Di cose da dire ce ne sarebbero a
bizzeffe.
Così, d’emblée, mi viene in mente
un aneddoto che, quando lo lessi, mi lasciò un po’ basito.
Le leggi religiose, quindi parliamo già
del periodo in cui si era poderosamente insediato il cristianesimo,
proibivano di praticare sesso in determinati periodi e nei fine
settimana: a quanto pare, i legittimi coniugi avevano circa 185
giorni all’anno per copulare, senza contare i giorni di “impurità”
della donna (mestruazioni, gravidanza e puerperio). In sostanza, se
la moglie restava incinta, il marito rimaneva a secco per quasi un
anno.
A tal proposito, un decreto del
canonista tedesco Burcardo di Worms nell’XI secolo recitava: “Con
la tua sposa o con un’altra ti sei accoppiato da dietro, come fanno
i cani? Devi fare penitenza per 10 giorni a pane e acqua. Ti sei
unito a tua moglie mentre aveva le mestruazioni? Farai penitenza per
altri 10 giorni con pane e acqua. [...] Hai peccato con lei in giorno
di Quaresima? Devi fare penitenza 40 giorni con pane e acqua o dare
26 soldi di elemosina; ma se ti è capitato quando eri ubriaco, farai
penitenza per solo 20 giorni”.
Tralasciando il linguaggio, oggi
sarebbe un pane e acqua costante.
Un altro particolare che ho trovato
quanto meno poco pratico è che il tutto andava fatto il più
possibile vestiti, mentre i rapporti orali erano assolutamente
proibiti e puniti con tre anni di prigione. Tra l’altro, Alberto
Magno nel ‘200 pubblicò una lista contenente le posizioni più
consone / peccaminose, in cui ovviamente la più casta era il
missionario… e pensare che questo tizio è il santo patrono degli
scienziati.
N.B.: In questa sede, visto che siamo
in argomento, possiamo anche sfatare un mito:
lo
ius primae noctis
non è mai esistito! O meglio, non
vi è alcuna fonte che ne confermi la pratica per come la conosciamo
noi. Nell’immaginario comune si tratta di una prassi che prevedeva
che il proprietario terriero avesse diritto a copulare con le spose,
ancora vergini, di ognuno dei propri sottoposti, prima ancora che
questi avessero la possibilità di giacere con esse. In realtà,
anche quando questa usanza fosse realmente esistita, non si sarebbe
trattato di un pagamento in natura, ma di un pagamento in pecunia,
accettando il quale il feudatario dava la propria benedizione
all’unione.
L’intera concezione che la gente ha
del Medioevo è di per sé scioccante, penso che in molti
resterebbero stupefatti nel momento in cui fossero portati a
ragionare sul fatto che si sta parlando di un periodo di tempo durato
dieci secoli (qualcuno in più o in meno a seconda delle specifiche
aree) e che per forza di cose racchiude in sé molte pratiche e
credenze culturali tra loro antitetiche, tanto che un uomo del Basso
Medioevo poteva considerare inconcepibile qualcosa ritenuta la norma
qualche secolo prima. Stiamo parlando di un periodo con varie sotto
periodizzazioni, è bene tenerlo sempre a mente.
Il Medioevo viene considerata l’epoca
buia per eccellenza, non solo per l’arretratezza culturale ma anche
per quanto riguarda la mancanza di luce vera e propria, l’oscurità
degli ambienti e delle strade. Beh, innanzitutto questa situazione
non caratterizza il solo medioevo ma anche i secoli successivi non
sono tanto più “luminosi” in tal senso, bisognerà infatti
attendere l’elettricità. Fatta questa precisazione, è bene dire
che il Medioevo dava invece grande importanza alla luce e al colore,
basti pensare ai colori smaglianti dei codici, delle miniature, degli
smalti usati per decorare i gioielli, degli arazzi ecc.. Il colore
aveva grande importanza soprattutto nel vestiario, era in grado di
far risaltare subito all’occhio l’estrazione sociale di un
individuo; avremmo avuto quindi vesti dai colori accesi con ricami
preziosi per i ricchi e abiti grigio/marrone per via delle fibre di
cui erano costituiti per la maggior parte della popolazione. Gli
uomini del tempo attribuivano grande importanza in particolare al
giallo e quindi all’oro per la luce che promana.
Questo perché la luce è sempre stata
associata alla divinità e tutto ciò che veniva considerato bello,
doveva anche essere dotato di *claritas*, di lucentezza.
Un aspetto poco conosciuto perché poco
indagato dagli stessi storici è quello relativo ai processi agli
animali che cominciarono ad essere perpetrati a partire dal XIII
secolo. Sì, gli animali erano portati in tribunale e sottoposti a
processo come degli esseri umani, venivano imprigionati come degli
esseri umani, sottoposti a torture prima dell’esecuzione capitale e
vestiti come esseri umani quando erano condotti al patibolo. Questo è
un fatto del tutto peculiare del Medioevo ma, nonostante la sua
apparente assurdità, nasconde un significato più profondo.
Contrariamente a quanto era avvenuto in passato, a partire dai Greci
e poi fino ai Romani, gli animali erano considerati degli oggetti e
quindi esseri non senzienti. Con il cristianesimo ci si pose il
problema se, in quanto creature di Dio, fossero anch’esse destinate
a vivere nel regno dei cieli o in qualche altro luogo destinato loro.
Di conseguenza erano considerati degli esseri pienamente senzienti,
pertanto sottoponibili a processo per i loro peccati, e messi alla
berlina così da essere d’ammonimento per gli altri animali che
“assistevano” all’esecuzione.
Sembra assurdo ai nostri occhi, eh?
Eppure penso che anche ai nostri giorni potremmo trovare qualcosa di
altrettanto scioccante da reggere il confronto.
Sappiamo parecchio su quell’età, da
molte testimonianze, anche se nessuno di noi ha mai vissuto in
quell’epoca e quindi non può rendersene conto di persona. Le
ultime ricerche storiche e sociologiche mostrano come si vivesse
meglio di quanto non si credeva in passato, quando il medioevo era
considerato un’epoca di barbarie. Certamente la durata della vita
era minore e c’era rischio di fame e pestilenze, ma non c’erano
le attuali minacce all’ambiente, né gli armamenti sofisticati di
oggi, che possono distruggere il pianeta. Inoltre c’era una
profonda fede diffusa sia tra i nobili che nel popolo, sia pure con
tutte le superstizioni e credenze possibili, per cui si accettava la
morte come un passaggio più o meno naturale verso l’aldilà, ben
sapendo che l’anima era eterna e immortale. Un’opera che tutti un
poco conosciamo è la Divina Commedia di Dante, che, a mio avviso,
bene esprime la mentalità e la cultura medioevale con la sua
profondità di pensiero e anche i suoi limiti e interpretazioni.