.

Pensa quanto questo fatto incredibile abbia fatto saltare la testa a Luigi XVI.


mercoledì 22 dicembre 2021

Un atto di crudeltà umana poco conosciuta ma estremamente inquietante

Simulazione di annegamento



Risalente all’inquisizione spagnola, la crudeltà di questa tortura non deriva dal dolore provocato, bensì dalla sensazione di sentirsi morire. Il malcapitato viene immobilizzato in posizione supina, inclinato in modo da avere i piedi più in alto della testa. Una volta immobile, il suo viso viene ricoperto da un panno e gli viene versata acqua in modo continuo, invadendo le vie respiratorie.


martedì 21 dicembre 2021

Se una persona di oggi facesse l'amore con una persona dell'antichità, in cosa potrebbe restare stupita?

(Premessa: ho tralasciato la ridicola questione della puzza, perché in una domanda fantastorica come questa non ha senso, in quanto l'elaborazione cerebrale dell'odore è influenzata dalla storia e dalla conoscenza).

I recenti studi sulla vita sessuale del medioevo, brillantemente riportati dallo storico e divulgatore Alessandro Barbero, ci raccontano bene senza grandi tabù, quale naturalezza, libertà e quale centralità, nella vita delle persone, avesse la sessualità nell'antichità. Cioè, non come ce lo aspettiamo sfogliando i manuali di storia.

Dal diritto al piacere, uguale per gli uomini e per le donne compreso il clero, all'omosessualità, che non sarà stata legalmente approvata, ma di sicuro era accettata, o quantomeno sul tema si chiudeva un occhio.

Nella lezione del medievista ci sono tantissime informazioni tratte dai documenti e dalla letteratura che ci consentono anche di rivedere in una chiave diversa i grandi classici, a partire dalle straordinarie novelle di Boccaccio, che non sono quella cosa che tutti pensano, al punto che si usa l'aggettivo Boccaccesco per definire la sessualità come una cosa sconcia! Anzi, a letto ci si capiva benissimo senza usare neanche un termine sconcio.

Il sesso come "passione morbosa" o "appetito perverso" ecc., sono concetti recenti che dalla fine dell'800, ad oggi, hanno talmente offuscato e imbrigliato di tenebra l'atto sessuale da renderlo poco spontaneo. Prova ne è il fatto l'enorme diffusione della pornografia, alla quale siamo ormai talmente assuefatti, che senza questa stimolazione apparentemente "liberatoria" dell'immaginario, pare proprio che nessuno riesca più ad avere rapporti sessuali. Oggi si ritiene il sesso non più un fatto naturale, ma culturale. Da questo punto di vista direi che un uomo dell'antichità ci potrebbe trovare paradossalmente medievali!

Questa dunque sarebbe senz'altro la cosa che ti stupirebbe maggiormente, se dovessi trovarti ad avere un rapporto sessuale con una persona dell'antichità: la spontaneità e la naturalezza del "gesto", che non richiedeva il "supporto" di suggestioni culturali, perché era semplicemente "normale".


lunedì 20 dicembre 2021

Cos’era il cottìo?

Il cottìo era un’antica tradizione romana, propria del periodo natalizio. La parola deriva dal latino medievale coctigium, “quotidianamente”.



A Roma (ma non solo) la vigilia di Natale era caratterizzata dal fatto che sin dalle prime luci del 23 dicembre e fino alla mezzanotte era tradizione recarsi al mercato del pesce. Questo perché il 24 dicembre la tradizione cristiana impone la rinuncia a tutto ciò che in cucina prevede l’uso di carni e derivati, indirizzando perciò tutto il popolo sul pesce.

Perciò i venditori organizzavano una vendita all’asta del pesce, e questa occasione veniva chiamata dai romani cottìo. Il mercato durante questa occasione brulicava di gente benestante che ostentava le proprie ricchezze.

I popolani erano anche presenti, ma inizialmente non erano parte attiva della compravendita, bensì godevano dello spettacolo di un ambiente allegro, colorato e rumoroso. Solo quando i facoltosi abbandonavano il mercato, compravano il pesce rimasto a buon mercato.

Coloro che si recavano al cottìo senza avere purtroppo la possibilità di acquistare, ricevevano solitamente un cartoccio di pesciolini fritti, di tradizione offerto dagli stessi venditori del pesce.

Oggi il cottìo non esiste più: già dal XIX secolo questa pratica andò spegnendosi.


domenica 19 dicembre 2021

Cosa sarebbe accaduto se l'Ungheria non fosse stata invasa dagli Ottomani nel 1526?

Nel 1522, la grande fortezza cristiana di Rodi era stata presa e gli Ottomani avevano riconquistato il dominio nel Mar Mediterraneo. Tutte le loro risorse potrebbero ora essere reindirizzate verso la terraferma. Il loro obiettivo era il Regno d'Ungheria, una terra fragile e piena di caos interno. La campagna ottomana sarebbe culminata nella battaglia di Mohács, una delle battaglie più significative della storia dell'Europa orientale.



Era stata l'ambizione degli Ottomani conquistare il cuore dell'Europa sin dal sultano Mehmed II (1451–1481). Gli Ottomani sapevano che il Regno d'Ungheria era la porta che poteva condurli nel cuore della cristianità; e con l'attuale clima politico in Europa gli ungheresi riceverebbero poco o nessun aiuto contro questa invasione in attesa. Il regno di Solimano iniziò con la conquista della fortezza di Belgrado controllata dagli ungheresi nel 1521.

Dal 1490, il regno ungherese era bloccato in una spirale discendente. Il re Ladislao II (1490-1516) era un re inefficace che cercò di compiacere la propria nobiltà vendendo loro quasi tutti i suoi possedimenti reali, ma riuscì solo a conferire potere ai magnati ungheresi. L'esercito permanente dell'Ungheria fu sciolto dai signori desiderosi di aumentare i propri profitti. Le cose peggiorarono nel 1514 quando un uomo d'arme di nome György Dózsa formò una crociata di 40.000 contadini originariamente destinata ad attaccare gli ottomani, ma si trasformò in una rivolta su vasta scala contro i magnati ungheresi. La rivolta fu brutalmente repressa dal Voivoda di Transilvania, John Zápolya e oltre 70.000 contadini sarebbero stati catturati e torturati in seguito.

Il giovane re Luigi II salì al trono ungherese nel 1516. Il regno era diviso e vulnerabile. Nel 1526, il sultano Solimano I lasciò Costantinopoli alla testa di un enorme esercito di 50.000 - 100.000. Suleiman sapeva che il posto migliore per gli ungheresi per resistere era la foce del fiume Drava, sotto la città di Osijek. Gli ottomani presero Petrovaradin dopo un assedio di 2 settimane, poi la città di Ilok cadde dopo poca resistenza. Quando Suleiman arrivò al fiume Drava, si aspettava di incontrare un enorme esercito ungherese, ma invece fu sorpreso di scoprire che non c'era nessun nemico lì.

Il re Luigi II aveva radunato un esercito di 25.000 uomini nella città di Tolna. Mandò il suo vice Stephen Báthory a difendere a tutti i costi la foce del fiume Drava. I nobili si rifiutarono di eseguire l'ordine, dichiarando che avrebbero seguito solo il re stesso. Così il re ungherese condusse il suo esercito litigioso in un grande campo aperto vicino alla città di Mohács, dove avrebbero incontrato l'esercito ottomano. Il 29 agosto 1526 iniziarono i combattimenti. L'ala destra dell'esercito ungherese caricò gli ottomani. I cavalieri rumeli non erano preparati per l'assalto e la cavalleria pesante ungherese sfondava le prime due linee di difesa ottomana. Ispirata da questo successo iniziale, anche la seconda linea ungherese si unì alla battaglia. Gli ungheresi litigarono coraggiosamente, sfondando nella posizione del Sultano.

Tuttavia, quando gli ungheresi entrarono nel raggio della fortezza del carro ottomano, una raffica di cannoni e artiglieria inflisse gravi danni alle loro linee. Subito dopo i giannizzeri caricarono i cavalieri ungheresi. Travolgendoli, la marea iniziò a cambiare. Dopo tre ore di mischia, anche la riserva ottomana si unì alla battaglia. Con il Gran Visir Ibrahim in testa, lanciarono un contrattacco, respingendo gli ungheresi nel loro campo. Gli ungheresi, numericamente completamente sopraffatti, non furono in grado di arginare l'assalto. L'infranto accerchiato fu massacrato e anche i cavalieri subirono pesanti perdite. Nel caos, il suo cavallo aveva gettato il re Luigi II in un ruscello e la sua pesante armatura lo aveva trascinato in una tomba d'acqua. La battaglia si era conclusa con una vittoria decisiva per gli ottomani, il governo del Regno d'Ungheria era stato effettivamente annientato.

Suleiman si aspettava un esercito più potente da un regno che un tempo era un formidabile nemico, quindi mantenne le sue forze di stanza a Mohács per alcuni giorni dopo la battaglia, aspettandosi che arrivassero altre forze nemiche. Quando nessuno venne, avanzò verso la città di Buda. Gli Ottomani saccheggiarono la città per un mese, poi tornarono a Costantinopoli, portando con sé un immenso bottino, inclusi libri preziosi della Bibliotheca Corviniana di Mattia Corvino e un enorme cannone che Giovanni Hunyadi aveva catturato dagli Ottomani durante l'assedio di Belgrado nel 1456 .