sabato 10 settembre 2022

Quanto può essere benevola la sorte?

Juan Sebastián de Elcano decise di imbarcarsi nella marina di Magellano con la speranza di arricchirsi. Ebbe l’incarico di vice capitano in una delle cinque navi salpate nel 1519 dalla Spagna.



I dissapori tra Magellano e Juan de Cartagena, l’altro comandante scelto della autorità spagnole, sfociarono in un ammutinamento. Elcano si sollevò contro Magellano, ma quest’ultimo schiacciò la ribellione.

Il nostro scampò all’impiccagione solo perché il comandante temeva di restare a corto di equipaggio e per questo si limitò a declassarlo. Conservò così la testa sulle spalle, in maniera rocambolesca, ma la sua fortuna non si esaurì qui.

Un anno più tardi, Magellano morì dopo un banchetto offerto dal re dell’isola di Cebu e in quella circostanza morirono tutti i capitani della spedizione ed Elcano, ormai esonerato da ogni ruolo di comando, non era tra gli ospiti di quel pranzo fatale ed ebbe la fortuna di essere risparmiato.

Così si ritrovò a essere uno dei pochi uomini di prestigio a bordo delle navi e divenne il capitano della Victoria. Dopo vario peregrinare giunse a Capo Verde per fare scorte di viveri.


Ma i portoghesi, che detenevano l’isola, arrestarono gli uomini scesi dalla sua nave ed Elcano scampò all’arresto solo perché si allontanò rapidamente e raggiunse la Spagna incolume nel 1522. Fu l’unica nave che fece ritorno dalla spedizione.

Carlo V lo nominò cavaliere, gli concesse uno stemma glorificando il suo nome per sempre facendo apporre la famosa legenda Primus circumdedisti me, “sei stato il primo a circumnavigarmi” e un vitalizio di cinquecento ducati l’anno.

Elcano avrebbe potuto condurre una vita negli agi e nella fama, ma il richiamo del mare era troppo forte e salpò per una nuova spedizione nel 1525.

Ma non fece più ritorno: il suo corpo fu gettato nell’immenso oceano Pacifico. La sorte questa volta, forse offesa da quell’uomo poco riconoscente, si voltò da un’altra parte.


venerdì 9 settembre 2022

È mai esistito re Artù? In caso affermativo chi era e su che terre regnò?

Il Re Artù del ciclo cavalleresco, che tutti noi ben conosciamo, e che va di avventura in avventura assieme ai suoi prodi cavalieri della Tavola Rotonda è un personaggio letterario inventato nell'XII secolo da Goffredo di Monmouth che scrisse la fantasiosa Historia Regum Britanniae (Storia dei re di Britannia).


Battaglia di Camlann in cui trovano la morte Re Artù e sir Mordred.


Anche se i temi, gli eventi e i personaggi della leggenda arturiana variano considerevolmente da testo a testo e non esiste una versione canonica, quella proposta da Goffredo viene spesso considerata come punto di partenza per i successivi racconti. Goffredo descrisse Artù come un re di Gran Bretagna che sconfisse i Sassoni e fondò un impero in Gran Bretagna, Irlanda, Islanda, Norvegia e Gallia. Molti elementi e personaggi che ora sono parte integrante della storia di Artù figurano già nella storia di Goffredo, tra cui il padre Uther Pendragone, Merlino, la moglie di Artù, Ginevra, la spada Excalibur, il concepimento di Artù presso il castello di Tintagel, la sua ultima battaglia contro Mordred a Camlann e il riposo finale ad Avalon. Lo scittore francese Chretién de Troyes del XII secolo, che aggiunse alla storia il personaggio di Lancillotto ed il Santo Graal fu colui che dette inizio al genere del romanzo arturiano che divenne un importante filone della letteratura medievale.

Mappa fantastica dell'Isola di Britannia, in base alle fonti letterarie del ciclo arturiano.


L'ambientazione arturiana è all'inizio del VI secolo, quando i Britanni lasciati a sé stessi da Roma (410 d.C.) sono costretti a dover provvedere da soli alla propria difesa contro i barbari che vogliono impadronirsi della terra di Britannia.

Mappa della Britannia Romana nel 410 d.C.


Da tempo gli studiosi discutono circa la storicità della leggenda di re Artù, in quanto nessuna delle scarsissime fonti coeve (es il "De Excidio Britanniae” di Gildas) lo cita. Nemmeno la "Historia ecclesiastica gentis Anglorum" , scritta dal monaco Sassone Beda a inizio dell'VIII secolo, accenna all'esistenza di un Artù. I primi due testi che parlano della figura di Artù, se si esclude un fugace riferimento a un certo Arthur nell'Y Goiddin (tratto dalle storie del bardo Aneirin, che si suppone che risalgono alla fine del VI secolo), sono la Historia Britonnum e gli Annales Cambriae due testi risalenti a oltre 3 secoli dopo lo svolgimento dei fatti. La Historia Brittonum, una compilazione storica scritta in latino del IX sec d.C. , attribuita in alcuni manoscritti tardivi a un chierico gallese chiamato Nennius, contiene la prima menzione databile di re Artù ed elenca dodici battaglie a cui egli prese parte. Queste culminarono nella battaglia del Monte Badon (un evento riportato da quasi tutte le fonti, coeve e non), dove si racconta che da solo riuscì a uccidere 960 nemici. Studi recenti, tuttavia, si interrogano sull'affidabilità della stessa Historia Brittonum. L'altro testo che sembra sostenere la teoria favorevole all'esistenza storica di Artù è l'Annales Cambriae del X secolo, il quale anch'esso correla Artù alla battaglia del Monte Badon. Gli Annales datano questa battaglia tra il 516 e il 518 e menzionano anche la battaglia di Camlann, in cui Artù e Modred vennero entrambi uccisi, collocandola tra il 537 e il 539. Questi dettagli sono stati spesso utilizzati a sostegno dell'affidabilità dell'Historia Brittonum e per confermare che Artù avesse combattuto realmente a Badon. Tuttavia sono emersi dei problemi nell'utilizzare questa fonte a sostegno della storicità dell'Historia Brittonum. L'ultima ricerca dimostra che gli Annales Cambriae si basavano su una cronaca incominciata alla fine dell'VII secolo in Galles. Inoltre, la complessa storia testuale degli Annales Cambriae esclude con ogni certezza che gli annali arturiani siano stati aggiunti a essa prima. Vennero probabilmente aggiunti durante il X secolo e potrebbero non essere esistiti in una precedente raccolta di annali. La parte sulla battaglia di Badon probabilmente deriva dalla Historia Brittonum.

Probabilmente il personaggio di Re Artù è stato creato dalle imprese di uno o più condottieri di Britannia. Taluni hanno voluto vedere in lui il condottiero britannico Riotamo, altri San Germano o ancor più probabilmente il condottiero (dux) romano-britannico Ambrosio-Aureliano, che difesero la Britannia abbandonata dai Romani, contro gli attacchi dei barbari del Nord (Pitti) e dell'Est (Sassoni) e dai pirati d'Irlanda.

Mappa che mostra i popoli che aggredirono la Britannia.


Non è un caso che nessuna fonte lo chiamasse re, ma semplicemente venisse chiamato "Dux Bellorum", in quanto non era niente di più che l'incaricato della difesa delle città e regni, tra cui era ripartita l'ex-provincia di Britannia, contro i barbari. Probabilmente per coordinare le difese dell'isola, nonostante il particolarismo dei celti britannici, si riesumò o si cercò di mantenere in vita l'antica carica romana del "Dux Britanniarum".

Battaglia tra Romano-Britanni e Sassoni.


Cavallieri Romano-Britannici con il vessillo del drago, che poi diverrà il simbolo del Galles, l'unica area dove è sopravvissuta l'antica popolazione dei Britanni.

Mappa della Britannia attorno al 500 ( presunta epoca di Artù ). In rosa i territori controllati dai "tiranni "Romano-Britanni. In azzurro i territori controllati dai Barbari loro nemici.

Mappa che ricostruisce le supposte 12 battaglie di Artù.


Relativamente al nome Artù, probabilmente questo nome è stato dato al condottiero che guidò la resistenza dei Romano-britannici contro i barbari, in un secondo momento da chi non avesse una conoscienza diretta dei fatti, e facendo confusione tra la salvezza della Britannia avvenuta a inizio del VI secolo, con una precedente salvezza dell'isola dai barbari, accaduta ben prima a opera di un certo cavaliere romano Lucius Artorius Castus vissuto nel III secolo e che riuscì a salvare la Britannia dall'invasione dei Pitti del Nord, ottenendo quale ricompensa della sua grande impresa il titolo di "dux leggionum .. Britaniciniarum" (così appare nella sua epigrafe funebre in Dalmazia). Del resto non c'è da stupirsi sul fatto che si possono essere mescolati due eventi in un unico evento, dando al personaggio del secondo evento, il nome del personaggio del primo, in quanto siamo nei c.d.secoli Bui” (Dark Age), un'epoca in cui la civilizzazione e l'alfabetizzazione scompaiono totalmente dall'isola, che ritorna nelle tenebre dell'epoca preromana.


giovedì 8 settembre 2022

L'ultima persona a vivere come un vero cavaliere

Josef Mencik, l'ultimo "cavaliere". Ha vissuto in Cecoslovacchia fino al 1945 come un vero cavaliere, in un castello, senza elettricità né auto. Voleva attaccare i carri armati tedeschi sul suo cavallo in armatura completa durante la seconda guerra mondiale.



Viveva nella regione di Böhmerwald e quando nel 1938 alcune unità tedesche varcarono i vicini confini, prese il suo cavallo e l'armatura e si rifiutò di lasciarli andare oltre. Si sono messi a ridere e gli hanno detto di andare a casa. Nessuno è stato ferito durante l'intero incidente. Sopravvisse alla guerra ma morì poco dopo all'età di 78 anni.


mercoledì 7 settembre 2022

Nel Medioevo, per quanto tempo un cavaliere poteva fisicamente combattere in una battaglia? Le spade erano pesanti, le armature erano pesanti. L'alimentazione era scarsa. Potevano resistere più di 30 minuti?

"Le spade erano pesanti, le armature erano pesanti. L'alimentazione era scarsa".

Non voglio mentire. Ho riso a crepapelle mentre leggevo questa frase.

Prima di tutto, queste sono solo idee sbagliate che la gente dà sui cavalieri e sul Medioevo. Permettetemi di sfatare questi miti che vengono riportati:

1) "Le spade erano pesanti".

Quanto pensi che fossero pesanti le spade? La spada lunga, che era l'arma da fianco che un cavaliere portava durante il tardo Medioevo, pesava circa 1,6 kg o 2,5 kg.



Si tratta di un peso quasi simile a quello di un computer portatile da ufficio. Non parliamo poi delle spade più piccole a una mano, che in genere pesavano circa 1 kg o 2. Le spade medievali non erano così pesanti come si pensa.


2) "Le armature erano pesanti".

Le armature a piastre "pesanti", apparse nel tardo Medioevo, pesavano circa 20~25 kg, e la massa era uniformemente distribuita intorno al corpo del cavaliere. Non è così pesante come si potrebbe pensare. Questo video illustra la velocità con cui si può correre e persino fare le capriole con l'armatura a piastre.

Se si parla delle armature usate per le giostre, allora sì, erano abbastanza pesanti da lasciare chiunque immobilizzato. Ma i cavalieri avrebbero fatto meglio a indossarle per svolgere un'attività ricreativa dell'epoca, piuttosto che in un campo di battaglia.


3) "L'alimentazione era scarsa".

I cavalieri facevano parte della ricca società alto-borghese. Avevano a disposizione molti cibi freschi: carne, pesce, frutta, verdura e pane. Mentre un contadino comune aveva a disposizione solo pane, verdure e molto raramente carne, cosa che solo l'alta società era in grado di avere. Ma anche in questo caso, le persone nel Medioevo consumavano tre pasti al giorno, proprio come noi: colazione, pranzo e cena. Esistono persino illustrazioni medievali di nobili che banchettano insieme.





Quindi, i cavalieri non hanno mai avuto un'alimentazione povera. Anche il cavaliere più povero era molto ben nutrito rispetto ad un contadino del Medioevo.

Ok, ora che ho sfatato tutto questo, credo di aver risposto abbastanza bene alla domanda. Ma per aggiungere altro:

I cavalieri erano guerrieri addestrati professionalmente. Si allenavano fin dall'infanzia per imparare a combattere, usare le armi e diventare competenti nelle arti della guerra. Anche il cavaliere più esperto si allenava continuamente per assicurarsi di essere ancora in condizione di combattere per le battaglie successive. Nel Medioevo, quindi, i cavalieri erano professionisti esperti e addestrati alla guerra. In genere ricevevano un equipaggiamento migliore di armi e armature, rispetto a quello di un contadino, e ci si aspettava che resistessero sui campi di battaglia più a lungo di un soldato comune inesperto, almeno fino a diverse ore, grazie alla quantità di addestramento e disciplina che avevano ricevuto fin dall'infanzia.


martedì 6 settembre 2022

Qual era un metodo di tortura disturbante praticato nel passato?

Tortura della goccia



Sei bloccato su una sedia. Non puoi muoverti. Ogni cinque secondi, una piccola goccia d'acqua cade sulla tua testa.

Dopo essere stato in questa situazione per venti minuti, il rumore dell'acqua inizia a irritarti.

Dopo una settimana, ogni goccia d'acqua suona come un tamburo.

Dopo un mese, senti dolore perché non riesci a muoverti e le gocce d'acqua apparentemente indolori iniziano ad aprire ferite nella tua testa. Puoi anche soffrire di labirintite.

Dopo due mesi, il dolore è tale che impazzisci. Se non lo fai, beh, le goccioline d'acqua ti uccideranno comunque.

Una goccia d'acqua. Minuscolo, frivolo, apparentemente innocente; eppure potrebbe essere la causa della tua morte.


Recitava un vecchio proverbio: "La goccia scava la pietra per la sua costanza, non per la sua forza".


lunedì 5 settembre 2022

Durante il Medioevo, perché la cavalleria divenne la forza di combattimento predominante se poteva essere fermata da semplici pali piantati nel terreno?

 


In parole povere perché era l'unica "classe" specificatamente preparata all'uso della violenza organizzata e quindi a fare la guerra; l'addestramento abbinato all'uso del cavallo li rendeva micidiali contro nemici non organizzati e non addestrati, tali da costringere a combatterli con altri "parigrado" cavalieri.

Quando le fanterie seppero unirsi con coesione e forti motivazioni e probabilmente anche un certo grado di addestramento poterono contrastarli (tra i primi esempi: Battaglia di Courtai); ma ci volle un lungo tempo per liberarsi della predominanza della cavalleria e restò comunque un corpo necessario almeno fino alla prima guerra mondiale.



domenica 4 settembre 2022

Le persone nel passato avevano le candele profumate?



Esistevano, ma erano care. Cito:

"Il sego, il grasso proveniente dalle mucche o dalle pecore, diventò il materiale tipo usato per le candele in Europa. L'odore sgradevole delle candele di sego è dovuto alla glicerina che contengono. L'odore del processo di fabbricazione era così sgradevole che era bandito con ordinanza in parecchie città europee. Si scoprì poi che la cera d'api era un'eccellente sostanza per la produzione di candele senza l'inconveniente dell'odore sgradevole, ma il suo uso rimase limitato ai ricchi, alle chiese e agli eventi reali, a causa del suo costo elevato.

In Inghilterra e in Francia, la fabbricazione di candele era diventata un'arte delle corporazioni verso il XIII secolo. La Tallow Chandlers Company ("Compagnia dei candelai di sego") di Londra fu formata verso il 1300 a Londra, e nel 1456 le fu concesso uno stemma. La Wax Chandlers Company ("Compagnia dei candelai di cera"), risalente al 1330 circa, acquisì il suo brevetto nel 1484".*

La domanda mi ha incuriosito perché sto rileggendo i gialli medioevali della purtroppo scomparsa Ellis Peters. Fratello Cadfael, il protagonista, è un frate che si occupa di erbe medicinali e produce tra l'altro, nel laboratorio del suo convento, candele profumate per l'altare di Santa Winifred….