“Dalla furia degli uomini del
nord, o Signore, salvaci.”
Questa era la preghiera di tutta
l’Europa da quel fatidico giugno 793, in cui gli “uomini del
nord” attaccarono e saccheggiarono “il più sacro posto di
tutta l’Inghilterra”, il monastero di Lindisfarne. Da allora
i vichinghi furono per più di 200 anni visti come una punizione
divina, come demoni pagani saccheggiatori e spietati, dediti alla
violenza, al mercato degli schiavi, ed alla totale mancanza di
rispetto per la chiesa. Insomma, l’incarnazione del termine
“barbari” nell’accezione più negativa del termine.
I
Berserker
furono dei terribili
guerrieri pagani
sacri ad
Odino, vestiti con pelli
d’orso
o di lupo. Audacia, spavalderia e
forza. Queste sono alcune fra le virtù tipiche dei
guerrieri e degli eroi delle
antiche saghe norrene.
Essere un
vichingo
voleva dire affrontare il mare in
tempesta, saccheggiare, uccidere e stuprare senza alcuna pietà,
perché il più forte trionfa sempre sul più debole.
Attraverso la Violenza, l’ordine
La società vichinga era totalmente
intrisa di violenza e ancora oggi, quando ci approcciamo alle antiche
saghe norrene come quella dell’eroe
Egill
o dei re di Norvegia
(Heimskringla), leggiamo di battaglie, faide sanguinose e
duelli all’ultimo sangue. Non per questo dobbiamo pensare che fosse
una società anarchica e priva di regole, ma anzi la violenza stessa
era il pilastro della legge e serviva ad arginare lo scoppio
incontrollato della stessa.
Per quanto possa sembrare inverosimile,
i guerrieri del nord seguivano un rigido codice di leggi e regole che
spesso faceva riferimento anche all’onore. Gli eroi vichinghi, dai
temuti figli di
Ragnar
ad Harald Hardrada, erano
sempre in qualche modo esempi positivi. Seguivano la strada
dell’onore e non venivano mai meno ai loro giuramenti. Le
battaglie, per quanto sanguinose ed efferate, erano il luogo dove ci
si poteva mettere in mostra e diventare famosi, ed erano regolate da
codici non scritti.
I guerrieri Berserker
Ma c’era una categoria di guerrieri
che esulava ogni regola, degli
ubermensch
in piena regola, che erano più
vicini al mondo degli dei e delle bestie. Questi erano i
Berserker, i temibili
guerrieri orso o lupo delle
saghe e delle leggende. L’etimologia del nome, benché discussa,
sembra provenire dalla parola norvegese
berr, che significa
orso, e
sarkr, maglia,
stando a significare “maglie
di orso”, “vesti di orso”.
I berserker erano uomini sacri: la loro
intera vita era infatti dedicata ad Odino, dio vittorioso
della guerra. Agli albori della società vichinga vivevano in piccole
comunità, di solito nel folto della foresta o in zone disabitate,
dove cacciavano e praticavano riti in nome di Odino e degli dei.
Con l’inizio delle invasioni
vichinghe in
Inghilterra
e nell’intera
Europa, i guerrieri orso
iniziarono a veleggiare insieme ai razziatori, esportando così la
loro fama in tutta Europa. In battaglia tutti temevano i
berserker.
Spesso non portavano armature,
solamente pellicce di orso o di lupo, (coloro che indossavano pelli
di lupo si chiamavano
ulfheðnar,
“teste di lupo”).
Armati con spade e asce, scatenavano la loro furia senza seguire
nessuna regola, caricavano a testa bassa il nemico uscendo dal muro
di scudi e infierivano sui corpi dei caduti.
La furia dei guerrieri Orso
Il loro selvaggio modo di combattere
era spesso dovuto all’uso di
sostanze allucinogene
o di
droghe
che li portavano alla piena
follia. Lo stadio di completa alterazione di sé veniva chiamato
Berserkesgrang
(divenire Berserker) e
veniva raggiunto grazie all’utilizzo di funghi allucinogeni e
velenosi (come l’amanita muscaria) o con l’assunzione di
grandissime quantità di alcolici.
Ciò li portava a un estasi e una furia
tale che in battaglia non sentivano le ferite e a volte attaccavano
pure i propri compagni. La sola presenza di Berserker poteva incutere
nel nemico tanto terrore da farlo fuggire. Le loro prestazioni erano
così bramate che più di un re scandinavo li
assoldò come guardia del
corpo.
Il lungo uso di sostanze
stupefacenti e la completa immersione in un mondo così violento li
portò spesso ad alterazioni del carattere e a vere e proprie
malattie mentali come l’isteria, l’epilessia e scoppi di furia
incontrollata.
Prima di una battaglia erano soliti
mordere i propri scudi
dall’eccitazione ed a
ululare e ringhiare
come bestie feroci. La loro fama
di conseguenza non era delle più lusinghiere:
assassini, sicari,
saccheggiatori e stupratori,
i Berserker erano sì temuti, ma
anche allontanati dalla società perché non seguivano alcun ordine o
legge.
La loro unica legge era la
violenza.
I racconti delle loro gesta sono però
innumerevoli e celebrati nelle saghe, come nella
Haraldskvæði, dove
vengono descritti gli
ulfheðnar
di re
Harald Bellachioma:
“I’ll ask of the berserks, you
tasters of blood, Those intrepid heroes, how are they treated, Those
who wade out into battle? Wolf-skinned they are called. In battle
They bear bloody shields. Red with blood are their spears when they
come to fight. They form a closed group. The prince in his wisdom
puts trust in such men Who hack through enemy shields.”
La fine dei Berserker e la leggenda
Con il trionfo del
cristianesimo
i folli guerrieri di
Odino vennero visti sempre
meno positivamente (essendo fieramente pagani), fino a che non
scomparvero definitivamente con le divinità che avevano adorato.
Rimasero vivi nelle leggende e nei poemi, imperituri manifesti delle
loro gesta.
Quella dei guerrieri-bestia non era
però una caratteristica unica dei popoli scandinavi:
Paolo Diacono, lo storico
dei Longobardi, racconta proprio che i conquistatori d’Italia
avevano nel proprio esercito dei cinocefali, guerrieri dalle teste di
cane.
Questi non erano altro che la
versione Longobarda, quindi anteriore, degli
ulfheðnar, (il cane e il
lupo erano infatti considerati come simili nel panorama mitologico
barbarico). Prove e documenti che parlano di guerrieri lupo o cane
sono stati trovati presso tutti i popoli indoeuropei dall’India
fino ai fiordi norvegesi.
Molto probabilmente furono le
leggende dei Berserker
vichinghi e dei bellicosi uomini lupo ad ispirare le leggende dei
Werewolf, i lupi mannari, divenuti ormai celebri nella cultura di
massa.