venerdì 16 settembre 2022

Un rito bizzarro che era svolto durante i funerali britannici

Nel XVIII e XIX secolo, in Gran Bretagna, quando una persona moriva si svolgeva un rito per liberarla dai peccati.



Per garantire un sereno riposo al dipartito, i suoi cari interpellavano un mangiatore di peccati, un “professionista” che attraverso un rituale avrebbe incanalato su di sé tutte le colpe della persona morta.

Sul petto del defunto/a veniva posto del pane, che si riteneva in grado di assorbire letteralmente i peccati.

Il professionista si sedeva di fronte al cadavere e, al cospetto dei familiari, lo mangiava lentamente. Alla fine del rito, dichiarava che il riposo del defunto poteva avere inizio.

Il compenso per lavare la coscienza di innumerevoli persone passate a miglior vita era di circa quattro pence, che oggi corrisponderebbero a una manciata di euro.

Solitamente i mangiatori di peccati erano persone senza scrupoli, che approfittavano delle paure popolari, e si fiondavano nelle case in lutto non appena arrivava notizia di un decesso.


martedì 13 settembre 2022

Quale pratica estrema subivano i cadaveri dei crociati?

Per motivi “sanitari”, durante le Crociate si ricorreva a una pratica estrema per riportare a casa i resti dei cavalieri cristiani.



Venivano cotti a bagnomaria e scarnificati.

Ci furono due famosi sovrani che ebbero questo meraviglioso trattamento: Federico Barbarossa e Luigi IX.

Il primo affogò durante la terza crociata nel 1190, guadando un fiume in Cilicia.

Il secondo morì durante l’ottava crociata a Tunisi nel 1270.


lunedì 12 settembre 2022

L'essere umano più vile della storia


Contessa Elizabeth Báthory de Ecsed


Conosciuta come "La contessa del sangue" e "Contessa Dracula", Elizabeth Báthory è considerata la più prolifica serial killer della storia, con oltre 650 omicidi direttamente attribuiti al suo nome.


Lo stemma dei Báthory
Possedendo il titolo di contessa, Báthory proveniva da una famiglia nobile ungherese molto influente. Era conosciuta come una donna intelligente e studiosa, e all'inizio era molto popolare tra i suoi sudditi. Nel 1575, all'età di 15 anni, sposò Ferenc Nádasdy, figlio di un barone. Più di 4.500 invitati presenziarono al loro matrimonio a Varannó.
Suo marito trascorreva gran parte del suo tempo a studiare a Vienna, lasciando Elizabeth da sola. Lei fece del castello di Čachtice nell'attuale Slovacchia la sua casa.
Anni dopo, avvicinandosi alla mezza età, Elizabeth iniziò a sperimentare scatti d'ira e scoppi di rabbia. Si rivolgeva contro le sue giovani servitrici. La leggenda narra che iniziò il suo bagno di sangue quando prese a pugni una serva maldestra che, spazzolandole i capelli, tirò un po' troppo forte. Il sangue gocciolava dal naso della ragazza, ed Elizabeth si rese conto di poter mantenere la sua giovinezza con il sangue delle vergini.
E così iniziò il terrore che durò più di vent'anni. A poco a poco, centinaia di ragazze assunte per lavorare nel castello di Elizabeth scomparvero, e mai più se ne sentì parlare. Il villaggio cominciò a diventare sospettoso, ma a causa dello status di Elizabeth c'era ben poco che potessero fare.
Infine, il sospetto riguardo alle sparizioni arrivò al re ungherese, che richiese un'indagine. Gli uomini del re arrivarono al castello in Transilvania e esigettero di vedere le stanze sotterranee private di Elizabeth. Ciò che fu dissotterrato era agghiacciante.
Sotto il suo castello, Elisabetta gestiva un'enorme ed elaborata camera di tortura. Con l'aiuto di alcuni collaboratori chiave, due dei quali erano i presunti amanti di Elizabeth, imprigionava le sue servitrici ed eseguiva terribili procedure per estrarre il loro sangue.
Le prime vittime della Báthory furono le figlie adolescenti dei contadini locali, molte delle quali furono attirate a Csejte da offerte di lavoro ben pagato come ancelle nel castello. Più tardi, si dice che abbia iniziato a uccidere le figlie della nobiltà minore, mandate dai genitori al gineceo per imparare il galateo di corte. Si diceva che siano avvenuti anche rapimenti. Le atrocità descritte con più consistenza includevano violenti pestaggi, ustioni o mutilazioni delle mani, morsi alla carne dei volti, delle braccia e di altre parti del corpo, congelamento o morte per fame. Anche l'uso di aghi fu menzionato dai collaboratori in tribunale. La più durevole delle accuse fu che Elizabeth facesse il bagno nel sangue di giovani vergini alla sua corte per mantenere il suo aspetto giovanile, e questa accusa è la causa del suo soprannome.
Alcuni resoconti suggeriscono anche che Elizabeth si divertisse a giocare a giochi che finivano con la morte delle sue serve, per esempio vedere per quanto tempo una serva nuda poteva rimanere in vita camminando su laghi congelati in inverno.
Si dice a volte che Elizabeth sia stata colta in atto di tortura dagli ispettori in visita, ma ci sono poche prove a sostegno di questo.
Inutile dire che il re non rimase ben impressionato. A causa della sua condizione sociale, Elizabeth non poteva venire sottoposta a punizioni severe, ma fu immediatamente posta agli arresti domiciliari. Poco dopo, al suo processo, oltre 300 testimoni parlarono delle atrocità che l'avevano vista commettere, e alcuni sostennero addirittura di averla vista farsi il bagno nel sangue. Numerosi resti scheletrici scoperti servirono come prove per il caso. Tre dei suoi complici furono condannati a morte e Báthory fu imprigionata nel castello di Csejte e messa in isolamento. Sarebbe morta lì nel 1614.
Oggi, Elizabeth Báthory è una delle più (tristemente) famose ungheresi della storia, e numerosi libri, programmi televisivi e film sono stati realizzati sulla sua vita contorta.
Per la sua pura crudeltà e le sue tendenze vampiriche, è la mia scelta come persona più ignobile della storia.


domenica 11 settembre 2022

Perché i vichinghi attaccavano le chiese e i monasteri?

 


Parliamo di prima del 1000.

Le chiese sono principalmente quelle dei monasteri, quindi in luoghi isolati, non militarizzati, molte vettovaglie, utensili, animali, officine ed altri elementi della logistica (i monasteri erano unità autarchiche).

Soldi e ori pochi, sia perché soldi ed ori non ce ne erano a quell'epoca sia perché quei pochi se c'erano erano nelle città e non nei borghi costieri dove si avventuravano i vichinghi.

Perché erano un bersaglio facile perché non erano protetti ed essendo pagani non avevano problemi a violare un luogo di culto cristiano.

sabato 10 settembre 2022

Quanto può essere benevola la sorte?

Juan Sebastián de Elcano decise di imbarcarsi nella marina di Magellano con la speranza di arricchirsi. Ebbe l’incarico di vice capitano in una delle cinque navi salpate nel 1519 dalla Spagna.



I dissapori tra Magellano e Juan de Cartagena, l’altro comandante scelto della autorità spagnole, sfociarono in un ammutinamento. Elcano si sollevò contro Magellano, ma quest’ultimo schiacciò la ribellione.

Il nostro scampò all’impiccagione solo perché il comandante temeva di restare a corto di equipaggio e per questo si limitò a declassarlo. Conservò così la testa sulle spalle, in maniera rocambolesca, ma la sua fortuna non si esaurì qui.

Un anno più tardi, Magellano morì dopo un banchetto offerto dal re dell’isola di Cebu e in quella circostanza morirono tutti i capitani della spedizione ed Elcano, ormai esonerato da ogni ruolo di comando, non era tra gli ospiti di quel pranzo fatale ed ebbe la fortuna di essere risparmiato.

Così si ritrovò a essere uno dei pochi uomini di prestigio a bordo delle navi e divenne il capitano della Victoria. Dopo vario peregrinare giunse a Capo Verde per fare scorte di viveri.


Ma i portoghesi, che detenevano l’isola, arrestarono gli uomini scesi dalla sua nave ed Elcano scampò all’arresto solo perché si allontanò rapidamente e raggiunse la Spagna incolume nel 1522. Fu l’unica nave che fece ritorno dalla spedizione.

Carlo V lo nominò cavaliere, gli concesse uno stemma glorificando il suo nome per sempre facendo apporre la famosa legenda Primus circumdedisti me, “sei stato il primo a circumnavigarmi” e un vitalizio di cinquecento ducati l’anno.

Elcano avrebbe potuto condurre una vita negli agi e nella fama, ma il richiamo del mare era troppo forte e salpò per una nuova spedizione nel 1525.

Ma non fece più ritorno: il suo corpo fu gettato nell’immenso oceano Pacifico. La sorte questa volta, forse offesa da quell’uomo poco riconoscente, si voltò da un’altra parte.


venerdì 9 settembre 2022

È mai esistito re Artù? In caso affermativo chi era e su che terre regnò?

Il Re Artù del ciclo cavalleresco, che tutti noi ben conosciamo, e che va di avventura in avventura assieme ai suoi prodi cavalieri della Tavola Rotonda è un personaggio letterario inventato nell'XII secolo da Goffredo di Monmouth che scrisse la fantasiosa Historia Regum Britanniae (Storia dei re di Britannia).


Battaglia di Camlann in cui trovano la morte Re Artù e sir Mordred.


Anche se i temi, gli eventi e i personaggi della leggenda arturiana variano considerevolmente da testo a testo e non esiste una versione canonica, quella proposta da Goffredo viene spesso considerata come punto di partenza per i successivi racconti. Goffredo descrisse Artù come un re di Gran Bretagna che sconfisse i Sassoni e fondò un impero in Gran Bretagna, Irlanda, Islanda, Norvegia e Gallia. Molti elementi e personaggi che ora sono parte integrante della storia di Artù figurano già nella storia di Goffredo, tra cui il padre Uther Pendragone, Merlino, la moglie di Artù, Ginevra, la spada Excalibur, il concepimento di Artù presso il castello di Tintagel, la sua ultima battaglia contro Mordred a Camlann e il riposo finale ad Avalon. Lo scittore francese Chretién de Troyes del XII secolo, che aggiunse alla storia il personaggio di Lancillotto ed il Santo Graal fu colui che dette inizio al genere del romanzo arturiano che divenne un importante filone della letteratura medievale.

Mappa fantastica dell'Isola di Britannia, in base alle fonti letterarie del ciclo arturiano.


L'ambientazione arturiana è all'inizio del VI secolo, quando i Britanni lasciati a sé stessi da Roma (410 d.C.) sono costretti a dover provvedere da soli alla propria difesa contro i barbari che vogliono impadronirsi della terra di Britannia.

Mappa della Britannia Romana nel 410 d.C.


Da tempo gli studiosi discutono circa la storicità della leggenda di re Artù, in quanto nessuna delle scarsissime fonti coeve (es il "De Excidio Britanniae” di Gildas) lo cita. Nemmeno la "Historia ecclesiastica gentis Anglorum" , scritta dal monaco Sassone Beda a inizio dell'VIII secolo, accenna all'esistenza di un Artù. I primi due testi che parlano della figura di Artù, se si esclude un fugace riferimento a un certo Arthur nell'Y Goiddin (tratto dalle storie del bardo Aneirin, che si suppone che risalgono alla fine del VI secolo), sono la Historia Britonnum e gli Annales Cambriae due testi risalenti a oltre 3 secoli dopo lo svolgimento dei fatti. La Historia Brittonum, una compilazione storica scritta in latino del IX sec d.C. , attribuita in alcuni manoscritti tardivi a un chierico gallese chiamato Nennius, contiene la prima menzione databile di re Artù ed elenca dodici battaglie a cui egli prese parte. Queste culminarono nella battaglia del Monte Badon (un evento riportato da quasi tutte le fonti, coeve e non), dove si racconta che da solo riuscì a uccidere 960 nemici. Studi recenti, tuttavia, si interrogano sull'affidabilità della stessa Historia Brittonum. L'altro testo che sembra sostenere la teoria favorevole all'esistenza storica di Artù è l'Annales Cambriae del X secolo, il quale anch'esso correla Artù alla battaglia del Monte Badon. Gli Annales datano questa battaglia tra il 516 e il 518 e menzionano anche la battaglia di Camlann, in cui Artù e Modred vennero entrambi uccisi, collocandola tra il 537 e il 539. Questi dettagli sono stati spesso utilizzati a sostegno dell'affidabilità dell'Historia Brittonum e per confermare che Artù avesse combattuto realmente a Badon. Tuttavia sono emersi dei problemi nell'utilizzare questa fonte a sostegno della storicità dell'Historia Brittonum. L'ultima ricerca dimostra che gli Annales Cambriae si basavano su una cronaca incominciata alla fine dell'VII secolo in Galles. Inoltre, la complessa storia testuale degli Annales Cambriae esclude con ogni certezza che gli annali arturiani siano stati aggiunti a essa prima. Vennero probabilmente aggiunti durante il X secolo e potrebbero non essere esistiti in una precedente raccolta di annali. La parte sulla battaglia di Badon probabilmente deriva dalla Historia Brittonum.

Probabilmente il personaggio di Re Artù è stato creato dalle imprese di uno o più condottieri di Britannia. Taluni hanno voluto vedere in lui il condottiero britannico Riotamo, altri San Germano o ancor più probabilmente il condottiero (dux) romano-britannico Ambrosio-Aureliano, che difesero la Britannia abbandonata dai Romani, contro gli attacchi dei barbari del Nord (Pitti) e dell'Est (Sassoni) e dai pirati d'Irlanda.

Mappa che mostra i popoli che aggredirono la Britannia.


Non è un caso che nessuna fonte lo chiamasse re, ma semplicemente venisse chiamato "Dux Bellorum", in quanto non era niente di più che l'incaricato della difesa delle città e regni, tra cui era ripartita l'ex-provincia di Britannia, contro i barbari. Probabilmente per coordinare le difese dell'isola, nonostante il particolarismo dei celti britannici, si riesumò o si cercò di mantenere in vita l'antica carica romana del "Dux Britanniarum".

Battaglia tra Romano-Britanni e Sassoni.


Cavallieri Romano-Britannici con il vessillo del drago, che poi diverrà il simbolo del Galles, l'unica area dove è sopravvissuta l'antica popolazione dei Britanni.

Mappa della Britannia attorno al 500 ( presunta epoca di Artù ). In rosa i territori controllati dai "tiranni "Romano-Britanni. In azzurro i territori controllati dai Barbari loro nemici.

Mappa che ricostruisce le supposte 12 battaglie di Artù.


Relativamente al nome Artù, probabilmente questo nome è stato dato al condottiero che guidò la resistenza dei Romano-britannici contro i barbari, in un secondo momento da chi non avesse una conoscienza diretta dei fatti, e facendo confusione tra la salvezza della Britannia avvenuta a inizio del VI secolo, con una precedente salvezza dell'isola dai barbari, accaduta ben prima a opera di un certo cavaliere romano Lucius Artorius Castus vissuto nel III secolo e che riuscì a salvare la Britannia dall'invasione dei Pitti del Nord, ottenendo quale ricompensa della sua grande impresa il titolo di "dux leggionum .. Britaniciniarum" (così appare nella sua epigrafe funebre in Dalmazia). Del resto non c'è da stupirsi sul fatto che si possono essere mescolati due eventi in un unico evento, dando al personaggio del secondo evento, il nome del personaggio del primo, in quanto siamo nei c.d.secoli Bui” (Dark Age), un'epoca in cui la civilizzazione e l'alfabetizzazione scompaiono totalmente dall'isola, che ritorna nelle tenebre dell'epoca preromana.


giovedì 8 settembre 2022

L'ultima persona a vivere come un vero cavaliere

Josef Mencik, l'ultimo "cavaliere". Ha vissuto in Cecoslovacchia fino al 1945 come un vero cavaliere, in un castello, senza elettricità né auto. Voleva attaccare i carri armati tedeschi sul suo cavallo in armatura completa durante la seconda guerra mondiale.



Viveva nella regione di Böhmerwald e quando nel 1938 alcune unità tedesche varcarono i vicini confini, prese il suo cavallo e l'armatura e si rifiutò di lasciarli andare oltre. Si sono messi a ridere e gli hanno detto di andare a casa. Nessuno è stato ferito durante l'intero incidente. Sopravvisse alla guerra ma morì poco dopo all'età di 78 anni.