Roma, 14 giugno 1497.
È una fresca notte primaverile in cui Roma è immersa in un sonno profondo. Nei pressi del Tevere si aggirano ombre furtive di quattro uomini, seguite da quella di un cavaliere misterioso che trasporta un cadavere.
I quattro lo sollevano e lo gettano in acqua, per poi scomparire inghiottiti dalle fauci del buio, convinti che nessuno li abbia notati. Non è così: un barcaiolo ha visto tutto e il giorno dopo racconta la vicenda alle autorità papali.
Dalle acque del fiume viene rinvenuto un corpo martoriato da nove pugnalate; il cadavere è quello di Giovanni Borgia, figlio prediletto di papa Rodrigo e capitano delle armate pontificie. Era un ventenne scapestrato, donnaiolo e attaccabrighe.
La sera dalla scomparsa era stato a cena nel palazzo di sua madre insieme ai fratelli Cesare e Goffredo e dopo il banchetto si staccò dal gruppo. Nessuno lo rivide più vivo. Il 16 giugno viene recuperato il cadavere ed il papa, devastato, pretende che venga trovato il colpevole.
I sospettatati sono numerosi poiché Giovanni aveva molti nemici. Intrighi passionali, vendette private o giochi di potere lo hanno condotto alla morte. Inoltre i Borgia avevano tanti nemici che è difficile dire chi non avesse un movente.
E se invece fosse stato proprio uno della famiglia ad uccidere “Juanito”? Roso dall’invidia per i favoritismi accordati al fratello, Cesare era desideroso di prenderne il posto. Per volere del padre, era stato costretto a diventare cardinale, ma la sua vera indole era quella di condottiero.
In effetti dopo la morte del fratello poté realizzare il suo sogno. Le indagini si conclusero dopo qualche settimana con un nulla di fatto. Solo il Tevere conosce la verità di ciò che accadde in quella notte di sangue.
