sabato 11 dicembre 2021

Com' era la vita di un neonato, fino ai primi anni di età, nel Medioevo?


Vita dura per i neonati nel Medioevo e anche per le madri, perché pare che una donna su tre morisse per complicazioni legate alla gravidanza o al parto.


Anche quando andava tutto bene, partorire significava dover sopportare un dolore fisico molto intenso; cercare di alleviarlo sarebbe stata considerata una colpa. Il parto infatti doveva essere a tutti i costi un evento doloroso, perché tale era stata la condanna data da Dio a Eva.
Nel caso di morte della madre, il bambino veniva estratto dal suo ventre (sectio in mortua), per ragioni connesse all’eredità e per riuscire a battezzarlo.


Appena nati, ai bambini toccava la fasciatura, come del resto è avvenuto fino a epoche non molto lontane: si credeva che le ossa tenere, se non sostenute, si sarebbero deformate. Quella di quei tempi, però, era una pratica al limite della tortura. Scriveva il medico Aldobrandino da Siena nel 1256 che la nutrice doveva far assumere al neonato le posizioni volute degli arti, "dargli bella forma" piegandolo come necessario, e poi fasciarlo: un lavoro che andava fatto bene, ammoniva il trattato, per non deformare il corpo del bambino. Occorrevano due metri di tessuto e il colore indicava la classe sociale, scuro (di canapa) per i poveri, bianco o rosso per gli aristocratici.


In questo particolare della Natività di Maria (Giotto, 1303 circa) la nutrice stringe il naso alla neonata, fasciata come si usava, perché il pianto le apra i polmoni.
Nelle classi agiate, la madre naturale quasi mai allattava: era invece normale affidarlo a una balia, in modo da poter avere nuove gravidanze. Quando veniva chiuso il contratto con la balia, poteva capitare che il bambino passasse da un giorno all'altro dal latte alle farinate, un passaggio spesso troppo precoce, che comportava gravi rischi per la salute e aumentava il tasso di mortalità già alto per i neonati.
Un altro dei rischi mortali che il neonato poteva correre era la caduta dal letto, un'eventualità per niente rara, oppure morire soffocato nel letto, schiacciato dalla balia che lo faceva dormire con sé. Era un incidente così frequente da essere contemplato tra i peccati più abituali da confessare per le donne.
Quando era più grandicello e cominciava a uscire per le strade, un'altra minaccia per un bambino era l'aggressione di cani, che accadeva così spesso da essere usata come "scusa", da parte di una balia negligente, per nascondere altri tipi di incidenti.
Quando non erano intenti a sfuggire a questi pericoli, i bambini del medioevo giocavano, come tutti i bambini:


Sono un'ottantina i giochi rappresentati in questa tavola di Pieter Bruegel, del 1560. Anche se di epoca più tarda, i passatempi dei bambini dei secoli precedenti non dovevano essere molto diversi: gli astragali (in basso a sinistra), ossa di animali lanciate in aria e di cui c'era da indovinare la combinazione delle facce, le bambole, le bolle di sapone (sempre nell'angolo a sinistra), finti cavalieri e finte spose, altalena, capriole, moscacieca, bocce...


Sono pochissime le immagini medioevali che illustrano bambine mentre giocano: le piccole ritratte con in mano una bambola appartengono alle classi sociali più elevate. In questo caso, però, l'oggetto, più che un divertimento, serve a modellare il futuro che le aspetta: spose e madri, oppure monache. In questo ritratto, Isabella d'Austria a poco più di due anni stringe una bambola che è una damina perfettamente agghindata. Il gioco era un'anticipazione del ruolo a cui era destinata.
I bambini giocavano per lo più all'aperto con la trottola, il cerchio, il volano (un "antenato" del tennis). C'erano anche i trampoli, che erano in realtà uno strumento di lavoro per i pastori, usato per controllare dall'alto le greggi e muoversi velocemente tra i capi di bestiame. D'inverno, quando veniva ucciso il maiale, i bimbi avevano a disposizione la vescica, che gonfiavano e utilizzavano come una palla.
Nell'immagine, la miniatura Due bambini giocano al volano, contenuta nel Libro d'Ore (1400 circa) conservato alla Bodleian Library di Oxford.


Sembra che i bambini, anche quelli molto piccoli, non ricevessero molto amore in epoca medievale. Data l'alta mortalità infantile del tempo, stimata di uno o due su tre, investire amore in un bimbo piccolo era forse considerato inutile o forse il valore della prole veniva sminuito dalla frequenza dei parti. Un bambino moriva e un altro ne prendeva il posto. Come scrisse Filippo di Novara nel duecento: "sono così sporchi e fastidiosi nell'infanzia e così disobbedienti e capricciosi, che a stento varrebbe la pena di allevarli". Nell'insieme si ha l'impressione che i neonati e i bambini piccoli venissero lasciati sopravvivere o morire, senza grande preoccupazione, fino ai cinque-sei anni. L'effetto psicologico che questo può avere avuto sul carattere, e magari sulla storia, è da immaginare.


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