Non è scontato che ci riuscissero. Ci
sono testimonianze scritte che parlano di uomini tornati dalla guerra
con i tipici segni di PTSD (acronimo inglese per
disturbo post traumatico da
stress). Abbiamo a disposizione diari di cavalieri tormentati
dalle immagini dei loro compagni caduti in battaglia.
Queste fonti sono comunque piuttosto
rare se messe a confronto con i dati sui disturbi post traumatici da
stress delle guerre moderne. Ad esempio, il 31% dei veterani del
Vietnam ne erano affetti e la stessa cosa vale per il 10% dei soldati
che parteciparono ai conflitti successivi). Ci sono diverse ragioni.
La prima è che le testimonianze antiche ci giungono da persone
abbienti del passato (che raramente combattevano in prima fila) e la
seconda ragione è che gli stili di combattimento sono cambiati molto
da allora; la terza ragione: poche persone conobbero il "vero
campo di battaglia" in passato.
- Le testimonianze dei soldati abbienti
La maggior parte delle fonti storiche
che abbiamo proviene dal 1% più ricco della popolazione del passato.
Innanzitutto sapevano scrivere e lo facevano spesso dato il loro
status sociale, inoltre le loro testimonianze venivano conservate con
più cura, poiché i loro discendenti avevano grande interesse a
leggerle e preservarle.
In ogni caso, tutta la nostra
conoscenza storica è fortemente distorta perchè basata sugli
scritti dei ricchi, quindi sul modo in cui essi vedevano la società
di allora. La stessa cosa vale per le loro testimonianze di guerra.
Nel complesso, i nobili potevano permettersi un cavallo e quindi
facevano parte della cavalleria che era tendenzialmente la componente
più protetta dell'esercito. Nel simposio di Platone veniva
sottolineato tutto questo, quindi era un fatto già noto a quel
tempo. Poiché il disturbo post traumatico da stress è causato da
situazioni stressanti e la cavalleria è la parte più sicura
dell'esercito medievale, la maggior parte dei nostri resoconti sulla
guerra –provenienti quindi da ricchi cavalieri–, ci forniscono
una visione incompleta sui casi e sugli effetti dello stress post
traumatico nel passato medievale.
2. Cambiamenti nello stile di
combattimento
Forse non è affatto così, ma il
passaggio tecnologico dalle lance ai fucili potrebbe aver influenzato
notevolmente la frequenza con cui i soldati vengono colpiti da
PTSD. In particolare,
quando vedi morire un tuo compagno in una mischia, è più facile
mentire a te stesso: il tuo compagno non è stato abbastanza bravo,
potresti pensare, oppure sei sopravvissuto perché sei stato
indubbiamente il "più forte". Non è una motivazione
onesta: il più delle volte l'abilità del singolo individuo in
battaglie di quel genere è insignificante, ma queste spiegazioni
potevano aiutare i soldati a dormire meglio la notte. Quando pistole
e cannoni hanno cominciato a sostituire le spade, non ci si poteva
più raccontare favole: chi viveva e chi moriva era stabilito
puramente da un colpo di "fortuna" o sfortuna.
La guerra del passato, inoltre,
consisteva in battaglie pianificate, che duravano poco e dopo le
quali la vita sarebbe tornata alla normalità; per contro, le
battaglie moderne durano molto più a lungo: nelle zone di guerra gli
scontri a fuoco possono scoppiare in qualsiasi momento e non sono
pianificabili nè prevedibili. Queste situazioni mettono a dura prova
i nervi dei soldati, portandoli spesso, psicologicamente, al limite;
in questi casi, tornare alla vita normale potrebbe essere assai più
difficile.
3. Poche persone conobbero il
vero campo di battaglia
Nelle battaglie di un tempo, le vittime
del partito vincente erano poche mentre i perdenti venivano quasi
sempre spazzati via. Furono poche le persone che combatterono
effettivamente in una data battaglia. Ci sarebbe stato un punto di
contatto, poi un breve combattimento, infine una parte avrebbe
iniziato a sparpagliarsi. Non significa che l'esito delle battaglie
veniva stabilito da poche decine di uomini, o che si svolgessero in
pochi minuti, anzi a volte potevano continuare per ore. Però, su un
esercito di 10.000 uomini, forse solo 1.000 di loro sarebbero
effettivamente finiti nel bel mezzo della lotta. Avrebbero respinto
il nemico, o cominciato a disperdersi quando non ci riuscivano. Dopo
l'inizio della dispersione, la parte vincente avrebbe inseguito e
ucciso alcuni fuggitivi, senza rischiare troppi incidenti, almeno
dopo una vera disfatta (ed escluso che si fosse trattato di una finta
resa), mentre la maggior parte dei fuggitivi veniva semplicemente
cacciata via.
Oggi, tutti i soldati inviati sul campo
di battaglia partecipano al combattimento, senza eccezioni, e contro
un nemico che è spesso "invisibile". Potrebbe esserci una
mina sul campo che li fa saltare in aria (come spesso succede) o
potrebbe esserci uno scontro a fuoco, ma tutti i soldati schierati
sul campo sono tenuti a combattere. Questo fatto soltanto può
incidere notevolmente sugli effetti e il numero di casi del disturbo
post traumatico da stress.
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