I Cagoti. Emarginati dalla società
medievale, maledetti per sempre. Ma perché? Il territorio dei
Pirenei, tra Francia e Spagna, è culla delle leggende di tesori,
segreti ed eresie. Il tipico destino di tutti i territori di confine
dalla lunga, complessa storia. Nel Medioevo i Pirenei ospitarono i
Cagoti, una popolazione misteriosa oggi scomparsa, costretta a vivere
nei ghetti, invisa, contraddistinta da un segno particolare di colore
rosso che portava cucito sugli abiti. Chi erano questi infelici
condannati alla proscrizione? Da dove venivano?
I Cagoti vivevano prevalentemente nelle
regioni di Béarn, Navarra, Aragona e nei Paesi Baschi e l’ostracismo
nei loro confronti, evidente già nell’XI secolo, dal 1300 si
trasformò in una vera e propria persecuzione. Le condizioni in cui
queste genti si trovavano costrette a vivere, erano disperate.
Nemmeno la Chiesa aveva pietà di loro. I Cagoti avevano accesso agli
edifici sacri da un’unica porta, più bassa delle altre, che li
costringeva a chinare il capo quando penetravano nell’edificio,
simbolo di mortificazione. L’acqua benedetta riservata all’uso
dei Cagoti si trovava in un’acquasantiera a parte, per evitare
un’eventuale contaminazione degli altri fedeli. I Cagoti potevano
assistere alla messa soltanto in una zona particolare della chiesa,
lontani dagli altri fedeli. Durante il rito della comunione, i Cagoti
erano costretti a ricevere l’ostia dall’estremità di un bastone.
Erano, insomma, intoccabili nel senso negativo del termine. Come
degli appestati.
Nel 1326 le prescrizioni promulgate dal
Concilio di Morcenx li autorizzarono a sposarsi, ma soltanto con i
loro pari. Ovviamente questo provvedimento portava a unioni carnali
fra consanguinei, facilitando così le nascite di bambini malati.
Tale fatto contribuì a svilire ancor più la loro immagine. Alla
fine del XVIII secolo lo studioso Ramond de Carbonnières
scrisse:
“Descrivere questi infelici è
come parlare di persone affette da cretinismo”.
Non è difficile immaginare quale
doveva essere la vita quotidiana dei Cagoti rinchiusi nel ghetto, la
cosiddetta
cagoterie
situata fuori dalle mura della
città. Per non parlare poi del fatto che non soltanto il ghetto gli
impediva la partecipazione alla vita cittadina e quindi ogni
possibilità di miglioramento della loro condizione, ma anche la
sepoltura cristiana dopo la morte. Per i Cagoti non c’era posto nel
cimitero cittadino. Venivano seppelliti in terra sconsacrata.

Verso la fine del XVII secolo, gli
studiosi cominciarono a interessarsi per queste genti reiette e per
le loro origini. La teoria più accreditata che mirava a far luce
sulle radici dei Cagoti, si basava in primis su una possibile –
quanto fantasiosa – etimologia del termine stesso Ca-goti che
designava la popolazione. Questo era interpretato come
un’abbreviazione dell’espressione „cani Goti“. Altro elemento
indicativo in tale contesto sarebbero state le caratteristiche
fisiche dei Cagoti, molti dei quali erano biondi con occhi azzurri.
La teoria li voleva discendenti dei
Goti che avevano occupato diversi territori della Francia meridionale
nei tempi antichi. La fine del regno dei Goti si verificò nel VI
secolo d. C.. Fedele a tale tradizione, il letterato Florimond de
Raemond scrisse nella sua opera L’Anticristo
(1597) che i Cagoti erano figli di
Goti ariani, e quindi degli eretici che rifiutarono di convertirsi al
cristianesimo. È possibile? Una contraddizione essenziale smonta
l’argomentazione di Raemond: fino al 1550 il termine
Cagots
non appare in nessun documento
ufficiale. Il primo testo che cita una persona appartenente a queste
genti, è conservato nel cartolario dell’abbazia di Lucq de Béarn
e risalente all’anno Mille. Il documento qualifica l’interessato
proprio con l’appellativo di… Christianus. Non si
trattava, quindi, di eretici.
Ricostruendo poi una lista di tutti i
documenti scritti più antichi, si scopre che le definizioni più
usate per definire i Cagoti sono: Crestians, Christiaas,
Crestianaria, Crestiàa, Crestias,
e altri vocaboli analoghi. Non
Cagots, che appare per la
prima volta nel 1551. In origine, dunque, questi individui erano
detti
Christiani. Non poteva
trattarsi di ariani. I Cagoti probabilmente non avevano nulla a che
fare con i Goti. Una falsa pista.
Un’altra teoria molto dibattuta li
voleva lebbrosi. La malattia giunse in Europa dall’Oriente puttygen
, era all’epoca incurabile e si considerava ereditaria. Il medico
de Chauliac descrisse nella sua opera
Grande Chirurgie
(1383) le caratteristiche fisiche
salienti dei Cagoti che, secondo lui, corrispondevano a quelle dei
lebbrosi: calvizie, rotondità degli orecchi e degli occhi, narici
dilatate, labbra carnose, voce nasale, sguardo fisso. Manco a farlo
apposta, i Cagoti veneravano particolarmente san Nicola di Tolentino
che era proprio il patrono dei lebbrosi.
Di certo l’isolamento forzato in cui
vivevano i Cagoti può aver contribuito all’identificazione delle
loro comunità con quelle dei malati di lebbra. Ma anche questa
teoria presenta dei punti deboli. La lebbra era un male molto diffuso
in tutta l’Europa medievale, mentre i Cagots vivevano soltanto in
alcuni territori dei Pirenei. Inoltre le maggiori epidemie ebbero
luogo nei secoli VI e VIII, mentre i Cagoti appaiono nei documenti
ufficiali soltanto nell’anno Mille. A ciò si aggiunge la
testimonianza del letterato Charles Du Cange che scrisse nel suo
Glossarium Manuale
(XVII secolo):
“I Cagoti non erano monaci,
né eremiti e nemmeno lebbrosi(…) bensì una stirpe odiata da tutte
le altre”.

Antica porta dei Cagoti murata. Chiesa
Saint-Martin de Moustey. © Jibi44 CC-BY-SA-3.0
Allora chi erano? Andiamo alle radici.
Il primo documento che attesta l’esistenza di queste genti, parla
di un certo Auriol Donat, nato nel Béarn. Auriol proveniva da una
famiglia benestante, suo fratello possedeva diversi terreni. Alcuni
di essi furono ceduti, insieme alla persona stessa di Auriol,
all’abbazia di Sylva Bona, la quale apparteneva al convento di San
Vincenzo.
Si trattava di una fondazione
particolare e di grande prestigio. Il complesso sacro era stato
costruito sulle fondamenta di un luogo di culto cristiano risalente
al V secolo in un bosco sacro (latino: silva) intitolato al
dio celtico Lug. Da questa divinità derivò il suo nome la località
Lucq de Béarn. E proprio qui era insediata la più antica comunità
cagota di cui si abbia notizia. Prima del XIV secolo questa cagoterie
vantava dei capi importanti, tra cui un certo Peyroulet,
signore della crestiantat de
Lucq.
Ed ecco finalmente aprirsi una
porta sul mistero dei Cagoti: Peyroulet era un maestro
costruttore, definito
roi d’argot, il re
dell’argot, il linguaggio segreto della confraternita dei
costruttori.
Nel mestiere dei tagliatori di pietra
si cela la chiave all’enigma dei Cagoti. Oltre al termine
Chrestianus, ce n’è
infatti un altro, altrettanto antico, che serviva a definire queste
genti: Gaffet, Gafo
oppure
Caffo. E non si può non
riconoscere l’affinità con l’appellativo
Gavot, nome simbolico dei
membri della confraternita di costruttori ottocenteschi
Compagnons du Devoir de
Liberté. Nelle comunità cagote c’erano diversi maestri
costruttori che appaiono negli incartamenti del Béarn e di Navarra.
In epoca più tarda, invece, molti Cagoti spiccano tra i falegnami.
Nella società dell’Alto Medioevo la
posizione dei maestri costruttori era più onorata di quella dei
mastri falegnami. Questo rispecchia la condizione dei Cagoti nel
corso dei secoli. Nei primi tempi i documenti indicano, infatti, la
presenza di cagoti agiati come Auriol Donat, al contrario delle
epoche più tarde Il processo peggiorativo della situazione cagota
inizia tra il 950 e il 1000. Ma quale avvenimento, occorso nell’arco
di questi cinquant’anni, portò alla rovina dei costruttori cagoti?
Quale fatto determinò il loro declino sociale da maestri costruttori
a falegnami?
Nell’anno 910 fu fondato l’Ordine
Cluniacense, che in breve tempo divenne il più potente d’Europa.
Di pari passo con l’aumento dell’influenza di Cluny, peggiorava
la situazione dei Cagoti. Più le abbazie cluniacensi si
moltiplicavano, più i Cagoti erano emarginati. Eppure la rapida
espansione cluniacense esigeva l’opera di maestri costruttori.
Perché allora i Cagoti persero terreno? La risposta deve essere
cercata nella rivalità fra le confraternite di costruttori.
La richiesta crescente di Cluny portò
alla concorrenza più spietata. Le confraternite rivaleggiavano per
ottenere gli incarichi. Soprattutto due di esse : i
Fils du Père Soubise
e gli
Enfants de Maître Jacques.
I primi erano prevalentemente
falegnami, i secondi veri maestri della pietra. Ed è proprio tra gli
Enfants che troviamo i Cagoti. Gli Enfants de Maître Jacques avevano
costruito gli edifici sacri situati lungo la rotta che portava a
Santiago di Compostela. Un itinerario dalle origini precristiane, la
cui esistenza fu trasmessa alla posterità dai monaci mozarabi che
salvarono la memoria del cammino collegandolo alla leggenda
dell’apostolo San Giacomo.
Originariamente il pellegrinaggio a
Santiago non aveva nulla a che fare con San Giacomo. Era, invece, un
viaggio iniziatico ai confini della terra conosciuta, dai Pirenei
sino all’Oceano Atlantico, il mare celtico dei morti. È probabile
che la causa della rovina dei Cagoti sia stata lo stretto legame
degli Enfants de Maître Jacques con la tradizione pagana. Si può
pensare che il potente Ordine Cluniacense abbia preferito i Fils du
Pére Soubise agli Enfants cultori di un pensiero poco ortodosso,
precipitando questi ultimi nella rovina.

Soltanto dopo la fondazione del nuovo
Ordine Cistercense, la
fortuna cambiò il suo corso e gli Enfants tornarono alla ribalta.
Lavorarono per l’Ordine del Tempio.
Il loro nome fu mutato. Divennero
gli
Enfants du Salomon.
Poi, con la caduta dell’Ordine
Templare, caddero anche gli Enfants du Salomon. Filippo il Bello
ordinò lo scioglimento della confraternita di costruttori templari,
li perseguitò. Gli Enfants furono costretti a cercare rifugio presso
altre corporazioni. Le loro tracce emergono dall’ombra soltanto più
di quattrocento anni dopo, durante la Rivoluzione francese, quando
erano attivi come Compagnons du Devoir de Liberté, detti più
semplicemente Gavots.
Ecco svelato il segreto dei Cagoti. Se
i perseguitati Enfants du Salomon alla caduta dell’Ordine del
Tempio persero il nome e la fama, i Cagoti pirenaici divennero
addirittura dei reietti. Dall’arte di maestri della pietra si
adeguarono a quella, più modesta, di falegnami. Con il passare del
tempo, nessuno ricordava più i momenti di gloria che avevano
conosciuto gli architetti del Cammino di Compostela. Il loro segno,
però, rimase scolpito sugli edifici sacri. Era lo stesso che avevano
adottato i loro predecessori, gli Enfants du Maître Jacques, e che i
Cagoti portavano cucito sugli abiti:
la zampa d’oca.
Nel 1314, dopo la morte dell’ultimo
Gran Maestro del Tempio, a Parigi si diffondevano le cosiddette corti
dei miracoli. Questi piccoli mondi di quartiere erano i rifugi di
ladri, mendicanti e reietti. Qui i maestri dell’argot (la lingua
segreta) regnavano sovrani. Victor Hugo ne parla nel suo capolavoro,
il romanzo
Nôtre-Dame de Paris,
Nostra Signora di Parigi. Il suo personaggio Henri Sauval è uno
degli ultimi capi della più grande corte dei miracoli parigina. Uno
degli ultimi principi dei Cagoti. Uno che parlava l’argot.